24 Novembre 2024 - 23:58

Relazione Vaccari. Consiglio (Ln): “La Stabilità riduce gli apparecchi e i Monopoli permettono una crescita del 10%”

All’interno di un’aula del Senato travolta dagli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, è stata portata avanti la discussione sulla Relazione antimafia sul gioco, con relative dichiarazioni di voto.

25 Gennaio 2017

All’interno di un’aula del Senato travolta dagli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, è stata portata avanti la discussione sulla Relazione antimafia sul gioco, con relative dichiarazioni di voto.

A prender la parola per primo il senatore Nunziante Consiglio della Lega Nord. “Spero – ha dichiarato -che il governo sia puntuale nell’applicare i punti presentati dalla Commissione Antimafia. Tuttavia va evidenziata la questione sociale, siamo un popolo di giocatori tanto che abbiamo una spesa pro capite annuale di 1.300 euro.

Le grandi organizzazioni mafiose intervengono in maniera importante nel settore portando nelle proprie casse molti miliardi di euro dal settore. Tramite prestanomi, concessioni e sale bingo la mafia si infiltra nel settore. Le mafie, con oltre 50 clan, si infiltra in questo settore, pensiamo alle scommesse clandestine e alle bische ma anche nel gioco legale. Si assiste alla diminuzione del gioco illegale e all’aumento del gioco legale per questo temiamo che le criminalità si stiano trasferendo nella gestione governativa del settore. Dobbiamo iniziare a pensare a come  disinnescare questa bomba sociale.

 

La Stabilità 2016 prevedeva la riduzione delle slot machine negli ultimi anni, invece a causa di una circolare dei Monopoli le macchine sono aumentate del 10%. Non dobbiamo prenderci in giro, se pensiamo ai soggetti vulnerabili non possiamo mettere in condizione una società legale che incentiva attività non proprio auspicabili.

Le autonomie locali devono far fronte con prontezza ai problemi locali e occorre per questo prevedere strumenti certi e definiti.

Per il futuro il legislatore deve evitare la proroga delle concessioni in essere, perché crea problemi sotto il punto di vista dell’interpretazione della legge. Speriamo – ha concluso – che il lavoro della Commissione sia portato avanti con effetti concreti”.

Occorre definire meglio qual è il rapporto tra l’economia e i danni che si fanno alla società con un atteggiamento di questo tipo. Il saldo tra l’attenzione al PIL dello Stato e al benessere e al senso della soddisfazione di vita è largamente negativo. Quando la torta è ricca le grandi organizzazioni mafiose non ci pensano due volte ad accaparrarsene dei pezzi consistenti, dal Nord al Sud di questo Paese.

Si stima che le organizzazioni criminali portino nelle loro casse miliardi di euro, e grazie a questo enorme flusso di denaro loro hanno la possibilità di aggiornare le loro conoscenze tecnologiche; se poi questa vita malavitosa è anche radicata nel territorio e il crimine organizzato è anche capace di offrire servizi al mercato del gioco come nessun altro, è chiaro che la mafia è come un’edera che si infiltra all’interno di un muro sgretolandolo in calcinacci.

Il sistema che utilizza il malaffare e si sviluppa è il seguente: l’ottenimento di concessioni tramite prestanome di sale bingo, di punti scommesse, l’imposizione ai commercianti di videogiochi truccati, l’inserimento nel segmento del gioco d’azzardo online, grande piaga in cui si perde anche la capacità di avere tra le mani il denaro; diventa quindi veramente complicata la gestione di questo segmento di gioco. La mafia si infiltra con il riciclaggio del denaro acquistando partiti di biglietti vincenti, altro sistema molto complesso; concede anche prestiti a giocatori incalliti e gestendo bische e scommesse di vario genere.

Signor Presidente, noi abbiamo ascoltato anche l’ultimo intervento del presidente del Comitato Vaccari, in cui ha rimarcato i punti salienti della richiesta che il Comitato ha fatto e che sono stati già votati alla Camera; un ottimo lavoro che però speriamo non rimanga l’ennesimo documento disatteso. Abbiamo anche ascoltato anche il vice ministro Bubbico e la questione è chiaramente alla portata di tutti: tutti si possono informare su questa piaga, però facciamo anche presente che noi della Lega abbiamo presentato proposta di legge che tendeva quanto meno a limitare la pubblicità dei giochi d’azzardo in TV. Decidono poi il presidente Grasso o la presidentessa Boldrini da che parte farla partire questa legge; ci sono anche altre proposte.

