L’avvocato Osvaldo Asteriti attacca la nota dei Monopoli nella ci sono alcune specifiche sui numeri del gioco legale. “La nota dei monopoli per quanto riguarda l’aspetto dei “numeri” del gioco
L’avvocato Osvaldo Asteriti attacca la nota dei Monopoli nella ci sono alcune specifiche sui numeri del gioco legale.
“La nota dei monopoli per quanto riguarda l’aspetto dei “numeri” del gioco d’azzardo legale, si limita a riproporre il luogo comune, trito e ritrito, di una pretesa differenza tra “raccolta” e “spesa”, che in realtà non ha nessuna ragione di esistere- commenta- in quanto i due dati coincidono e la teoria serve solo a mascherare la drammaticità del dato della spesa per l’azzardo, che nel 2016 ha raggiunto i 96 miliardi. Secondo i monopoli, la “raccolta” costituirebbe “l’insieme delle puntate”, mentre la “spesa” si otterrebbe sottraendo all’ammontare della raccolta il totale delle vincite, che nel 2016 hanno raggiunto circa 77 miliardi. Secondo la precisazione dei monopoli, quindi, La spesa degli italiani per il gioco è stata nel 2016 pari a circa 19 Md€”.
“La teoria non regge- continua l’avvocato- visto che i monopoli trascurano intenzionalmente il fatto che non esiste coincidenza di identità tra coloro che giocano e coloro che vincono, ma si tratta di dati medi riferiti a milioni di persone e, inoltre, non tiene conto del “rigioco”, cioè che la grandissima maggioranza di quelle vincite, che, come ammettono gli stessi monopoli, “è di importo non elevato, e tende a ripartirsi tra una moltitudine di vincitori”, non viene trattenuta dai giocatori, non rimane nelle loro tasche, ma viene rigiocata.. Anzi, i monopoli speculano sul fatto che i premi di modesta entità rimangano nel “circuito” del gioco d’azzardo e vadano ad incrementare la raccolta, “dimenticando”, nella loro teoria, che il premio vinto diventa proprietà del giocatore, che utilizzandolo per rigiocare finisce per alimentare la raccolta che così coincide con la spesa”.
“Il dato- prosegue- piuttosto, esaminato con un’altra ottica, serve a svelare una realtà sconcertante: i monopoli pur di assicurarsi il loro margine di guadagno sui giochi, una percentuale sulla raccolta, finanziano i giocatori, per spingerli a continuare a giocare, perché più elevata è la raccolta maggiore è il loro margine di guadagno. Ogni euro speso per l’azzardo e incassato dai monopoli, infatti, si divide e prende due strade diverse, una parte finisce nella “tasca” che contiene la percentuale che i monopoli trattengono, l’altra parte va a formare il montepremi che viene distribuito mediante premi di modestissimo importo che sembrano essere pensati esclusivamente per essere rigiocati e implementare così la raccolta, garantendo il guadagno dei monopoli”.
“Un esempio servirà a dimostrare la fallacia della tesi dei monopoli- conclude Asteriti- se un giocatore inserisce 5 euro un una slot, vincendone altrettanti, che rigioca vincendo nuovamente la stessa somma, che reinserisce nella macchinetta, perdendo, per i monopoli la “raccolta” sarà stata di € 15, ma la “spesa” sarà di € 5, avendo il giocatore “vinto” gli altri € 10.
In realtà, il giocatore avrà giocato e perso 15 euro, che rappresenteranno la raccolta dei monopoli e, allo stesso tempo, la spesa del giocatore. Lo stesso avviene in tutti i giochi con vincite in denaro, dato che la il meccanismo di distribuzione del montepremi è uguale per tutti e mira a favorire il rigioco, cioè la spesa, in modo da alimentare la raccolta”.
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