28 Dicembre 2024 - 10:55

Il Senato approva la Relazione Antimafia sul gioco. Gaetti (M5S): “Da Sisal a Lottomatica, a BPlus: il rapporto tra concessionarie e politica è sempre più forte”

Tra le turbolenze che hanno agitato questo pomeriggio l’Aula del Senato per via della decisione della Corte Costituzionale in merito all’Italicum, è stata approvata la Relazione elaborata nella prima metà

25 Gennaio 2017

Tra le turbolenze che hanno agitato questo pomeriggio l’Aula del Senato per via della decisione della Corte Costituzionale in merito all’Italicum, è stata approvata la Relazione elaborata nella prima metà del 2016 dalla Commissione Antimafia sulle infiltrazioni criminali nel gioco lecito e illecito.

La relazione, che reca il nome del senatore Vaccari, che l’ha seguita personalmente è stata approvata da tutti i gruppi parlamentari presenti in Senato, che l’hanno appoggiata pur non mancando suggerimenti e spunti su aspetti che non sono stati trattati.

Ad intervenire in conclusione di seduta, anche il M5S e il Pd nelle parole – di segno decisamente opposto – dei senatori Luigi Gaetti e Franco Mirabelli.

 

Relazione Vaccari. Consiglio (Ln): “La Stabilità riduce gli apparecchi e i Monopoli permettono una crescita del 10%”

 

Giovanardi: “Il problema del Gap nasce dalla diffusione eccessiva di gioco legale”

 

Torrisi (Ap): “L’attività della criminalità organizzata si concentra soprattutto sugli apparecchi da intrattenimento, scommesse e poker”

 

Malan (Fi): “Nel gioco inutile aumentare le pene, servono più controlli”

 

“Come Movimento 5 Stelle – ha dichiarato Luigi Gaetti – riteniamo che oltre alle indagini sulle organizzazioni mafiose che agiscono sul gioco lecito e ovviamente, in maniera totalitaria, sul gioco illecito ci sia la necessità se non di indagare almeno di capire quali sono i rapporti tra le società concessionarie, la criminalità mafiosa e la politica, anche perché non è passato da molto il dicembre del 2013. In quel periodo in Parlamento successero cose a dir poco imbarazzanti, occasione che permise ai giornali di fare un’analisi retrospettiva del mondo dei giochi, facendo emergere relazioni molto interessanti.

In questa sede non è possibile ripercorrere tutti quegli eventi, ma pochi elementi sono necessari per far capire la nostra delusione. Il grande business iniziò il 31 gennaio 2000, quando sulla Gazzetta Ufficiale furono pubblicate le «Modalità per la partecipazione al pubblico incanto per l’affidamento in concessione della gestione del gioco del Bingo». Tra i primi protagonisti dell’affare figuravano la Formula bingo (fallita nel 2004), che aveva sede nello stesso palazzo – pensate un po’ – della fondazione Italianieuropei, e la Ludotech (poi fallita nel 2003), partecipata da tre società di area DS (Beta Immobiliare, Pielleffe e Pluris) e da due giganti del mondo cooperativo emiliano (la Coopservice e il Consorzio finanziario per la promozione e lo sviluppo cooperativo).

Nel frattempo, molte federazioni del partito entrarono nel business. Secondo la visura della camera di commercio riportata nel libro «Sottobosco» di Gatti e Sansa (edizioni Chiarelettere, 2012), le federazioni che parteciparono anche solo nominalmente all’affare erano moltissime: tra le altre, Ancona, Bari, Bologna, Modena, solo per ricordarne alcune.

Dopo le sale bingo, arrivarono il Gratta e vinci, le slot machine, il Superenalotto e le ultime diavolerie. Ma la sensibilità del centrosinistra è rimasta intatta; semmai è stata condivisa dai Governi Berlusconi e dalle coalizioni di centrodestra, responsabili di ulteriori concessioni. Non a caso la Sisal, la società che gestisce le scommesse sportive e seconda società del mercato dei giochi, era in mano a un uomo dell’Ulivo che aveva buoni rapporti con il Cavaliere: Augusto Fantozzi, già Ministro del commercio nel primo Governo Prodi, poi commissario di Alitalia voluto da Berlusconi e infine, dal 2010, a capo della società dei giochi. La Sisal, peraltro, come la Lottomatica, è uno degli sponsor di VeDrò, think tank del primo ministro Enrico Letta.

