“Ad evitare strumentali equivoci, non possiamo astenerci da una parte dal segnalare imprecisioni, dall’altra dal manifestare criticità su obiettivi nemmeno tanto celati di conservazione dello status quo – peraltro improponibile
“Ad evitare strumentali equivoci, non possiamo astenerci da una parte dal segnalare imprecisioni, dall’altra dal manifestare criticità su obiettivi nemmeno tanto celati di conservazione dello status quo – peraltro improponibile nell’attuale contesto normativo previsto dall’ art 15, comma 3, del Collegato agricolo – e di arroccamento su posizioni riduttive e corporative che tanti problemi e perplessità creano”.
“Il costo della giustizia sportiva – spiega l’Organismo Ippico Italiano nelle parole del presidente Maurizio Mattii – non è di euro 5.000.000, come sembra potersi intendere da quanto asserisce AIGI, somma che ci risulta addirittura inferiore a quella erogata per i giudici sul campo e riportata nel programma gestionale 3.
La Giustizia sportiva complessivamente non è rappresentata solo dalle Direzioni delle corse, ma anche dai veterinari, dagli handicappers, da Unirelab e dalle Commissioni di Disciplina. Componenti legate da un unico filo conduttore all’interno di un unico organismo, senza frazionamenti e inutili ritagli di competenze a strutture esterne.
Quindi a euro 5.000.000 occorre aggiungere il costo di Unirelab (analisi su guidatori, gentlemen, fantini e cavalli) pari a euro 4.182.364 (allegato 2), dei veterinari (controllo produzione e sul campo, da programma gestionale 3 a Pg. 7), degli handicappers e delle Commissioni di disciplina;
Non si può negare, perché emerge per tabulas dai bilanci Mipaaf, che le “Spese connesse alla gestione, vigilanza e controllo del settore ippico”, per l’anno 2017 risultano stanziate a consuntivo per € 28.537.891,00 e € 29.182.456,00 per il 2018 (allegato 3, stralcio bilancio Mipaaf, già incluso in altra sede dove oltre tutto si sottolinea l’espressione “Spese connesse alla gestione….”).
La contestazione appare dunque pretestuosa, sterile, quasi una ricerca di un casus belli assolutamente inesistente.
D’altra parte – continua Mattii – la stessa Associazione dei giudici, in calce alla propria comunicazione, è costretta ad ammettere che le “spese connesse alla gestione, vigilanza e controllo del settore ippico” ascendono a 29 milioni di euro e che il costo di euro 5.000.000 è riferito solo alle “Direzioni di corse in ippodromo del galoppo e del trotto e i giudici del sella, esclusi i veterinari, ….”:
Ciò posto, l’Organismo Ippico Italiano ribadisce la necessità dell’autonomia dei giudici di gara, che però non deve essere scollegata dal contesto generale in cui sono chiamati ad operare, in quanto appare poco comprensibile e impraticabile una sorta di anarchia gestionale dei giudici di gara stessi.
Tanto meno se ciò si vuol giustificare con il pretesto –fra l’altro contrario alla realtà- che un intervento della governance del settore sarebbe improponibile perché costituita dai medesimi soggetti sottoposti al loro controllo.
A parte invero l’inesattezza di tale affermazione, il modello di riferimento dell’OII è quello della FIGC, con la quale l’AIA ha rapporti precisi, ben definiti e strutturati, ma anche di subordinazione al controllo preventivo e consuntivo: ed è lo stesso modello di riferimento che proprio AIGI auspicava nella missiva (allegato 4) del 17.07.2013, indirizzata alla “IX Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato”, del dott. Alessandro Lazzaro, all’epoca Presidente esecutivo dell’ Associazione Italiana Giudici Ippici, attualmente funzionario tecnico Mipaaf.
A questo punto occorre domandarsi, mutuando dai brocardi latini tanto cari ad AIGI: quis custodet custodem?
In conclusione: i problemi che allignano nell’ippica sono di mortale rilevanza, si perdono ricavi per 40.000 euro al giorno, le categorie professionali ippiche e le società di corse sono in apnea, allo sbando e prive di risorse, senza percepire alcun emolumento da mesi. I posti di lavoro vengono decimati e sono tutti a rischio.
La privatizzazione – si conclude – è l’unica carta da giocare e le perdite di tempo, soprattutto per perseguire interessi particolari e non collettivi, sono ferali.
Un chiarimento era dovuto e tutto faremo tranne che tornare sull’argomento delle polemiche inutili dei giudici di gara, per evitare le figure dei capponi di Renzo”.
PressGiochi