23 Dicembre 2024 - 03:04

Organismo Ippico Italiano: “Palinsesto complementare anche per le corse ippiche italiane”

La delegazione AS.TRO ha incontrato il comune di Cordenons (PN)   E’ vitale, per non penalizzare il settore, consentire anche per le corse italiane l’accettazione delle stesse tipologie di scommesse

26 Aprile 2017

La delegazione AS.TRO ha incontrato il comune di Cordenons (PN)

 

E’ vitale, per non penalizzare il settore, consentire anche per le corse italiane l’accettazione delle stesse tipologie di scommesse del palinsesto complementare.

A chiederlo al Mipaaf e al Mef, oltre che all’ADM, l’Organismo Ippico Italiano che ha rivolto un appello alle istituzioni sulle questioni della riforma scommesse, giustizia sportiva e ricerca delle sostanze  proibite.

 

Una breve notazione – afferma l’Organismo – in ordine alla dicotomia di tipologie di scommesse fra programma ufficiale redatto da ADM e palinsesto complementare di scommesse ippiche offerto da concessionari, titolari di ippodromi e allibratori.

I programmi complementari permettono di accettare scommesse su corse estere e su tipologie di scommesse a quota fissa aggiuntive rispetto a quelle previste nel programma ufficiale.

Ciò finirebbe per comportare in esito alla maggiore, più varia ed appetibile offerta al pubblico uno sbilancio a favore delle corse estere a discapito di quelle del programma ufficiale, con conseguenze decisamente negative per l’immagine e il futuro della filiera ippica italiana.

 

 

 

L’Organismo ippico interviene anche sulle altre questioni.

Nell’imminenza dell’adozione dei provvedimenti di esecuzione dell’art. 15 del Collegato agricolo, l’Organismo Ippico Italiano, associazione senza scopo di lucro che intende candidarsi alla funzione gestoria del settore, ovviamente se ed in quanto ne dovessero ricorrere condizioni e presupposti, intende sottoporre alla Vostra  cortese attenzione e valutazione le seguenti notazioni.

 

Ad avviso dell’Organismo Ippico Italiano, il Collegato Agricolo -art. 15, lett b “: “”……prevedere le modalità di individuazione, compatibilmente con la normativa europea, del soggetto incaricato di costituire un organismo, da sottoporre alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, cui demandare le funzioni di organizzazione degli eventi ippici …”- impone la privatizzazione di tutto il settore ippico, ivi compresa la giustizia sportiva e, per quanto di competenza sportiva, il controllo delle sostanze proibite (antidoping).

 

La posizione dell’O.I.I. in ordine alla giustizia sportiva va nella direzione della confezione di un prodotto certificato e credibile, tale da non poter creare sospetti, equivoci o confusioni, dando fiducia all’appassionato, affinché non possano verificarsi incresciose situazioni – riscontrate anche recentemente – di sospetto di casi doping sui quali non sembra essere stato eseguito alcun approfondimento (vedasi ad esempio il caso, se rispondente al vero,  emerso nella trasmissione “No problem ippica n. 504” trasmessa su Sky, canale 220).

 

Nodo centrale, per un prodotto certificato, è quello della ricerca delle sostanze proibite .

 

La lotta antidoping è punto ineludibile.

La ricerca e condanna del fenomeno costituiscono impegno basilare.

Obiettivo da raggiungere assolutamente con specifico obbligo di denuncia alla Procura della Repubblica.

 

L’investimento sinergico e coordinato di tutte le opportune risorse economiche ed umane per raggiungere tale risultato in termini di totale trasparenza deve includere una società alla quale demandare le analisi, che abbia credenziali di idoneità e riconoscimento a livello comunitario con interventi disciplinari immediati, salva appunto  la denuncia alla A.G.O.

 

Ciò impone la supervisione, il coordinamento e il controllo puntuale, sistematico e capillare dell’ente gestore del settore.

 

A tali situazioni debbono aggiungersi i casi di ippodromi chiusi in difetto di adeguati controlli e ispezioni ai recinti riservati e isolamento, come emerge da recenti articoli apparsi su “La Repubblica”.

Inquietante il caso dell’ippodromo di Palermo, chiuso dal 3 marzo 2017 per fatti occorsi il 24.02, a seguito del quale è stata istituita la Commissione di indagine solamente dopo due riunioni in Prefettura, dopo una manifestazione delle categorie  e dopo il decorso di 40 giorni dalla chiusura, con una filiera locale sempre più sottile e sempre più in difficoltà al pari dei dipendenti della stessa società di corse.

“La sorveglianza si esercita all’interno del recinto dell’ippodromo e a tale scopo tutti i componenti della direzione delle corse debbono trovarsi in campo almeno un’ora prima dell’inizio delle manifestazioni e trattenervisi sino a mezz’ora dopo l’effettuazione dell’ultima corsa come da Regolamenti delle corse”. Per il medesimo art. 78 del Regolamento delle corse, al Mipaaf debbono pervenire mensilmente “relazioni scritte in merito alla verifica, ispezioni e controlli effettuati secondo le direttive ed istruzioni formulate dall’Ente stesso”. Di conseguenza (artt.78 e 10, punto 2) il Mipaaf dovrebbe essere aggiornato mensilmente mediante la redazione di relazioni dei suoi funzionari circa  “l’acceso alle scuderie” e su “la più scrupolosa osservanza della normativa volta alla tutela ed alla correttezza nello svolgimento delle competizioni agonistiche nonché delle specifiche direttive dell’Ente”.

