A chiunque si chieda che cosa evoca la parola Vladivostok, le risposte, in area mondiale, sono ancor oggi non più di due: “il capolinea della Transiberiana”, oppure, “non lo so”.
A chiunque si chieda che cosa evoca la parola Vladivostok, le risposte, in area mondiale, sono ancor oggi non più di due: “il capolinea della Transiberiana”, oppure, “non lo so”. Di sicuro, a nessuno che si trovi al di fuori della stretta cerchia degli addetti ai lavori del gambling, verrà in mente di dire Primorye, la “strip” nella quale nel 2009 il governo della Federazione Russa ha confinato il mondo dei casinò.
E confinare è proprio la parola giusta, perché per trovare Vladivostok sulla mappa bisogna arrivare sino alla punta estrema in basso ad Ovest della Russia, che si affaccia sul Mar del Giappone ed è a un tiro di schioppo da Corea del Nord e Cina.
Una posizione strategica mica da poco dal punto di vista commerciale, oggi come nelle trascorse epoche, tanto che per raggiungerla da Mosca lo zar Alessandro III decise, nel 1891, di imbarcarsi nella titanica impresa di costruire una ferrovia lunga più di 9200 km – ancor oggi la più lunga al mondo –che sta per festeggiare i 101 anni di vita.
Però, per un miliardario della Rublyovka (il quartiere super-in di Mosca), è sicuramente più facile andare a Parigi o a Londra, o se vogliamo pure a Montecarlo, piuttosto che a Vladivostok, che dista circa 8 ore di volo.
Sta di fatto, insomma, che la strip russa – dove era prevista la nascita di 7 casino, più le varie strutture di entertainment connesse – ha stentato a decollare e tutt’ora in quell’area da 620 ettari situata a soli 15km a nord dell’aeroporto di Vladivostok è stata attivata solo una delle 4 licenze assegnate: quella del Tigre de Cristal, senz’altro una bella ed accogliente location, con 286 macchine e 61 tavoli da gioco, più l’area sportsbetting.
Il suo proprietario è la Summit Ascent Holdings, società legalmente registrata a Bermuda e quotata alla borsa di Hong Kong, che in pratica ha in questo il suo unico business. Al momento, unica sua teorica concorrente è la cambogiana NagaCorp, che però sta traccheggiando dal 2013 col suo progetto da 300 milioni di dollari, al quale non si sa perché ha cambiato più volte il nome, e speriamo che quello di Naga Vladivostok sia quello definitivo. Al di là di questa facezia, diciamo pure che il rendering promette bene; verso la fine del 2019 dovremmo vedere il risultato finale.
Sempre nel 2019 dovrebbero partire i lavori della Diamond Fortune per il Selena World Resort e Casino, mentre nessuna previsione si può fare per il resort della Royal Time LLC denominato provvisoriamente Phoenix, in quanto il progetto è stato martoriato da ritardi e controversie legali.
Ma la vera grande notizia è roba di questi giorni. La società (Primorsky Krai) che per conto dello Stato gestisce la IEZ Primorye, ha messo all’asta tre lotti, così contraddistinti:
Le offerte potranno essere presentate sino al 28 agosto.
Piccola curiosità, non di buon auspicio: parte del terreno previsto per l’asta è stato sottratto a un gruppo di investitori russo-cinesi, che lo aveva acquisito nel 2015 ma poi non è riuscito a onorare gli impegni con la PrimorskyKrai, beccandosi pure una multa.
Per invogliare gli investitori, i promoter dicono che nel raggio di due ore di volo vivono circa 400 milioni di persone e che il paesaggio naturale circostante offre un quadro unico al mondo. Però, fanno finta di dimenticarsi che da quelle parti la temperatura media, per almeno 6 mesi l’anno, non supera i 10°. Poco male per chi deve “rinchiudersi” a giocare, molto peggio per il turista che al casino vuole farci giusto una capatina giornaliera.
Marco Cerigioni – PressGiochi
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