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Milano. Mirabelli (Pd): “Senza una legge complessiva complicato diminuire domanda e offerta di gioco”

Nel corso della terza edizione degli Stati generali per il contrasto al gioco d’azzardo, in corso nella sede di Anci Lombardia a Milano, è intervenuto il senatore Franco Mirabelli, componente

29 Gennaio 2018

Nel corso della terza edizione degli Stati generali per il contrasto al gioco d’azzardo, in corso nella sede di Anci Lombardia a Milano, è intervenuto il senatore Franco Mirabelli, componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie e sulla criminalità organizzata.

“La criminalità organizzata trova nel gioco d’azzardo legale moltissimi spazi di attività che richiedono un intervento serio da parte del legislatore. Senza una legge complessiva – ha commentato- diventa complicato affrontare il tema che sta a cuore a tutti i noi: diminuire la domanda e l’offerta di gioco in questo Paese”.

 

“Secondo alcune indagini- ha proseguito Mirabelli- passate al vaglio della Commissione antimafia, la criminalità organizzata utilizzerebbe il gioco e, in particolare, le slot non solo per creare profitti illeciti, mediante la modifica delle schede, ma anche per il riciclaggio del denaro frutto di altre attività illecite. E’ necessario intervenire diminuendo il numero delle slot e inserendo l’obbligo per l’accesso remoto così da limitare la manipolazione delle macchine”.

 

“Inoltre – ha concluso il senatore – sono necessari maggiori obblighi per la certificazione delle sale mentre le forze di polizia, anche locale, devono avere chiari poteri di intervento. Sono dispiaciuto che l’intesa Stato-Regioni non si sia tradotta in un decreto che avrebbe consentito un riordino complessivo del settore. Ma non partiamo da zero: questo è un tema che deve essere prioritario per il prossimo Parlamento indipendentemente da chi vada al governo”.

 

«Siamo abituati a confinare la prevenzione solo all’aspetto tecnico – dice Virginio Brivio, sindaco di Lecco e Presidente di ANCI Lombardia -. La sfida è capire come interventi di comunità con spazi reali di incontro e dialogo siano una soluzione possibile”; a queste parole fa eco Arianna Censi, Vice Sindaca della Città Metropolitana di Milano: “Non si può combattere con uno stuzzicadenti contro una spada – commenta -. La rete delle istituzioni pubbliche, dalla scuole alle biblioteche fino ai centri anziani, sia messa a disposizione per campagne di sensibilizzazione e per offrire occasioni d’incontro e di socializzazione». Sì, perché il gioco d’azzardo è sinonimo di solitudine, davanti a una macchinetta che invita alla compulsione e in ambienti in cui, oltre al denaro, si perde spesso anche il senso del tempo e della realtà.

Matteo Iori, rappresentante del coordinamento nazionale della Campagna Mettiamoci in Gioco, ha illustrato bene i risultati ottenuti dal 2013: «Non sono stati inseriti nuovi giochi d’azzardo, l’osservatorio è stato spostato dai Monopoli alla sanità, il termine ludopatia è stato sostituito con “gioco d’azzardo patologico” perché la malattia non è il gioco bensì l’azzardo, la pubblicità legata a ogni tipo d’azzardo è stata vietata sulle emittenti generaliste dalle ore 7 alle 22, la dipendenza da azzardo è stata inserita nei LEA ed è stato stanziato un fondo specifico per le cure».

Iniziative e ulteriori progressi possono essere monitorati grazie al sito www.mettiamociingioco.org: il 19 febbraio, ad esempio, il coordinamento nazionale Mettiamoci in Gioco presenterà alla Camera una nuova proposta di legge nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo. Non è tuttavia importante fornire risposte alle emergenze, ma anche saper porre le domande giuste: “Poniamo attenzione a una contraddizione inaccettabile – suggerisce Luigi Guarisco, Referente di Libera Lombardia – come il fatto che lo stato offra il gioco d’azzardo che favorisce la malattia mentre l’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto del cittadino alla salute».