Attenzione, però, perché se si pensa che le manifestazioni di questi clan abbiano attenzioni riguardanti solamente il totonero, le scommesse clandestine o le bische nascoste, le indagini giudiziarie hanno invece rivelato che c’è una forte presenza di malavita nel mondo del gioco legale.

Il nostro presidente del Senato Pietro Grasso, quando ancora era procuratore nazionale antimafia, affermò che si assiste sempre di più alla diminuzione di scommesse illegali ed all’aumento del gioco d’azzardo; e visto che le cosche mafiose non abbandonano mai un mercato dal quale attingono profitti, c’è la preoccupazione che queste stiano per trasferirsi nel settore governativo del Paese. Mai avrebbe avuto più ragione.

La realtà e appunto questa. Oramai, non c’è più da rincorrere queste attività mafiose, questi clan mafiosi, dove c’è gioco clandestino, ma assolutamente bisogna cercare di capire, come dicevo prima, come disinnescare questa bomba sociale, e anche economica per il Paese, all’interno del gioco legale.

Altra considerazione che volevo fare, è che la legge di stabilità 2016 aveva stabilito una riduzione in misura non inferiore al 30 per cento del parco macchinette, o slot machine, nei prossimi quattro anni. Di fatti, però, c’è da far notare che gli apparecchi sono aumentati, invece, del 10 per cento (da 378.000 a 418.000), e questo grazie a una circolare dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

C’è l’idea di voler mettere in mano a un comparto che porta parecchi profitti all’interno del bilancio di questo Stato. Non dobbiamo, però, prenderci in giro perché, se da una parte, facciamo dei ragionamenti di tipo spettacolare riguardanti la questione sociale, la questione delle famiglie, la questione legata ai giovani piuttosto che agli anziani che si giocano la pensione, dall’altra parte, invece, siamo un po’ ipocriti. Infatti, noi mettiamo in condizione di essere un’attività che, seppur legale sotto certi aspetti, viene ad essere incentivata da un atteggiamento dello Stato che non è proprio spettacolare.

Noi avevamo anche fatto delle proposte, delle quali spero il Governo tenga conto e che spero il Presidente del X Comitato abbia la capacità (come anche il nostro sostegno) di portare avanti a livello governativo. C’eravamo posti il problema della necessità che le autonomie locali siano poste nelle condizioni di poter far fronte adeguatamente e con prontezza alle situazioni di pericolo del quadro sociale, cercando quindi di capire, anche più nello specifico, che tipo di atteggiamento bisogna avere.

Occorre prevedere strumenti straordinari, analoghi al DASPO, così da attenzionare quei soggetti che mettono in atto comportamenti mafiosi, sotto tutti i punti di vista, nei confronti del gioco d’azzardo.

Occorre che per il futuro il legislatore eviti di fare ricorso, come più volte accaduto in passato, a norme di eccezione che dispongono la proroga delle concessioni in essere. Questa è un’altra questione che abbiamo, anche come movimento, molto attenzionato perché, effettivamente, crea una marea di problemi sotto l’aspetto anche dell’interpretazione della legge.

Al fine di adeguare le sanzioni penali alla realtà di questo fenomeno occorre compiere un salto di qualità nella previsione della misura della pena da irrogare nei confronti di chiunque. Si è infatti notato, negli ultimi sequestri che ci sono stati e negli ultimi lavori svolti dalle forze dell’ordine, che costoro se la cavano con delle multe banali e questo mette in condizioni chi vive la propria vita secondo un sistema mafioso di farsi una risata.

Questo noi abbiamo cercato di portare all’attenzione di quest’Aula; abbiamo cercato di capire in che termini il prosieguo di questa proposta del X Comitato possa essere valida ai fini del lavoro del Governo”.

