Nella cosiddetta manovrina in esame ci sono due aspetti che mi toccano in maniera pesante e mi fanno veramente pensare a uno Stato che sta da una parte diversa da
Nella cosiddetta manovrina in esame ci sono due aspetti che mi toccano in maniera pesante e mi fanno veramente pensare a uno Stato che sta da una parte diversa da quella dei cittadini: mi riferisco al gioco d’azzardo e all’autovelox, che rappresentano due diversi modi di succhiare soldi agli italiani.
Sulla questione dell’azzardo,- ha dichiarato ieri in Aula al senato il sen. Del M5S Giovanni Endrizzi – il Governo tenta in ogni modo di convincerci che è contro l’azzardo, ma in questa legislatura abbiamo visto ben altro: liberalizzazione selvaggia, condoni, sanatorie, mancette, protezionismi a cui non si sono sottratti né Enrico Letta né Renzi, che prima contestava Letta e poi ha razzolato allo stesso modo. Questo Governo cosa ci infila nella manovrina? Una riduzione delle slot machine. Bravo, direte, ma era già prevista nella legge di bilancio passata. Qui si anticipano un po’ i tempi, ma è poca cosa.
Gli italiani devono sapere che le slot machine da bar sono un settore già saturo: ce ne sono circa 400.000 e dico circa perché un discreto numero sono in magazzino e vedete anche voi che ci sono bar con sette-otto macchinette e non tutte sono occupate. E infatti il decreto-legge prevede che si vadano a togliere dove sono troppo affollate o rendono meno e non lo dico io, ma c’è scritto: «in relazione alla distribuzione regionale, sulla base della redditività degli apparecchi». Gli italiani, allora, devono sapere che queste macchinette soffrono la concorrenza di una nuova generazione di apparecchi, ancor più pericolosi, che solo le videolottery (VLT), dove si giocano banconote con puntate fino a 10 euro in pochi secondi. Ce ne sono 50.000 circa e in proporzione ottengono una raccolta sette volte maggiore delle sorelle da bar. Il Governo per queste macchine vampiro non prevede alcuna limitazione nella manovrina. Si tagliano i rami secchi da un settore saturo e si lascia prosperare quello che pompa maggiormente.
L’aumento della tassazione che viene richiamato è fumo negli occhi, perché il Governo si prepara a mettere la museruola alle regole comunali e regionali spingendo per un accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni, che consentirebbe alle sale slot di piazzarsi vicino a chiese e scuole (150 metri sono due minuti a piedi). E, mentre oggi i Comuni possono limitare gli orari di apertura di queste sale a otto ore al giorno, il Governo vorrebbe consentire un minimo di diciotto ore. Quindi con una mano prende, ma promette che con l’altra restituirà con gli interessi: sono soldi della povera gente, in fondo.
Emendamenti non ne hanno fatto passare uno che sia uno e si sa perché: è stata posta la fiducia. Allora ho presentato un ordine del giorno perché almeno questo potesse essere accolto. Infatti, il decreto direttoriale del 6 agosto 2009 prevede che le videolottery non superino il 14 per cento delle slot machine. E quindi, se il Governo volesse essere coerente, dovrebbe dire che, riducendo le slot machine, diminuisce anche il numero di VLT, e invece non accade niente di tutto ciò. Questo significa due cose: o la riduzione delle slot machine è finta, oppure si stanno spingendo gli italiani da un mercato all’altro, da macchinette impattanti a macchinette ancora più pericolose, e cioè dalla padella alla brace.
Vi è poi la pillolina finale: oggi la normativa obbliga chi ha una sala bingo a rimanere nella sede espressamente indicata nella convenzione di concessione. Non può cambiarla a piacere: ti ho autorizzato a patto che tu rimanga lì. Ebbene, nella cosiddetta manovrina si consente di cambiare sede a certe condizioni. Il sito «vita.it» accende un faro sulla questione. Le sale bingo in Italia sono 220, ma solo una è interessata da questo provvedimento e si trova in Romagna. Cercando su Internet si scopre che si troverebbe a Cesenatico e che l’emendamento è stato proposto da un parlamentare locale. Sarebbe gravissimo, signora Presidente, perché si tratterebbe di una norma ad personam. L’emendamento prevede di dare l’autorizzazione al trasferimento quando cause di forza maggiore rendono impossibile rimanere in quella sede. Tuttavia, se anche fosse, perché si dovrebbe cambiare la legge? Forse un imprenditore onesto, poniamo un barista, che ha la licenza ma gli scade l’affitto dei locali, trova chi può fargli una legge su misura? Qualcuno sostiene che, essendo diretti concessionari dello Stato, i titolari di sale bingo hanno diritto a maggiori tutele. Ma è sbagliato. Essere concessionari dello Stato comporta diritti e doveri e, tra i doveri, c’è il vincolo sulla sede, espressamente richiamato nella convenzione di concessione. Nessuno li ha obbligati a sottoscrivere quel patto. Se sono intervenute cause di forza maggiore, è il rischio di impresa, altrimenti parliamo di altro; parliamo di rendita garantita; parliamo di aiutini di Stato”.
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