«Slot machine a tempo? No, grazie». Gli esercenti di Sant’Angelo Lodigiano sono sul piede di guerra. L’ordinanza, firmata dal sindaco Domenico Crespi, per combattere il problema della ludopatia in città,
«Slot machine a tempo? No, grazie». Gli esercenti di Sant’Angelo Lodigiano sono sul piede di guerra. L’ordinanza, firmata dal sindaco Domenico Crespi, per combattere il problema della ludopatia in città, non convince i commercianti. Dal 1 aprile, infatti, a Sant’Angelo, tutte le macchinette devono restare spente in alcune fasce orarie. Le slot possono essere utilizzate all’interno di locali, negozi e sale giochi soltanto dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 23. Il Comune ha definito anche un listino per i trasgressori che non rispetteranno il divieto: le multe possono superare anche i 500 euro. «Ho già notato un calo degli affari afferma una proprietaria di un bar all’interno del centro commerciale –. Alcuni clienti che erano soliti frequentare il locale non vengono più a bere il caffè. Le persone, prima dell’ordinanza, dopo aver ordinato la loro consumazione, utilizzavano il resto per giocare alle slot machine. Il danno è solo nei confronti dei commercianti. Non è in questo modo che si combatte il problema della ludopatia nel territorio. Chi è malato di gioco d’azzardo continuerà a farlo».
«La decisione comunale può avere delle ripercussioni drastiche sui commercianti dichiara una commerciante. La mia attività rischia di perdere circa il 70% degli introiti. Con le slot machine spente, il cliente non entra. Inoltre, nel mio caso è un vero problema. Il bar è aperto dalle 5 del mattino. E fino alle 9 non posso accendere le macchinette. Già stamattina, ho notato un calo degli affari». Insomma, l’iniziativa del Comune è, almeno, da rivedere. Per alcuni non è sufficiente un’ordinanza comunale per combattere il problema della ludopatia in provincia di Lodi. Dal 1980 riconosciuta come malattia, gli affetti da Gap (Gioco d’azzardo patologico, ndr), sono numerosi soprattutto in Lombardia. «Servirebbe una legge regionale per affrontare il problema – dichiara un commerciante. La scelta del Comune non può ostacolare il problema che colpisce tante persone in Lombardia. L’attività non sopravvive grazie alle slot machine. In 20 anni non mi hanno portato un grande giro d’affari. Chi è affetto da questa patologia non si ferma davanti alla macchinetta spenta. Si potrebbe recare, senza problemi, in un altro comune limitrofo. Serve un divieto totale».
PressGiochi