 

 

Giovanardi: “Il problema del Gap nasce dalla diffusione eccessiva di gioco legale” – “Negli ultimi anni – ha commentato il senatore Giovanardi — si è passati da una diffusione normale ad una eccessiva e incontrollata dell’offerta del gioco. Il gioco illegale è solo una minima parte del fenomeno che produce il problema del gioco patologico. Nei giovani c’è una percentuale crescente di giocatori patologici che cadono nella rete del gioco legale.

Mi asterrò per questo sulla mozione che condivido ma che è carente di numerosi aspetti veramente risolutivo del problema con interventi radicali che restringa grandemente la possibilità di accedere al gioco.

“La Corte costituzionale – ha continuato Giovanardi – ha affermato come sia giusto che i Governi e le amministrazioni pubbliche restringano l’attività di organizzazione e gestione dei giochi pubblici affidati in concessione, per garantire un livello di tutela dei consumatori particolarmente elevato e padroneggiare i rischi connessi a questo settore, consentendoci così di introdurre nuove e maggiori restrizioni al gioco, dichiarando esplicitamente che gli interessi pubblici prevalenti non stanno nei guadagni dei gestori o nell’incasso che fa lo Stato sui guadagni dei gestori ma nel contrasto alla diffusione del gioco irregolare o illegale, nella tutela della sicurezza, dell’ordine pubblico e dei consumatori, specie dei minori d’età, e nella lotta contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore.

Dove sono queste rigorose restrizioni? È stato ricordato da molti colleghi nella discussione generale che lo Stato, fino agli anni Duemila, aveva sulla questione del gioco d’azzardo una posizione molto chiara: c’erano circa quattro casinò in Italia, che sono nati per ragioni storiche in zone marginali e di confine e basta; il gioco d’azzardo in quanto tale non lo si legalizza e non si diffondeva la possibilità di accedere al gioco d’azzardo a chiunque. Questa era la posizione pubblica del Parlamento.

Adesso stiamo arrivati a una posizione diametralmente opposta per cui siamo passati alla diffusione del gioco d’azzardo ovunque.

A me sembra impossibile pensare che con le ricette utilizzate nella relazione, che pur sono giuste, si possa affrontare questo tipo di problema e dare una risposta adeguata sia alle infiltrazioni della criminalità organizzata sia al problema delle patologie che nascono dal gioco.

 

È evidente che se rendiamo legale ciò che è illegale o lo è stato, non possiamo far altro che creare un terreno di cultura per la criminalità.

Ricordo ancora quando i gestori delle macchinette nella seconda metà degli anni Novanta venivano a chiedere di consentire semplicemente il gioco di abilità, che è quello per cui qualcuno, giocando per circa dieci minuti e totalizzando un determinato punteggio, vinceva l’orsacchiotto o la consumazione. Siamo passati da quel timido tentativo di tutelare il gioco di abilità al fatto che in ogni bar d’Italia ci sono le macchinette che vengono gestite dalle mafie, che le impongono ai gestori. Leggo, inoltre, che si è scoperto che migliaia di queste macchinette sono illegali perché nessuno è stato in grado di controllare che non fossero collegate alla centrale che monitorava le giocate.

In proposito, mi sembra che ci sia anche qualche proposta intelligente. Quella del collega Endrizzi di richiedere per chi gioca una tessera personale con foto che consente di impostare un tetto di spesa, con flussi tracciabili e che vieti l’accesso ai minorenni. In questo modo si concederebbe la possibilità di giocare, ma sotto un controllo che fa sparire il nero e il denaro.

Nella relazione, il problema è quello che non c’è scritto. Se davanti a un fenomeno così grave dal punto di vista sia generale che particolare, come terreno di pascolo e incremento delle attività mafiose, si propone soltanto un’ulteriore regolamentazione dell’esistente e una qualche attenzione in più ai fenomeni criminali e non – invece – un provvedimento radicale che – come dice la Corte costituzionale – restringa grandemente la possibilità di accedere al gioco, non ne caveremo un ragno dal buco”.

 

 

 

Ciro Falanga di ALA ha dichiarato: “La mafia è sempre in cerca di settori dell’economia lecita nei quali infiltrare le proprie attività. Nello specifico del gioco emerge la peculiarità della disponibilità tipica del settore delle scommesse al riciclaggio di denaro visto che le giocate si effettuano in contanti. I limiti imposti alle puntate sono facilmente aggirabili. Per questo è necessario rafforzare le misure antiriciclaggio con la tracciabilità effettiva delle vincite, con l’uso di tecniche in grado di evitare che la vincita venga riscossa da una persona diversa dal giocatore, impedendo quindi di pulire denaro sporco”.

