13 Gennaio 2025 - 06:56

BETESLOT: un “fortino” a difesa del gestore di apparecchi

Al centro della scena, il diroccato fortino del gestore, colpito duramente dai carri armati dell’aumento del Preu, degli orari ridotti, della riduzione dei margini, dei contratti, dei 500 milioni voluti

18 Ottobre 2016

Al centro della scena, il diroccato fortino del gestore, colpito duramente dai carri armati dell’aumento del Preu, degli orari ridotti, della riduzione dei margini, dei contratti, dei 500 milioni voluti dalla Stabilità, e dai bombardieri che sganciano le mini-Vilt. E tanti uomini in fuga verso un fortino sicuro, quello della BeteSlot. Un’immagine inquietante, che non poteva passare inosservata. Più di tante scenografie, con luci, suoni e belle donnine, come da sempre la fiera ci ha abituati.

 

Ma chi è BeteSlot, con questa sua pretesa di offrire una via di fuga, anzi, di salvezza, ai “poveri” gestori ormai privi di ogni difesa? Non è un gestore in senso stretto, non è un gruppo d’acquisto, non è un produttore, non è un concessionario. È, per dirla con le parole del AD Massimiliano Orlandini, “un sistema di tramite fra i concessionari e il mondo della gestione”.

Per spiegarcelo meglio, ci ha disegnato una sorta di grafico che qui non possiamo riprodurre ma che è facile da spiegare. Il modello classico prevede tanti singoli soggetti, scollegati fra loro, e posti su un piano inferiore, direttamente connessi al concessionario. Il nuovo modello vede concessionario e gestori sulla stessa linea, i quali gestori sono parte di un insieme solidale.

 

Come ci si arriva? “Partiamo da una premessa – dice Orlandini -: Questo mercato, se strutturato, dà ancora grandi prospettive. I grandi hanno bisogno del territorio, ma il territorio è controllato dai gestori e dagli esercenti. Il problema è che negli anni la rete di raccolta è stata polverizzata e che le singole imprese erano perlopiù caratterizzate da un’economia domestica basata sul quotidiano. Quindi, per trasformare questa miriade di realtà in un vero e proprio mercato consolidato, ovvero in contenuti economici già avviati, sui quali non bisogna mettere mano – che è ciò di cui il Concessionario ha bisogno – Beteslot si propone nei confronti dei gestori tradizionali come partner alla pari, dedicandosi all’analisi economica e alla professionalizzazione delle stesse aziende di gestione. A prescindere – bisogna sottolinearlo – dal numero di macchine di cui dispone, perché sono altri i parametri che ci interessano, quali ad esempio i margini, la penetrazione sul territorio, la capacità di approvvigionamento, ecc.

Dunque, non cerchiamo sudditi ma gente che vuole ricapitalizzare la propria azienda, facendola tornare ad avere un valore intrinseco ed estrinseco, attraverso la fornitura delle necessarie leve finanziarie e operative”.

 

In tanti, da 5 anni a questa parte, hanno creduto nel progetto Beteslot, che infatti lo scorso anno ha totalizzato un fatturato di 62 milioni, disponendo di una rete di 6000 apparecchi distribuiti in1600 punti vendita di 43 province, gestite attraverso 9 sedi.

 

“Non clienti, bensì associati”. Questo è il termine che Orlandini preferisce e che meglio rende l’idea delle relazioni che Beteslot sta instaurando con i cosiddetti terzi raccoglitori. “Abbiamo sviluppato sistemi tecnologici di avanguardia assoluta per supportare la crescita delle aziende; abbiamo una periodicità di controlli molto attenti; svolgiamo un’intensa attività di advertising e siamo “tifosi” dell’informazione”.

 

Insomma, tutte cose che non rientrano, se non in parte, nelle corde dei Concessionari. D’altra parte, come dice Orlandini, “il sistema che noi vogliamo deve essere solidale, non speculativo, ed il valore comune deve restare in equilibrio. In definitiva, è un progetto di riscatto per le piccole aziende, le quali inserite all’interno di un grande progetto, possono far valere la propria dote del controllo del territorio. Unirsi ed industrializzare il mercato di prossimità significa dare a questo tipo di mercato una unicità che le grandi aziende apprezzano e con il quale sono disposte a fare grandi affari.

 

Guardando all’immediato futuro, l’Amministratore Delegato di Beteslot sottolinea che “la coesistenza dei mercati corporate e retail non deve essere messa in discussione, perché forzare il trasferimento dei giocatori dai bar alle sale significa trasformarli da occasionali in professionisti. Se questa è la strada, probabilmente la salute pubblica sarà in serio pericolo.

 

PressGiochi

 

 

Riordino dei giochi. Orlandini (Beteslot): “Il mercato ha bisogno di stabilità normativa e operativa; solo all’interno della legalità può esser tutelata la salute pubblica”