Ma i recenti episodi, se confermati, sembrano dimostrare il contrario.

E’ essenziale poi che siano eseguiti adeguati controlli preventivi di colori per evitare casi di corse annullate, pagamento di premi non dovuti e alterazioni dei risultati che una segmentazione eterogenea di competenze finirebbe per favorire. Come nel caso del cavallo Soulsister che dal 2014 al 2016  è stato fatto partecipare a 9 corse da proprietario non titolare di colori in Italia, nei cui confronti è stato formulato atto di incolpazione con richiesta dell’applicazione di una multa “… oltre al distanziamento totale del cavallo dall’ordine di arrivo dalle corse a cui ha partecipato”.

Soulsister è sceso in pista senza colori per la prima volta nel 2014, la richiesta di incolpazione è stata depositata nel 2016 e la trattazione del procedimento fissata al 16 maggio 2017.

Un ulteriore motivo per cui all’estero le corse italiane non sono appetibili.

 

Per un prodotto certificato necessita quindi non solo competenza, professionalità e funzionalità delle Giurie alle quali va assicurata indipendenza, ma alle quali si richiede trasparenza, assunzione di responsabilità in caso di errori e anche prontezza nella repressione delle condotte illecite e contrarie ai Regolamenti.

 

Azioni da completare con procedure snelle e veloci degli organi di disciplina sportiva.

 

Per “le spese connesse alla gestione , vigilanza  e controllo del settore ippico” per l’anno 2017 risultano stanziati a consuntivo nel bilancio del Mipaaf €  28.537.891,00 e € 29.182.456,00 per il 2018. Più della metà del montepremi del trotto (€ 56.106.000,00), più dei 2/3 di quello del galoppo (€ 37.816.300,00), 2/3 delle sovvenzioni alle società di corse (€ 45.940.500,00).

 

Alcune società hanno poi ben pensato di risolvere la crisi richiedendo al Mipaaf e al Meef di costituire un circuito di corse per ponies – “corse rusticane per ponies” – su cui sia possibile effettuare scommesse.

Tale iniziativa inverte il postulato per cui “il giocatore ippico non nasce dalla scommessa, ma dall’evento sportivo” e così impostata non favorisce il ricambio generazionale di cui l’ippica necessita. Ben vengano questi e altri progetti, purché  servano ad incentivare politiche di promozione sul territorio finalizzate a ricreare passione e riportare le famiglie negli ippodromi e non con il rischio di generare ludopati. Il gioco sui minori – il “corso cavaliere corse ponies”  di Pisa  comprende iscritti nati tra il 2001 e il 2006 – rischia di generare ludopati e dare un’immagine capovolta dell’ippica, che non deve essere considerata alla stregua del gioco d’azzardo, ma soprattutto impiego del tempo libero e opportunità di posti di lavoro.

 

Un prodotto certificato e credibile deve essere la somma di una serie di componenti legate da un unico filo conduttore all’interno di un unico organismo, senza frazionamenti e inutili ritagli di competenze a strutture esterne, così come del resto, anche sul piano testuale, vuole il Collegato Agricolo.

 

Non di meno, in tale contesto, un prodotto certificato non può prescindere dalla regolarizzazione del lavoro, che va agevolata con ogni opportuno sistema in condivisione con le OO.SS., creando formule contrattuali di sostegno pubblico, di garanzia di sicurezza e previdenza sociale anche per le categorie professionali.

 

Così come non si può prescindere dal coinvolgimento e dal confronto con le associazioni delle categorie interessate quali quelle dei allevatori, proprietari, allenatori e fantini/guidatori, come d’altra parte espressamente contemplato nel  Collegato Agricolo art. 15 n. 3 lett. b.

Le associazioni delle categorie sono le uniche in grado di rappresentare l’attuale base dei soggetti veramente rappresentativi della filiera produttiva ippica.

I presupposti per un successo duraturo del nuovo modello non possono prescindere da:

– una effettiva difesa e sviluppo delle razze fondamentali per lo spettacolo ippico: il trottatore italiano e il purosangue inglese;

– il riconoscimento del ruolo delle Associazioni di categoria quale garanzia di stabilità, rappresentatività e continuità, indipendentemente dalla nascita e morte dei singoli operatori;

– un effettivo coinvolgimento consultivo,  nella  gestione tecnica, delle associazioni degli allevatori, dei proprietari, degli allenatori, dei fantini/guidatori , dei gentlemen e  delle società di corse, sullo stesso livello e quindi in termini paritetici.

 

L’OII, pertanto, nella composita rappresentatività delle categorie ippiche e delle società di corse, contando oltre 600 iscritti, chiede sommessamente che si tenga conto delle osservazioni sopra esposte nella redazione dei provvedimenti di esecuzione dell’art. 15 del Collegato Agricolo, soprattutto per la ricomprensione nell’ambito della delega all’Organismo dell’intero comparto del controllo antidoping e della giustizia sportiva.

 

In un contesto di inclusione e non di esclusione, permettendo alle varie categorie la partecipazione all’Organismo in qualità di soci, senza soglie e senza preclusioni di sorta.

 

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