“Come tutte le attività economiche in espansione,- ha continuato Falanga –  anche quella del gioco ha formato e formerà oggetto delle attenzioni della criminalità organizzata, che – non lo dimentichiamo – è sempre alla ricerca di quei settori dell’economia lecita in cui reimpiegare i proventi delle attività più esplicitamente delittuose come – per esempio – il traffico di stupefacenti – cui ha fatto riferimento il senatore Giovanardi – le attività estorsive, il contrabbando e le contraffazioni.

Peraltro, con specifico riferimento al gioco, emerge un’ulteriore peculiarità costituita dalla particolare idoneità del controllo di imprese dedicate alla raccolta delle scommesse a svolgere funzioni di riciclaggio di liquidità finanziarie frutto di attività illecite. Sappiamo che le puntate si realizzano in massima parte in contanti e in contanti vengono soddisfatte le vincite.

Esistono, sì, dei limiti alle puntate e ai pagamenti, ma il frazionamento delle giocate li rende facilmente aggirabili.

In questo senso, si condividono – e non possono non condividersi – le conclusioni cui è giunta la Commissione, circa il necessario rafforzamento delle misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità effettiva delle vincite, anche tramite tecniche – non è il caso che io su di esse mi soffermi, avendole ampiamente illustrate gli esperti in sede di X Comitato – in grado di ridurre il rischio che la vincita venga riscossa da persona diversa dal giocatore. Alla fine, è proprio questo il punto: la vincita viene attribuita a chi ha una detenzione di denaro illecito e con la vincita, magari di Gennaro Esposito, può ripulire il denaro nelle sue casse.

Non credo si possa non condividere quanto gli autori della relazione hanno scritto sulla assoluta necessità di porre un limite all’eccessivo proliferare dei punti di gioco e ciò sotto un duplice profilo. Da un lato, il numero esorbitante dei centri di gioco rende oggettivamente più difficile l’effettuazione di controlli sufficientemente approfonditi e rigorosi da parte delle varie autorità preposte, quali Polizia municipale o locale, Guardia di finanza, Amministrazione dei monopoli; dall’altro, pur in presenza di una domanda di gioco effettivamente forte e diffusa, l’assenza di margini di remunerazione adeguati è un primo segnale di allarme in materia di riciclaggio. Non può sfuggire, infatti, che ci sono zone, anche centrali, delle nostre città in cui le saracinesche, anche contigue, dei normali esercizi commerciali hanno ceduto il posto a sale scommesse o ad altri punti di gioco a vario titolo, in apparente sovrapposizione tra loro.

Giustamente, la relazione pone l’accento anche sui rischi del gioco telematico, per la possibilità che, attraverso artifici informatici, esso venga svolto all’estero o comunque per l’ancora maggiore anonimato che lo contraddistingue.

In definitiva, il lavoro della Commissione non può che dirsi, certamente, apprezzabile, in termini sia di ricognizione dell’esistente, sia di individuazione delle prospettive di intervento. Ritengo di poter anche plaudire all’approccio complessivo del lavoro che, sfuggendo alla semplicistica demonizzazione di un intero settore economico, sa scegliere un linguaggio fattivo e realmente propositivo. E ciò anche perché, colleghi, ferma restando la lotta alla ludopatia, come diceva – raramente faccio citazioni, ma in questo caso è calzante – il noto drammaturgo George Bernard Shaw, «l’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare»”.

 

Torrisi (Ap): “L’attività della criminalità organizzata si concentra soprattutto sugli apparecchi da intrattenimento, scommesse e poker”

“Le mafie – ha dichiarato Salvatore Torrisi di Area Popolare – intervengono nella gestione delle scommesse e delle slot machine. Il comparto permette alle mafie grandi introiti con il riciclaggio di denaro e altri tipi di illeciti. I giochi pubblici raccolgono circa 90 mld di euro l’anno e sono facile terreno per l’infiltrazione della criminalità organizzata. C’è un incremento verticale dell’offerta di gioco che si espande anche grazie all’emersione di ampi spazi di illegalità. Questo investe in pieno l’attività della Guardia di finanza.

