Dopo due anni di lavori in Conferenza Unificata, scontri, riunioni, audizioni e nuove norme in materia di giochi approvati a colpi di leggi di Stabilità, si è giunti a settembre
Dopo due anni di lavori in Conferenza Unificata, scontri, riunioni, audizioni e nuove norme in materia di giochi approvati a colpi di leggi di Stabilità, si è giunti a settembre ad una intesa per il riordino del settore giochi firmata dal Governo e all’unanimità dalle Regioni e dall’associazione referente dei comuni. Intesa che oggi sembra essere sconfessata.
Sconfessata da una delle regioni firmatarie; il Piemonte che a poche settimane dalla firma ha dato il via all’attuazione della propria legge sul gioco, dimenticando quanto concordato in Conferenza.
Sconfessata dallo stesso Governo che arriva addirittura a dubitare sulla tenuta del decreto attuativo che andrebbe ad applicare quelle stesse norme.
Fa specie, dopo tante esternazioni su un accordo che avrebbe dovuto rappresentare la base di partenza per un nuovo corso del mercato del gioco legale e pubblico, dover constatare, che proprio a fine legislatura, il governo in carica non riesce a mantenere gli impegni presi. Impegni presi e previsti da leggi che rappresentano, come nel caso dell’intesa prevista dalla legge di Stabilità 2016, fonti normative di rango primario rispetto a quelle approvate dalle regioni.
Il diritto ha delle regole chiare, anche se nella fase applicativa può crearsi un po’ di confusione.
La legge di stabilità, e l’accordo che ne è seguito in Conferenza unificata, si porrà al di sopra delle norme regionali esistenti in materia, proprio perché le singole regioni nella loro potestà legislativa le hanno sottoscritte all’unanimità. Inoltre, l’intesa è successiva alle leggi regionali approvate in precedenza.
Quindi una volta emanato il decreto del Mef dovranno coordinarsi nel rispetto della nuova legge uguale per tutti.
La coerenza, si sa, men che mai quella politica, non è di questo mondo. Ma il governo, nella persona dei suoi rappresentanti dovrebbe ricordare il rispetto delle regole appunto assunte a normare vita sociale ed economica.
Ciò che rende tentennante però l’efficacia dell’accordo è il fatto che trovandoci a fine legislatura, il Governo che ha assunto quegli accordi ha un potere temporalmente ‘contingentato’ per applicarlo. Le Regioni hanno campo libero.
E se il Pd vuole continuare ad annoverare quello sui giochi come un successo di questa legislatura, che faccia bene ed in fretta. Altrimenti il settore dovrà tornare ad aspettare – e sperare – che siano le aule di tribunale a rilegittimare la legalità di un’attività economica – quella del gioco – normale, ma allo stesso tempo particolare, come tante altre.
CD – PressGiochi
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