La politica non può esimersi dal considerare il gioco d’azzardo come un tema caldo su diversi fronti e lo hanno confermato sia il senatore Franco Mirabelli (Commissione bicamerale Antimafia) che Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e componente della Conferenza Stato-Regioni: «È certamente necessaria una nuova legge nazionale per arginare i profitti della criminalità, il nuovo governo non riparta da zero: si cominci inserendo l’obbligo di accesso remoto alle macchinette, in modo che non vengano manipolate le schede e si contrasti l’utilizzo illecito legato al riciclaggio».

 

Gori, sottolineando che in Lombardia sono stati giocati 17 miliardi di euro nel 2016 (pari al bilancio della sanità) ha illustrato le iniziative applicate sul territorio bergamasco: «A livello locale abbiamo verificato che l’aumento del gioco è palesemente connesso alla quantità dell’offerta e abbiamo riscontrato il dramma dell’azzardo passivo, vissuto dalle famiglie e dai gruppi di lavoro e abbiamo posto regolamentazioni e ordinanze che hanno portato a una diminuzione del 27% delle slot. Non sono per il proibizionismo, regalo alla criminalità, ma sono per le regole condivise: la Lombardia estenda la legge 8 a tutti i tipi di gioco d’azzardo perché su alcuni i sindaci non hanno potere».

 

Il consigliere del Comune di Milano David Gentili ha suggerito di applicare anche a Milano le decisioni prese a Bergamo, chiedendo inoltre un’informativa antimafia per tutta la filiera del gioco d’azzardo e la messa a disposizione, da parte delle questure, dei dati reali relativi a gestori e concessionari.

 

 

Al tavolo seguente, moderato dallo psichiatra Riccardo Gatti (Direttore del Dipartimento Interaziendale Prestazioni Erogate nell’Area Dipendenze ASST S Paolo e Carlo) che invita a uscire dall’ottica emergenziale per operare a livello strutturale rendendo anche molto più chiare le indicazioni per raggiungere i servizi di cura, sono intervenuti Cristina Perilli per AUPI (Associazione Unitaria Psicologi Italiani), che ha ben spiegato come siano necessari fondi per potenziare le équipe di operatori e ha messo in allarme sulla riduzione del 10% nel 2017 del fondo dedicato al GAP (Gioco d’azzardo patologico), e Stefano Rizzi di CEAL (Coordinamento Enti accreditati delle dipendenze della Lombardia); Rizzi ha evidenziato l’importanza dei percorsi residenziali in comunità per i malati di GAP e quanto sia necessario che non siano a carico dei pazienti, così come va tolto lo stigma nei confronti dei servizi che si occupano di dipendenze: «Chi ha l’influenza non si vergogna di andare dal dottore, deve essere la stessa cosa con le dipendenze patologiche».

 

Nella fase conclusiva, coordinata da Angela Fioroni (Legautonomie Lombardia e Gruppo di Lavoro Regionale su GAP), sono intervenuti portando esperienze significative Alfonso Sperandeo (Comune di Napoli, che sta coinvolgendo gli esercenti su base volontaria), Angela Gregorini (vicesindaco Comune di Pavia: coinvolgendo esercenti virtuosi e l’intera comunità nella sensibilizzazione sui danni dell’azzardo il problema è diminuito in città, ma è parallelamente aumentato nei comuni limitrofi con cui stanno cercando un regolamento condiviso), Riccardo Zerbetto (Orthos, chiede che Regione Lombardia riconosca la residenzialità come cura per il GAP e annuncia che sta lavorando all’accreditamento di un protocollo di cura di 21 giorni), Simona Neri (ANCI Toscana, sta lavorando a un regolamento unico da proporre ai comuni e hanno rivisto le leggi regionali) e il regista Gianmaria Fornari che sta raccogliendo forze e finanziamenti per un film (racconta la storia di un quarantenne del Giambellino finito nella rete dell’azzardo e delle mafie) che tocchi la parte emotiva e non solo quella razionale. Angela Fioroni ha chiuso i lavori annunciando il titolo dei prossimi Stati Generali: «Dalla sperimentazione alla normalità, per la salute e la democrazia».

 

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