Il mercato va protetto dall’offerta degli operatori illegali così come i giocatori vanno meglio tutelati, pensiamo al gioco online o ai centri trasmissione dati gestiti da operatori non autorizzati. I Monopoli hanno inibito più di 6mila siti di gioco online non autorizzati.

Per questo occorre innalzare i controlli sulla regolarità dell’offerta e dei requisiti, contrastare la dipendenza da gioco e valutare le singole realtà territoriali, ridurre l’offerta complessiva negli esercizi e aumentare la qualificazione delle sale che raccolgono gioco. Anche il Governo ha concordato sulla necessità di restringere i requisiti per la partecipazione alle gare per l’offerta di giochi, l’aumento dell’apparato sanzionatorio e l’applicazione della nuova direttiva europea antiriciclaggio”.

“L’attività della criminalità organizzata si concentra soprattutto sugli apparecchi da intrattenimento, ma la forte operatività delle cosche si registra anche nelle scommesse clandestine e nei poker online. Ulteriore forma di condotta illecita è l’abusiva raccolta di scommesse tramite i centri di trasmissione dati collegati a bookmaker esteri privi di concessione o sfruttando i canali a distanza attraverso l’apertura di conti di gioco sui siti web esteri gestiti da operatori non autorizzati a operare nel nostro Paese.

Infine, vi è l’offerta di gioco d’azzardo online, che interessa principalmente il fenomeno della presenza in rete di innumerevoli casinò e altri siti analoghi non autorizzati a operare in Italia. Al riguardo, anche grazie alla collaborazione della Guardia di finanza, e in particolare del Nucleo speciale frodi tecnologiche, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha inibito più di 6.200 siti non autorizzati di offerta di gioco online. A solo titolo esemplificativo, ricordo l’importante operazione svolta a Reggio Calabria, in cui è stata portata alla luce un’associazione per delinquere di stampo mafioso costituita da soggetti affiliati alla ‘ndrangheta, che, avvalendosi di società estere di diritto maltese, ha esercitato abusivamente, per diverso tempo, l’attività del gioco e delle scommesse sul territorio nazionale, attraverso una ramificata rete di centri di trasmissione dati collegati a bookmaker esteri privi di concessione a operare in Italia: 41 sono state le ordinanze di custodia cautelare eseguite, con il sequestro di 45 imprese, 1.500 punti commerciali e 82 siti Internet nazionali e internazionali.

Si sottolinea, in particolare, l’utilità di favorire i controlli nel settore attraverso una riduzione dell’offerta complessiva (in particolare nelle aree più “a rischio”) e anche dell’attuale “polverizzazione” degli esercizi in cui si può praticare il gioco d’azzardo, da perseguire parallelamente a una maggiore “qualificazione” degli esercizi medesimi. Pertanto, l’impegno garantito dalle amministrazioni locali in termini di prevenzione, recupero e vigilanza dovrebbe essere supportato con risorse adeguate alle dimensioni del fenomeno.

Nel dibattito in Assemblea alla Camera e nel dibattito che si è svolto in quest’Aula, è stata ribadita l’urgenza – alla luce anche delle più recenti indagini giudiziarie che hanno confermato il forte radicamento della criminalità organizzata nel campo del gioco sia illecito che lecito – di approvare una serie di misure legislative sul piano sia della prevenzione che della repressione dei comportamenti illeciti. Anche il Governo, nel sottolineare l’impegno profuso dalle Forze dell’ordine per contrastare ogni forma di illecito, ha concordato, in particolare, sull’opportunità di interventi riguardanti restrizioni dei requisiti per la partecipazione a gare o a procedure ad evidenza pubblica e per il rilascio di concessioni e autorizzazioni in materia di giochi pubblici in capo a concessionari delle reti online di raccolta di gioco a distanza, nonché l’ampliamento dei delitti ostativi per la partecipazione alle gare, oltre all’inasprimento dell’apparato sanzionatorio, penale e amministrativo per reprimere in modo più efficace tutti gli illeciti”.

PressGiochi

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