24 Novembre 2024 - 04:25

Mons.D’Urso (Consulta Antiusura): “L’industria dell’azzardo legale non può esibire la foglia di fico degli investimenti contro il GAP”

Mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” è intervenuto nel nuovo incontro degli organismi aderenti al cartello “Insieme contro l’Azzardo” riunitisi, nei giorni scorsi, all’Oasi Santa

03 Aprile 2017

Mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” è intervenuto nel nuovo incontro degli organismi aderenti al cartello “Insieme contro l’Azzardo” riunitisi, nei giorni scorsi, all’Oasi Santa Maria a Cassano delle Murge.

“Abbiamo bisogno in questo momento più che mai di mettere in campo un’idea di Paese alternativa a quella che le lobby dell’azzardo con l’inerzia e il silenzio assordante dello Stato vogliono imporci. La nostra esperienza nel settore del sovrindebitameno e dell’usura, che ci ha portato già dagli inizi degli anni ‘90 ad individuare l’azzardo tra le cause principali della rovina di milioni di famiglie ci responsabilizza a restare in prima linea contro questa piaga socio-economica che è anche criminale”.

D’Urso ha ribadito alcune delle sue idee sul tema.  “Occorre stabilire un divieto di pubblicità all’azzardo in qualunque forma e luogo e il rilancio sulle televisioni pubbliche di notizie legate a grandi vincite- ha proseguito-  Inoltre, gli enti locali – Comuni e Regioni – deve continuare a essere riconosciuta la possibilità di introdurre ulteriori e più forti argini alla presenza e ai tempi dell’azzardo nei territori di loro competenza e deve essere stabilito che l’industria dell’azzardo ‘legale’ non può continuare a esibire la foglia di fico del finanziamento delle cure dei giocatori d’azzardo patologici”.

“Bisogna imboccare con decisione la via di una gestione delle attività legate all’azzardo – ha concludo D’Urso – nell’ottica della tutela della salute pubblica, introducendo una moratoria per nuovi giochi d’azzardo e ripristinando il tradizionale obiettivo prioritario dello Stato che era di contenerne il consumo e di ridurre i danni correlati, ponendo in secondo piano l’ottica fiscale”.

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