24 Novembre 2024 - 17:49

Asteriti. L’importanza di chiamarlo “azzardo”

L’avvocato Asteriti continua la sua battaglia, sottolineando l’importanza dell’uso delle parole nella definizione del gioco d’azzardo. “Lottare contro il gioco d’azzardo e i danni che produce, a tutti i livelli,

29 Settembre 2016

L’avvocato Asteriti continua la sua battaglia, sottolineando l’importanza dell’uso delle parole nella definizione del gioco d’azzardo.

“Lottare contro il gioco d’azzardo e i danni che produce, a tutti i livelli, non è facile- commenta- ma per avere qualche chance, se non di vincere la battaglia, almeno di combatterla efficacemente bisogna cominciare ad utilizzare un lessico più onesto. Mi fa infuriare che ufficialmente, anche nei testi normativi, non compaia mai il termine azzardo, ma sia presente solo quello di gioco o giochi, specificando che si tratta di giochi con vincite in denaro. Così l’inganno è doppio, non solo giochi, termine che suscita suggestioni ed echi positivi, ma che danno anche la possibilità di vincite in denaro: il massimo”.

 

“Una ricerca condotta negli Stati Uniti- prosegue l’avvocato- ha messo in evidenza come il semplice cambio di definizione, ‘gioco’ o ‘gioco d’azzardo’, possa influenzare il giudizio dei consumatori rispetto al fenomeno dell’azzardo. Gli autori dello studio sono partiti dalla constatazione che l’utilizzo della parola ‘gioco’ viene associata con concetti come l’intrattenimento e il divertimento, mentre il ‘gioco d’azzardo’ riporta a concetti come il crimine. Queste associazioni influenzano dunque il modo in cui le persone pensano all’industria del gioco e la loro propensione a partecipare. Secondo gli autori, non solo una semplice parola può modificare il giudizio dei consumatori riguardo al gioco d’azzardo, ma ’utilizzo del linguaggio da parte dei media può provocare una maggiore o minore diffusione del gioco d’azzardo, anche on line. Certo non si possono convincere gli operatori del settore ad usare un a terminologia più appropriata, facendo loro correre il rischio, autolesionistico, di danneggiare il business, ma dovremmo prestare maggiore attenzione  a chiamare le cose con il loro nome. Basta con ‘ludopatia’ e ‘ludopatici’, termine ambiguo e impreciso che rimanda ad una generica “malattia dei giochi” (anche mosca cieca), ma ‘azzardopatia’ e ‘azzardopatici’, malati di gioco d’azzardo, non di gioco e basta”.

 

“Nella normativa- continua- in essere e nel lessico dei monopoli e di settore, slot machine e VLT, tra le ‘espressioni maggiormente pericolose del gioco d’azzardo, sono definiti ‘apparecchi da intrattenimento’, insomma una innocua passeggiata di salute. Assorbono il 50% della “raccolta” dei monopoli, cioè la metà di quanto spendono in azzardo gli italiani, sono facile strumento per la commissione di reati gravissimi, quali il riciclaggio, sono tra i maggiori imputati nella genesi dell’azzardopatia, ma nel gergo ufficiale sono solo apparecchi da intrattenimento”.

 

“Ritengo che la condivisone del linguaggio sia importante perché le parole aprono la porta alla trasmissione e alla condivisione delle idee.  Se parlo di un killer, definendolo per quello che è, un assassino a pagamento, la parola e la definizione suscita tutto il mio orrore e la mia ripulsa, ma se con una abile operazione di rimozione e manipolazione semantica lo definisco agevolatore di passaggio a miglior vita’, rendo accettabile il concetto, deprimendo la ripugnanza e le naturali difese contro il fenomeno”.

 

 

 

 

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