“I dati sugli apparecchi da gioco nel capoluogo salentino non sono rispondenti alla realtà. Fornire numeri non ufficiali contribuisce non solo a dare una errata informazione ma è un regalo
“I dati sugli apparecchi da gioco nel capoluogo salentino non sono rispondenti alla realtà. Fornire numeri non ufficiali contribuisce non solo a dare una errata informazione ma è un regalo alle lobby del gioco online illegale e alla criminalità organizzata. Così come azzardate e incaute sono le conclusioni a cui giunge l’articolista quando parla di introiti che finiscono da una parte nelle casse dello Stato e dall’altra in quelle della Sacra Corona Unita. Questo dimostra la superficialità con cui si affrontano problematiche molto delicate, gettando discredito sul settore del gioco lecito sottoposto a controlli, sanzioni, leggi, regolamenti e che crea occupazione”.
Così Domenico Distante, vice presidente nazionale vicario dell’Associazione Nazionale Sapar e presidente della delegazione Puglia che raduna aziende di gestione, produzione e costruzione di apparecchi da intrattenimento, interviene in merito all’articolo pubblicato il 12.02.2018 sul Quotidiano di Puglia – edizione Lecce, dal titolo “Gioco d’azzardo, affare da 127 milioni. Lo Stato lucra sui più fragili: basta ”.
“Da tempo – osserva Distante – si persegue un attacco discriminatorio e lesivo nei confronti delle slot, diffondendo cifre non congruenti alla realtà”.
Il vice presidente Sapar, citando i dati ufficiali forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, evidenzia il macroscopico errore sui numeri pubblicati. La vera spesa del cittadino è data dal giocato meno le vincite. Parliamo di cifre che utilizzate in modo strumentale tendono a screditare il settore del gioco legale. Un approccio che rischia di far chiudere le aziende, perdendo investimenti e posti di lavoro incrementando il numero di disoccupati a beneficio delle organizzazioni criminali e di alcune lobby dell’azzardo”.
Il dato aggregato di Lecce, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, individua nel 2016 una spesa complessiva pari a 22.285.870, 23 euro. Tale spesa riportata da fonte ufficiale AAMS, è calcolata quale risultante della differenza fra raccolta e vincite di gioco. Ne consegue che la spesa pro-capite per una popolazione pari a 94.989 persone adulte è di 234,61 euro annui.
“In riferimento alle problematiche riportate nell’articolo di stampa, se si intende tutelare il giocatore potenzialmente patologico – sottolinea Distante – non ci sembra questa la strada corretta. Siamo convinti che sia necessario un approccio culturale diverso attraverso la collaborazione con enti e istituzioni, ivi comprese le attività di formazione e informazione alle quali gestori ed esercenti di locali e sale da gioco sono obbligati. L’educazione al gioco sano e lecito, che SAPAR ritiene non più procrastinabile nell’ambito di una normativa univoca, deve essere oggi orientata ad arginare il dilagante fenomeno del gioco online che si alimenta di migliaia di siti illegali mediante l’uso non controllabile di smartphone e tablet. Studi recenti condotti sulla fascia di età dai 15 ai 24 anni dimostrano una maggiore probabilità di sviluppare dipendenze in assenza di contesti fisici, di luoghi soggetti a controlli e orari stabiliti. In questo modo anche i minori possono avere facile accesso utilizzando dati di persone adulte. Lo stesso Parlamento europeo nel settembre scorso in una Risoluzione ha evidenziato la necessità di intervenire e di proteggere i giocatori. Ne consegue che il problema legato alle distanze delle sale da gioco dai luoghi sensibili e le regolamentazioni sugli orari dei locali che si vorrebbero affidare alla discrezionalità di Comuni e Regioni, non tutela in alcun modo il consumatore oltre che essere distorsivo per il mercato (così come chiarito in Germania dal Tribunale di Amburgo). Prova evidente è il moltiplicarsi dell’offerta di nuove lotterie, scommesse sportive, gratta e vinci che paradossalmente rispetto alle slot, non hanno limitazioni di sorta esercitando una forte sollecitazione al gioco finanche nei programmi televisivi.
L’indistinto riferimento all’azzardo, è un presupposto che non produce interventi orientati a contemperare lo sviluppo del mercato con il controllo e la riduzione delle dipendenze patologiche a esso connesse. Il “gioco d’azzardo” indica fenomeni di esercizio e raccolta di giochi vietati e per questo puniti dalla legislazione. Al contrario del “gioco legale”, che avviene attraverso esercizi pubblici in ragione di autorizzazioni che legittimano un’attività di impresa, a presidio della legalità sul territorio, contribuisce al gettito fiscale e genera occupazione nell’indotto. Confondere il “gioco legale” con il “gioco illegale” sotto il cappello del “gioco d’azzardo”, per stigmatizzarne il pari carattere rischioso per i giocatori in termini di degenerazione patologica, non si ritiene possa essere un corretto e costruttivo punto di partenza. Non meno il paradigma che vede l’accostamento fra slot e criminalità organizzata alla quale si attribuisce improvvidamente la gestione del business.
“Vorremo al riguardo sottolineare un principio: dove non c’è “gioco legale” – come rimarca Domenico Distante – dove non esistono luoghi fisici soggetti a controllo si favorisce l’illegalità da parte di organizzazioni malavitose che attraverso l’installazione di “totem” e altre apparecchiature non lecite, mancanti di autorizzazioni e di licenze di polizia, scollegate ai sistemi di controllo dei Monopoli di Stato, si alimenta la raccolta di denaro “in nero”. Si ricorda a tale proposito l’intensa e proficua attività di collaborazione con Guardia di Finanza e forze di polizia nel denunciare e segnalare situazioni illecite, molte delle quali vedono SAPAR costituita parte civile nei processi contro la malavita organizzata.