La Regione Liguria annovera il 90% c.a. del proprio suolo urbano (o comunque utile per l’insediamento di un esercizio che ospita apparecchi da gioco lecito) come area sensibile, e pertanto
La Regione Liguria annovera il 90% c.a. del proprio suolo urbano (o comunque utile per l’insediamento di un esercizio che ospita apparecchi da gioco lecito) come area sensibile, e pertanto interdetta ai congegni leciti gestiti dalle aziende del gioco lecito. Ciò comporta che al 30 maggio 2017, tutti i pubblici esercizi, tutte le tabaccherie, tutte le sale dedicate – sale bingo – sale scommesse, dovranno rimuovere gli apparecchi ivi installati, non essendo più “autorizzabile” la loro presenza sul “suolo che la normativa regionale qualifica come sensibile”.
Una perizia condotta sul Comune di Genova evidenzia infatti questo rapporto (peraltro prudenzialmente individuato tramite il conteggio dei soli “siti sensibili” censiti dalle cartografie ufficiali del 2013), e benché detto Comune non sia “trasportabile” come criterio automatico a tutta la Regione, la obiettiva densità dei principali siti sensibili (alcuni di essi infatti sono ridondanti e generano area sensibile sovrapposta ad altri), è statisticamente omogenea per tutti i capoluogo di provincia e per i maggiori comuni.
In termini “industriali” significa che il 90% di 2595 esercizi generalisti dovrà rinunciare all’integrazione reddituale degli apparecchi da gioco, il 90% delle 110 sale dovrà chiudere, e il 100% delle aziende di gestione proprietarie di apparecchi da gioco lecito operanti prevalentemente nel territorio ligure dovranno cessare attività, mentre quelle operanti “anche” in Liguria dovranno subire la cancellazione dell’asset e quindi affrontare il ridimensionamento o il fallimento.
Ogni sala annovera da 4 ai 7 dipendenti, ogni azienda di gestione annovera dai 3 ai 25 dipendenti, il 40% degli esercizi generalisti, senza il contributo degli apparecchi da gioco, non copre i costi e quindi dovrà cessare (o cedere una attività comunque deprezzata perché non più abitata a proseguire l’installazione degli apparecchi).
La “certezza”, allo stato attuale, dell’evento “chiusura” è assoluta, (in quanto stabilita con Legge Regionale), al pari degli eventi licenziamenti – fallimenti – deterioramento definitivo di tutte le esposizioni bancarie abbinate ai soggetti economici (con evidenti ripercussioni sugli istituti di credito coinvolti).
AS.TRO – Confindustria sit chiede che la situazione sia affrontata dalla Politica e dagli Organismi preposti per la gestione delle crisi occupazionali e di impresa con la prontezza e la serietà che una situazione così grave impone, ed avvierà anche presso Confindustria una richiesta di assistenza per garantire alle imprese iscritte un percorso “tecnico” di uscita dal mercato degno di un Paese civile, posto che attività e lavoratori non saranno dismessi “per delocalizzazioni orientali o balcaniche” ma, per “factum principis”.
Ministero del lavoro, Ministero dello sviluppo economico, agenzie delle Entrate, Inps, M.E.F., ma anche le sezioni fallimentari dei Tribunali dovrebbero iniziare un “incisivo” lavoro di coordinamento e azione per affrontare una “data” che non è stato possibile slittare, o sostituire con una diversa disciplina del comparto.
Politica e Istituzioni hanno così hanno deciso nel 2012, e ora hanno il compito di gestire il fenomeno creato.
Al cospetto di uno scenario che “dovrebbe far tremare i polsi a tutti coloro che – in qualche modo – pensano al lavoro”, l’indifferenza non è ammissibile, i ritardi saranno denunciati, e l’eventuale discriminazione dei lavoratori e degli imprenditori al cospetto delle rispettive crisi non potranno più essere coperte da forme demagogiche di distacco e avversione dal “gioco”. Chiunque penserà di poter trattare il licenziato del settore (o il fallito del settore) come un “paria” immeritevole delle tutele normalmente assegnate, troverà un contesto di rappresentanza pronto alla lotta per il lavoro.
Un ultimo profilo chiosa la presenta nota.
La scomparsa degli apparecchi da gioco lecito ha già avuto un “precedente” (territorialmente molto circoscritto e molto meno incisivo di quello ligure), nella provincia di Bolzano. In detta area gli apparecchi da gioco legale sono stati sostituiti con congegni illeciti gestiti da soggetti ritenuti meritevoli dell’azione repressiva della magistratura penale. Se in Liguria succederà lo stesso, chi pagherà i danni per la “compromissione” della legalità nel tessuto commerciale regionale ?
AS.TRO invita i propri iscritti della Liguria e quelli che in Liguria hanno un asset aziendale la cui scomparsa genererà lo stato di crisi non reversibile (o comunque comportante licenziamenti collettivi), a contattare l’associazione, al fine di ottimizzare l’avvio delle pratiche presso gli organismi preposti con dati il più possibile precisi.
PressGiochi
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