24 Novembre 2024 - 11:51

Sbordoni: “Finito velocemente l’accordo tra Lega Calcio e 1XBet grazie alla rilevanza mediatica dell’evento”

L’avvocato esperto in gioco pubblico Stefano Sbordoni analizza alcune questioni legate all’accordo tra Lega Calcio e una società di scommesse russa che ha generato immediate proteste e riflette sui diversi

16 Novembre 2017

L’avvocato esperto in gioco pubblico Stefano Sbordoni analizza alcune questioni legate all’accordo tra Lega Calcio e una società di scommesse russa che ha generato immediate proteste e riflette sui diversi annullamenti dei tribunali delle sanzioni nei confronti di alcuni CTD.

“È durato pochi giorni il connubio tra il marchio 1 XBet e la Lega calcio di serie A. Sul finire della scorsa settimana Interregional Sports Group (ISG)- commenta- la società di intermediazione che aveva firmato il contratto con il bookmaker russo, ha comunicato a Infront e Lega di aver sospeso gli effetti dell’accordo valido all’estero, esclusa sembrerebbe solo l’Asia.

Il Sottosegretario del Mef, con delega per i giochi, ha ben evidenziato la questione. Con una dichiarazione sintetica e d’effetto, nella quale si commentava l’accordo tra il bookmaker e la società inglese, è stato rilevato che: 1) in Italia si opera solo sulla base di licenze e concessioni, e non esiste il gioco libero; 2) il nostro è un sistema concessorio, non valgono licenze estere. È lo Stato che concede a una società privata di operare sul nostro territorio in forza di una concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; 3) lo Stato italiano persegue tutte le situazioni di irregolarità – che si svolgono in evidente regime di concorrenza sleale-, anche attraverso il valido strumento dell’oscuramento.

 

L’intervento dello Stato italiano contro il bookmaker .com (che quindi non hai mai versato un centesimo al ns erario), è stato repentino ed efficace, anche grazie alla rilevanza mediatica del soggetto coinvolto. Ci si chiede quindi che cosa sarebbe successo se il nostro Stato fosse intervenuto nello stesso modo circa 15 anni fa quando i CTD o CED iniziavano a raccogliere indisturbati nel territorio italiano. Sicuramente le prime reti dei CTD/CED non promuovevano con accordi tanto visibili (cfr accordo Serie A con il bookmaker russo) la propria attività, anzi raccoglievano in modalita “stealth”, andando così a scavare come una goccia d’acqua il ns sistema concessorio. Passo dopo passo hanno ottenuto pronunce favorevoli che li hanno fatti identificati come operatori discriminati, tanto che ad oggi non pagano comunque le tasse, id est imposta unica.

 

A tal proposito in questi giorni è apparsa la notizia dell’ennesimo annullamento di sanzioni nei confronti di un CTD. Il Tribunale di Messina ha accolto il ricorso del titolare di un Ctd, e ha annullato la sanzione per oltre 24mila euro comminata dall’Ufficio Regionale della Sicilia, dopo aver constatato che nel locale erano stati installati alcuni apparecchi da intrattenimento. Il giudice siciliano, nel ripercorrere l’evoluzione normativa italiana in tema di gioco e scommesse alla luce delle sentenze della Corte di Giustizia, fino a arrivare al bando Monti e alla sentenza Laezza, ha riconosciuto la natura discriminatoria della clausola che imponeva la cessione gratuita dei beni che costituiscono la rete di raccolta. Di conseguenza, ha sentenziato che “deve ritenersi applicabile il principio di prevalenza del diritto europeo su quello interno con conseguenze disapplicazione di quest’ultimo”. E quindi “la mancanza di concessione non può costituire oggetto di sanzioni”. In sostanza, la natura discriminatoria della clausola sulla cessione della rete giustifica la decisione dei Ctd di non partecipare alla gara: devono quindi ritenersi illegittime le sanzioni comminate ai centri. L’illegittimità poi riguarda non solo la raccolta delle scommesse, ma anche l’installazione delle slot.

 

“La pronuncia del Giudice siciliano- conclude Sbordoni- dopo tanti anni di processi/cause anche di respiro europeo (si pensi alle sentenze CGE, da Zenatti, a Gambelli e successive) non può non essere condivisa. Ma dovrebbe servire comunque a fare un po’ di autocritica: se infatti il fronte che si è creato contro il bookmaker russo si fosse formato anche qualche decennio fa, la rete legittima si sarebbe consolidata e lo Stato non avrebbe dovuto ricorrere allo strumento dei due condoni (che in parte hanno fatto emergere la rete illegale o discriminata, che dir si voglia). Nè si troverebbe ancora chi continua ad operare indisturbato, senza concessione italiana. La rete legittima, che versa l’imposta unica e garantisce posti di lavoro, non sarebbe poi così in affanno. Vero è che il settore dei giochi e delle scommesse non era, come oggi, oggetto di spasmodica attenzione, e forse l’inesperienza e la poca sensibilità hanno contributo a far espandere il fenomeno dei CTD e/o CED, che hanno operato in un regime di concorrenza sleale”.

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