23 Novembre 2024 - 16:34

Goa, una vacanza unica per giocatori… e famiglie

Magari andare in India di questi tempi, e in particolare sulla costa che si affaccia sul Mar Arabico, non è la cosa più consigliabile al mondo: a causa dei monsoni,

28 Luglio 2017

Magari andare in India di questi tempi, e in particolare sulla costa che si affaccia sul Mar Arabico, non è la cosa più consigliabile al mondo: a causa dei monsoni, luglio e agosto sono i mesi più piovosi (e umidi) dell’anno, mentre il clima non è più mite della nostra estate. La situazione però migliora nettamente a settembre, e ancor di più da ottobre fino ad arrivare a marzo. La pioggia sparisce quasi del tutto, le temperature massime viaggiano sempre sui 30/32 C° e il bagno a mare è sempre garantito. Meglio di così…

Premesso questo, chiariamo subito che Goa non è una città ma uno stato, il più piccolo dell’India, situato 600 km a Sud di Mumbai. A differenza di Macau, come ex colonia portoghese Goa ha conservato molti tratti europei, ha una forte matrice cattolica, ha monumenti, chiese ed edifici pubblici che gli esperti definiscono come il meglio di quanto gli europei abbiano creato in India. E la sua capitale, Panaji, è gradevolmente vivibile, come del resto tutti i maggiori centri dello Stato.

 

Particolare non trascurabile, il governo locale tiene a freno l’industrializzazione, conservando in tal modo le meraviglie dei paesaggi marittimi e dell’entroterra, dove domina una grandiosa foresta riconosciuta come uno dei siti mondiali della biodiversità, che offre tante opportunità e facilities ai visitatori. Il tutto, sotto la protezione del Dipartimento delle Foreste, che ha un’organizzazione da far invidia non diciamo al nostro MPAAF – che a dirla con un eufemismo è una vera a propria Cenerentola – ma persino a quello statunitense.

 

Da ultimo, anzi, da primo per i nostri lettori di riferimento, Goa è una delle tre località dove è lecito giocare d’azzardo in India. Le altre due sono Daman&Diu, sempre sulla costa del Mar Arabico ma a Nord di Mumbai – anch’essa ex colonia portoghese, che sino al 1987 formava un’unica realtà territoriale con la stessa Goa – e Sikkim, Stato sperduto fra le cime dell’Himalaya.

 

 

Fra le tre, troppo facile scegliere. Tutti a Goa, naturalmente! Fino a qualche anno fa, c’era una curiosa frontiera fra Nord e Sud: gli amanti del divertimento sfrenato si dirigevano a Nord, le cui spiagge erano celebri per i rave party organizzati a qualsiasi ora del giorno e della notte, chi cercava il relax e la contemplazione andava in direzione opposta.

Ma ora le cose stanno cambiando. Il governo di Goa ha deciso di dare un taglio alle esuberanze, fra droga, party, musica psytrance e movida, per favorire il turismo familiare. Proprio in questa estate è partita la task force dei controlli e vedremo col tempo se la svolta “culturale” avrà un seguito.

 

Torniamo ai casino. Di fatto, Goa sta all’India come Las Vegas sta agli USA. L’ultimo censimento parla di 14 case da gioco, di cui la metà installate a bordo di lussuosi navi ancorate perlopiù verso la foce del fiume Mandovi, che sbocca nella baia, dove si affacciano Panaji e, poco più a Sud, Marmagao (che dà il nome alla baia stessa) e Vasco de Gama.

Tra gli offshore il più grande e prestigioso è il Deltin Royale Goa, che fa il paio con il Deltin Jakq mentre il più nuovo è il Carnival, una roba di gran lusso, la cui versione terrestre è piazzata al Goa Marriot Resort. Tra gli onshore meritevoli di menzione sono anche il Neo Majestic, il Casino Pearl di Vasco de Gama e il Casino Palms di Baga.

I casino galleggianti, come è intuibile, sono nati per evadere in qualche modo la legge, ma nel 1996 ottennero piena legalità grazie a un emendamento al “Goa, Daman and Diu Public Gambling Act”, emanato nel 1976. La differenza, sostanzialeè che mentre i casino a terra (onshore) – che debbono essere collocati esclusivamente in alberghi 5 stelle -possono installare solo apparecchiature elettroniche, quelli sulle navi (offshore) possono proporre anche giochi da tavolo live.

 

 

Queste speciali case da gioco sono un po’ il pomo della discordia a Goa. Nel 2012, il primo ministro Manohar Parrikar si lanciò in quella che poi si sarebbe rivelata una mera operazione di facciata, modificando il Gamblig Act per introdurre norme più stringenti, fra tasse a dir poco esose per il trasferimento delle licenze e il divieto di ingresso ai residenti, consentito solo agli stranieri maggiori di 21 anni, in possesso del “permesso turistico” per giocare. In realtà, i controlli furono blandi e le sanzioni pecuniarie comminate piuttosto risibili.

 

In questi ultimi tempi, il leader della coalizione di governo, Vijai Sardesai, è tornato alla carica affermando che i casinò offshore ancorati nel fiume Mandovi dovrebbero essere spostati a terra, perché a suo dire inquinano il corso d’acqua. La goccia che ha fatto traboccare il vaso (o il fiume… forse è meglio dire) è stato il rilascio della sesta licenza alla Golden Globe Hotels Pvt, il cui proprietario, guarda caso, è un uomo politico potente come Gopal Kanda.

 

Ma la nave MV Lucky Seven, nel tentare di approcciare il luogo preposto, ha combinato un bel guaio. Il 15 luglio, ignorando il divieto di accesso impartito dalle autorità portuali, per il periodo dei monsoni, l’imbarcazione si è comunque avviata sul Mandovi trainata da due rimorchiatori; purtroppo un cavo di traino si è spezzato e la nave si è arenata sulla spiaggia di Aguada, provocando 4 feriti tra l’equipaggio, di cui uno grave, tanto da richiedere l’intervento degli elicotteri per il salvataggio.

 

Intanto, per il secondo anno consecutivo, le tasse sono state aumentate per le due categorie di casino, e non di poco. Gli onshore ora versano 2,5 crores (circa 350k euro), gli offshore 7 crores (967k euro).

Qualche giorno fa il primo ministro Parrikar, tornato in carica da qualche tempo, ha risposto a una interrogazione parlamentare dell’opposizione difendendo a spada tratta l’industria dei casino, in quanto porta grandi benefici all’economia e all’occupazione. Sulla questione della Lucky 7 e della Golden Globe ha glissato, dichiarando semplicemente che è all’esame dell’Alta Corte di Bombay a Goa. Infine, sul problema della criminalità associata al gambling ha tagliato corto: i dati dimostrano che dal 2014 ad oggi è diminuita.

 

In definitiva, tutto lascia pensare che Goa resterà ancora a lungo – se non per sempre – il paradiso indiano dei glamblers, in pieno contrasto con l’ipocrisia che ancora pervade il resto dell’India. Dove, a quanto pare, le questioni morali continuano a dirottare come polvere sotto al tappeto i grandi affari del mondo del gioco illegale, che solo dalle scommesse ricava la bellezza di 150 miliardi di dollari all’anno.

 

Marco Cerigioni – PressGiochi

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