L’avvocato Osvaldo Asteriti critica il recente studio dell’Istituto Friedman che è arrivato alla conclusione che la spesa “reale” pro capite degli italiani nel 2016 per slot e vlt ammonta a
L’avvocato Osvaldo Asteriti critica il recente studio dell’Istituto Friedman che è arrivato alla conclusione che la spesa “reale” pro capite degli italiani nel 2016 per slot e vlt ammonta a € 0,54 ca: “La metà del costo di un caffè”.
“Periodicamente, vengono pubblicati ricerche, studi, analisi in materia di gioco d’azzardo, sempre con lo scopo dichiarato di fare ordine e chiarezza- commenta- a volte sono gli stessi monopoli gli autori di questi studi, altre volte operatori del gioco, e in entrambi i casi è facile comprenderne il motivo, altre volte, infine, istituti terzi per i quali è più difficile definire l’interesse, essendo ignoto il piano di committenza. L’ultimo di questi studi, che dichiara, come gli altri, di voler “fare ordine e chiarezza dando una lettura imparziale dei dati economici riguardanti la raccolta dei proventi del gioco d’azzardo e della corrispondente spesa degli italiani” è dell’Istituto Friedman”.
“L’analisi giunge a conclusioni impreviste- prosegue l’avvocato- ma abbondantemente tranquillanti: la spesa “reale” pro capite degli italiani nel 2016 per slot e vlt ammonta a € 0,54 ca, “la metà del costo di un tazzina di caffé”. Per arrivare a questo risultato, lo studio, che analizza i dati forniti dagli stessi monopoli utilizza i luoghi comuni più vieti e i “trucchi” più banali e scoperti, con le sue brave tabelle , il suo bravo diagramma circolare “a torta”, tutto per dare alle affermazioni una patente di scientificità. In realtà, per determinare la spesa degli italiani per il gioco d’azzardo occorre impostare una semplice operazione matematica: dividere la raccolta, un dato “reale”, fornito dai monopoli, sui cui viene effettuato il prelievo erariale, e non una stima, secondo i ricercatori, per il numero dei giocatori, così da ottenere il dato medio. Il sistema più semplice per oscurare il dato, inquinando il risultato, è quello di diminuire il valore del dividendo e aumentare quello del divisore, nel caso di specie diminuire il valore della raccolta e aumentare il numero dei giocatori.
Si inizia cercando di marcare una supposta differenza tra raccolta (“insieme delle puntate effettuate dai giocatori”, secondo la definizione dei monopoli) e le vincite “somme vinte dalla collettività dei giocatori”, al fine di determinare “la spesa”, utilizzando affermazioni che hann o la medesima ragionevolezza di un pungo sul tavolo, tipo “Cercando di semplificare – prosegue l’Istituto – i 95 miliardi considerati da tali stime riguardano sia il giocato e che il rigiocato, che in realtà si autoalimenta con le vincite”.
“In verità- continua- il dato della “raccolta” è così reale che i monopoli su quello effettuano il PREU. Il fatto che si tratti di gioco o rigioco cambia poco, tranne ai fini della comparsa della dipendenza. Le somme vinte e rigiocate, mi sembra innegabile, sono dei giocatori, anche se rappresentano premi messi in palio dai monopoli, proprio per essere rigiocati. Escono, come gli altri, dalle tasche dei giocatori, anche se la velocità e la ripetitività ossessiva dei giochi non consente che vi entrino materialmente e ne escano nuovamente. Insomma, la spesa è la raccolta”.
“Apprezzabile- conclude Asteriti- invece e anche dotato di una certa originalità, il tentativo di aumentare il numero dei giocatori, che viene fatto coincidere con i “potenziali utenti: circa 46 milioni di cittadini italiani maggiorenni più 4 milioni di residenti stranieri maggiorenni”. Il risultato di studi accreditati, svolti, ad esempio, da istituti prestigiosi, come il CNR, altri provenienti dalla stessa filiera del gioco, come il recente studio CODERE che stimano in circa venti milioni le persone che hanno giocato d’azzardo nel 2016 vengono semplicemente ignorati. In conclusione, dividendo la “raccolta”, circa 96 miliardi di euro, per il numero dei giocatori, si ottiene una spesa annua pro capite di € 4.800, mentre solo per le slot e le vlt, la spesa è stata di € 2.448 pro capite, € 6,70 al giorno. Altro che la metà del costo di una tazzina di caffé”.
PressGiochi