 

Ma in questa storia non c’è solo il centrosinistra. Certo, il caso dei rapporti tra il PdL, la Lega e la società Atlantis World holding, fondata da Francesco Corallo, figlio del mafioso Gaetano Corallo e concessionaria dello Stato, è il più clamoroso. La Atlantis (controllata dal gruppo Bplus) aveva come referente il deputato pidiellino Amedeo Laboccetta e otteneva prestiti dalla Banca popolare di Milano, grazie al presidente e uomo di fiducia di Giulio Tremonti, Massimo Ponzellini, finito poi agli arresti con lo stesso Corallo e con il suo braccio destro, Antonio Cannalire (azionista anche della Jackpot Game, di cui era socio Marco Dell’Utri, figlio del senatore del PdL Marcello Dell’Utri) in un’inchiesta per associazione a delinquere.

 

Ma sono i fatti degli ultimi mesi a essere sconcertanti. Bisognerebbe capire cosa è successo il 19 dicembre 2013, allorché un emendamento proposto da NCD, ma votato anche dal PD, prevedeva che lo Stato avrebbe potuto decurtare i trasferimenti agli enti locali che avessero adottato dei regolamenti per limitare la diffusione di slot machine, videolotterie e simili. Inoltre, l’emendamento andava incontro alle concessionarie che non avevano aderito alla sanatoria prevista dal decreto IMU.

Interessante sarebbe anche capire come mai il Governo lasciò decadere la delega avuta con la legge n. 23 del 2014. E non parliamo poi della legge di stabilità del 2015, che dà la possibilità di regolarizzare la posizione per coloro che offrono scommesse con vincite in denaro che non sono collegati al totalizzatore nazionale: per capirci meglio, questo è stato un grandissimo condono. Ma vi rendete conto di quanti regali sono stati fatti a queste concessionarie? E, pensate un po’, che il colonnello della Guardia di finanza Rapetto, esperto in cyber truffe, che multò per complessivi 98 miliardi le dieci concessionarie, nel 2012 si è dimesso o è stato indotto alle dimissioni. Questo non l’ho capito.

 

Lo sviluppo più clamoroso è, però, quello emerso nel dicembre 2016, ossia poco tempo fa: nel computer di Corallo si trova la ricevuta di una transazione bancaria di 2,4 milioni di euro a favore dei Tulliani per emendare l’articolo 21 del decreto n. 78 del 2009 (a firma Soglia), che offre ulteriori facilitazioni e in particolare l’automatica concessione di nove anni per chi era già stato autorizzato all’installazione delle videolottery e la possibilità di utilizzarne i diritti come garanzia per operazioni di finanziamento. In questo modo, Corallo ottiene un mutuo di 150 milioni di euro dalla BPM e riesce a realizzare l’ennesimo investimento a costo quasi azzerato.

Come vedete, la Commissione antimafia, che – lo ribadisco – è una Commissione di inchiesta, avrebbe potuto capire come queste concessionarie, coinvolte in molte indagini della direzione distrettuale antimafia, riescono a interferire con i partiti, come li finanzia, come interagisce con i parlamentari convincendoli a presentare emendamenti molto redditizi per le concessionarie. Se non si scardinano siffatte relazioni, non sarà mai possibile per questa maggioranza legiferare per la risoluzione del problema, tanto è vero che in questa risoluzione non si fa accenno alla trasparenza dei rapporti tra partiti e concessionari, come – ad esempio – al divieto di finanziamento.

 

Anche lo sbandierato decreto attuativo pubblicato l’8 agosto sulla Gazzetta Ufficiale, che blocca dalle ore 7 alle 22 la pubblicità sulle televisioni nazionali, permettendola sulle TV locali, sui media specializzati e sulle piattaforme – perché i soldi della pubblicità sono vitali – appare una presa in giro.

 

Lo Stato ritiene di guadagnarci, in quanto introita circa otto miliardi, ma non si sa con certezza il numero dei giocatori patologici. Alla faccia dei LEA! Le stime variano da 300.000 a 1,2 milioni. Non si sanno i costi sanitari, non si sanno i costi sociali (il numero dei divorzi, il numero dei suicidi spesso dopo aver spesso annientato la famiglia, come accaduto poche settimane fa, e l’abbandono educativo dei figli).

