Con l’aumento “di Pasqua” – commenta l’associazione Astro – siamo al terzo innalzamento consecutivo della pressione fiscale sugli apparecchi da gioco lecito della tipologia AWP, in 3 anni. L’inasprimento della
Con l’aumento “di Pasqua” – commenta l’associazione Astro – siamo al terzo innalzamento consecutivo della pressione fiscale sugli apparecchi da gioco lecito della tipologia AWP, in 3 anni.
L’inasprimento della fiscalità – a volte – ha interessato anche altri prodotti.
Tuttavia, su quegli apparecchi che hanno la vincita limitata a 100 euro, la moneta metallica come unico strumento di funzionamento, il costo massimo della partita a un euro (n.d.a. non promettono “sogni” di agiatezza o allettano con i jingle) e che consentono a 55.000 bar di continuare a presidiare il territorio dal degrado dell’abbandono, l’ossessione dell’eliminazione è oramai fuori controllo. Oramai è chiaro che “questo” Governo non è contro il gioco, ma contro un segmento di esso.
Non importa se la Corte dei Conti certifica ogni anno che il livello che si è raggiunto del Prelievo sulle awp è “il picco massimo sostenibile”, non importa se il braccio tecnico del MEF (A.D.M.) attesta la non compatibilità industriale tra nuovi rincari PREU e tenuta del sistema, non importa se fior di magistrati della DDA sollevano l’allarme “intrusione criminalità” in tutte le imprese che dovessero essere raggiunte da pressioni fiscali esorbitanti le marginalità. Non importa. Oramai è chiaro che “questo” Governo non è contro il gioco, ma contro un segmento di esso.
Si è invocata – a sproposito – la tutela del giocatore, la salvaguardia delle fasce deboli, la “razionalizzata riduzione del numero di AWP (solo quelle) e di punti vendita ospitanti AWP (solo quelli) per preservare il territorio dal G.A.P.; in realtà nessuno di questi profili risulta compatibili con una ossessione di cancellazione della sola “slot light a moneta metallica” e del relativo gestore, a invarianza (se non aumento) dei restanti prodotti e conseguente innalzamento costante dell’aspettativa erariale (che per il 2017 ha raggiunto l’astronomica “pretesa” di 14,5 miliardi di euro). Oramai è chiaro che “questo” Governo non è contro il gioco ma contro un segmento di esso.
Per perdere credibilità sarebbe sufficiente evidenziare un accostamento: la “dotta” previsione di aumento di gettito del 30% dal prodotto AWP, e la “previsione” di riduzione del 30% di quello stesso prodotto.
Oramai è chiaro – continua Astro – che “questo” Governo non è contro il gioco ma contro un segmento di esso.
La credibilità si perde – per davvero e irreversibilmente – quando lo Stato (e i relativi rappresentanti politici) sbandierano l’intenzione di “non voler dipendere” dal gioco per tutelare la salute pubblica, e poi innalzano l’aspettativa di incasso dallo stesso gioco (che dovrebbero contrastare in termini di scelta di spesa dei cittadini). Oramai è chiaro che “questo” Governo non è contro il gioco ma contro un segmento di esso.
Essere eliminati dai nemici del gioco (tutto e in quanto tale) ci può stare: in fondo l’abolizionismo è una forma di protezionismo mentale e di semplificazione dei problemi, ed in quanto tale è ciclicamente di moda. Ma essere eliminati da chi “ama il gioco d’azzardo”, e quindi si auspica che il mezzo milione di “possibili” giocatori problematici si centuplichino, per garantirsi un + x% annuo di denari da spendere, non ci può stare.
Che fare dunque, se è proprio lo Stato a volerti “eliminare”, preferendoti altre dinamiche di azzardo, più aggressive della tua ?
Raccogliere il residuo di gioco è il lavoro del gestore, e riversare gli importi a pubblica destinazione è un dovere contrattuale e di Legge. Ma se dopo non resta abbastanza per pagare mutui e stipendi le alternative si fanno “pesanti”, anche per quegli imprenditori che in buona fede hanno cercato – per esempio pagando la stabilità – di distinguersi, in termini di lealtà istituzionale e aderenza alle leggi.
Ora – conclude l’associazione rappresentante dei gestori – bisogna capire cosa conviene, ma sicuramente non si intraprenderanno più percorsi di “dialogo”, bensì risposte legali e industriali, le prime volte a stabilire di chi sarà la colpa dei prossimi 3000 fallimenti di settore, le seconde finalizzate a capire se la povertà del gestore si stia tramutando in ricchezza per altri.
Oramai è chiaro che “questo” Governo non è affatto contro il gioco, ma sta solo cambiando i croupier.
PressGiochi
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