 

Nella relazione si prendono in considerazioni importanti aspetti; cinque capitoli e due raccomandazioni ben illustrate dal relatore, e che abbiamo anche condiviso in Commissione antimafia, spesso condivisibili e di buon senso, anche se alcune potrebbero essere molto più stringenti come sull’uso del contante, come peraltro ha ben spiegato nella discussione generale il senatore Endrizzi.

Da medico direi che in questo provvedimento si pensa alla cura, ma non si dice una parola sulla prevenzione. Per essere chiaro, qui si indicano le terapie del cancro del polmone, ma nessuno dice – o ha avuto il coraggio di dire – che si deve smettere di fumare.

Aspetti sociologici, comportamentali, sanitari, comunicativi, pubblicitari, fiscali, sono completamente assenti, come è giusto che sia in una relazione della Commissione antimafia. Ma ritenere che il contenuto della relazione possa essere la pietra miliare per combattere il gioco lecito ed illecito e impegnare il Governo a risolvere i problemi evidenziati appare davvero eccessivo.

 

Si vuole utilizzare – conclude Gaetti – un buon lavoro fatto dalla Commissione antimafia, che ha un suo scopo e una sua finalità, e quindi è parziale, per far credere che verranno risolti i problemi dell’infiltrazione mafiosa nel gioco, aumentando i controlli. Invece l’illecito e il malaffare si combattono riducendo la quantità di denaro che gira attorno al gioco. E la riduzione dei luoghi di gioco, in discussione nella Conferenza Stato-Regioni, è ben poca cosa.

E che l’approccio da voi proposto sia insufficiente, paradossalmente, lo testimonia il dato che emerge dalla relazione della Commissione. Il dato è che a una sempre maggiore offerta di giochi leciti da parte dello Stato non corrisponde una diminuzione delle giocate illegali gestite dalle mafie”.

 

Mirabelli (Pd): “Governo e Regioni concludano presto il confronto sul gioco per arrivare ad un vero riordino del settore. Occorre mettere in sicurezza la filiera del gioco”

“Voteremo si affinché il Governo e le Regioni a concludere presto il lungo percorso di confronto e discussione che ha impegnato tanti soggetti e queste stesse Assemblee parlamentari, per arrivare a un provvedimento che metta fine a una discussione lunga ma utile, producendo un vero riordino del settore”.

Così il senatore Franco Mirabelli si è espresso in merito alla Relazione Vaccari.

“Lo stesso Governo -ha di – ha avviato un ripensamento delle regole rispetto al passato, scegliendo di intervenire per diminuire sia la domanda di gioco (intervenendo sulla pubblicità) sia l’offerta di gioco (riducendo il numero delle slot nei locali pubblici, imponendone il collegamento in accesso remoto per evitare abusi, come è stato detto poc’anzi). La legge di stabilità del 2015 – lo voglio ricordare – oltre a fissare queste prime norme, ha affidato alla Conferenza Stato-Regioni il compito di accordarsi su un’ipotesi di riordino più complessivo del settore, per poi tradurre in un decreto ministeriale quelle scelte. È stata una scelta giusta che rivendichiamo e che può e deve tradursi in questo ultimo scorcio di legislatura in una riforma concreta che valorizzi il grande lavoro fatto con il contributo di Comuni, Regioni e associazioni. D’altra parte, è evidente a tutti che solo un riordino complessivo delle norme che regolamentano il gioco può rispondere ai tanti problemi ad esso legati, dare certezza e trasparenza a tutte le parti, ma soprattutto orientare tutte le scelte verso obiettivi chiari e non contraddittori.

Continuare a intervenire in modo estemporaneo sull’uno o sull’altro aspetto non basta; serve – credo la Conferenza Stato-Regioni sia a buon punto – una norma di riordino del settore che riduca la domanda e l’offerta di gioco e preveda, di conseguenza, una riduzione delle entrate per lo Stato dal gioco d’azzardo. Lo voglio dire con grande chiarezza: è chiaro alla maggioranza e al Governo che bisogna ridurre le entrate statali derivanti dal gioco d’azzardo, altrimenti non avrebbe senso parlare di riduzione della domanda e dell’offerta di gioco. Serve intervenire sulla prevenzione e sulla cura delle patologie legate al gioco. La questione di cui discutiamo oggi è all’interno di ogni ipotesi di riordino centrale e, allo stesso tempo, senza un riordino che dia regole e responsabilità trasparenti diventa più difficile garantire la legalità in un settore segnato da un sommerso ancora troppo grande e da un’attenzione da parte della criminalità organizzata che, come dimostrano tante inchieste – è stato detto più volte -, vede nel gioco un’occasione per riciclaggio, usura e non solo.

Proprio per mettere al centro della riforma del gioco il tema della legalità, la Commissione antimafia ha prodotto una relazione che oggi il Senato, dopo la Camera, farà propria impegnando il Governo a tenerne conto nella riforma.

C’è però non solo il gioco illegale, ma anche il tentativo – spesso riuscito,come ci dicono le inchieste – di entrare direttamente nella filiera del gioco legale e, in particolare, nelle società di gestione. Ciò che si è fatto e si fa non basta, dobbiamo dirlo. Da questo punto di vista, non si è fatto ancora abbastanza per mettere in sicurezza la filiera del gioco. Ciò che si è fatto non basta. I controlli attuati, che pure ci sono, non sono sufficienti, così come i controlli sui soldi che alimentano le diverse società della filiera del gioco.

Caro Gaetti, se queste proposte saranno incluse nel documento della Conferenza Stato-Regioni e diventeranno un decreto, così come prevede la legge di stabilità, noi avremo sicuramente fatto un grande passo avanti. Si tratta di aumentare le ragioni ostative. Saranno molte più di oggi le ragioni per cui non si potrà entrare e partecipare a società di gestione e concessionarie. Saranno molte di più le ragioni che impediranno a società neofite di avere le concessioni o di gestire una parte del gioco d’azzardo. Saranno molto più chiare le responsabilità di tutti i soggetti, a partire dagli stessi concessionari, e soprattutto ci saranno gli strumenti per intervenire con le indagini, aumentare le pene e consentire l’uso delle intercettazioni. Credo che ci sia molto di concreto e mi spiace che non si sia visto. Ripeto che sarà davvero molto importante se il Governo e la Conferenza Stato-Regioni recepiranno queste indicazioni.

Passo alla seconda considerazione. Chi, di fronte a ciò, tende a criminalizzare un intero settore sbaglia e compie un errore anche chi vuole mettere in discussione la riserva statale sul gioco. Sarebbe devastante togliere la riserva statale sul gioco. La strada protezionista è sbagliata e peggiorerebbe la situazione, ma è indubbio che – ce lo dice l’esperienza – è sbagliata l’idea per cui la legalizzazione avrebbe ridotto gli spazi per l’illegalità e che sia sufficiente far emergere il sommerso per risolvere i problemi. È quindi giusto far emergere il sommerso, ma per garantire la legalità e combattere la criminalità serve molto altro. Servono strumenti di coordinamento tra le diverse Forze dell’ordine, i vigili urbani e gli uffici amministrativi dei Comuni; servono più controlli, banche dati e una centralizzazione delle informazioni; serve l’utilizzo delle stesse misure interdittive previste per gli appalti pubblici.

Svolgo, infine, una terza considerazione. Attrezzarsi per regolamentare il gioco online è un’altra frontiera, l’altra sfida che dobbiamo affrontare. È evidente che è più difficile mettere in capo controlli sulla rete, in quanto più permeabile agli interventi del malaffare e della criminalità organizzata. È evidente che bisogna mettere in campo strumenti più efficaci per controllare i capitali che lì investono. Servono strumenti investigativi nuovi e – soprattutto – uno sforzo di tutta la Comunità europea per costruire una nuova normativa.

Siamo a buon punto: possiamo diminuire subito le slot machine del 30 per cento, togliendole dai bar e dai ristoranti; non nel 2019, come previsto dalla finanziaria 2015. Altro che togliere i finanziamenti a chi proibisce le slot! Togliamo le slot dai bar e dai ristoranti. È possibile regolamentare le sale e il gioco tutelando le persone: prevenire e curare. Altro che prendere sottogamba una cosa così importante! Oggi le patologie da gioco rientrano nei LEA, cosa che prima non avveniva. Non capisco come si faccia a trascurare questa innovazione.

Con questo documento- conclude Mirabelli –  si può combattere meglio la criminalità organizzata, garantire meglio la legalità e la trasparenza, se il Governo darà attuazione”.

 

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