L’avvocato Sbordoni torna a riflettere sull’azzardo, in questo caso, piuttosto sarcasticamente sull’uso dei fondi contro “il gioco patologico”. “Secondo il bollettino del MEF, pubblicato recentemente – commenta- nel primo semestre
L’avvocato Sbordoni torna a riflettere sull’azzardo, in questo caso, piuttosto sarcasticamente sull’uso dei fondi contro “il gioco patologico”.
“Secondo il bollettino del MEF, pubblicato recentemente – commenta- nel primo semestre del 2016 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 203,47 miliardi di euro, in aumento del 4,3% (+ 8.374 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2015. Le entrate relative ai giochi presentano nel complesso una crescita di 1,1 miliardi (+18,6%) attestandosi a 7,08 miliardi di euro. Il Lotto cresce del 12,4% per un totale di 3,9 miliardi (proventi al lordo delle vincite), mentre slot e altri apparecchi toccano 2.67 miliardi (+35,7%) e mentre il settore dei giochi conferma la sua importanza a livello nazionale per entrate erariali, gli addetti ai lavori continuano ad ignorarne la rilevanza, rinviando continuamente scadenze cruciali come quella della conferenza unificata Stato Regioni. Anche il secondo appuntamento del 3 agosto, è andato deserto. Eppure il giorno prima i rappresentanti del governo centrale (MEF ed ADM) si erano riuniti per decidere il da farsi ed andare preparati a questo secondo incontro, al quale invece i rappresentanti degli enti locali (forse già sotto l’ombrellone) hanno ritenuto di non dover partecipare. L’industria del gioco era, infatti, protagonista anche della Conferenza Stato- Regioni del 3 agosto: tra i punti di discussione figurava il parere sullo schema di decreto del ministero della Salute relativo alla ripartizione regionale del fondo da 50 milioni di euro per il contrasto al gioco patologico, previsto dall’ultima legge di Stabilità 2016. Anche questo però rinviato a settembre (sembra che a margine della seduta del 3 agosto il MEF abbia chiesto un approfondimento)”.
“Le Regioni- prosegue- secondo quanto prevede il decreto – dovranno presentare entro 90 giorni “uno specifico Piano di Attività contro il gioco patologico nel quale siano riportati in modo distinto il programma degli interventi finanziati con il Fondo sanitario regionale e il programma degli interventi di prevenzione con il coinvolgimento degli enti locali e dei setting scolastico, famigliare e lavorativo“. Il Piano di Attività deve indicare “gli obiettivi perseguiti con relativi indicatori per il monitoraggio delle azioni, e il bilancio di destinazione dei fondi“. Il Ministero della Salute, poi, valuterà i Piani di Attività entro 60 giorni “sentito l’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, e in caso di loro approvazione, provvederà all’erogazione delle risorse“.
“Due considerazioni- continua l’avvocato- la prima: se le Regioni devono adoperarsi per organizzare un piano di attività contro il GIOCO PATOLOGICO utilizzando un fondo di ben 50 milioni, significa che ad oggi non esiste alcun piano di attività. Ciò a riprova che non vi sono dati scientifici che attestino l’esistenza e la consistenza del GIOCO PATOLOGICO nel Nostro Paese. I vari Studi delle Asl che vengono richiamati nelle premesse di tutti i regolamenti comunali, fanno riferimento a dati assolutamente privi di valore scientifico serio. Nel regolamento di Mantova – per fare un esempio pratico – addirittura si fa riferimento a persone che sono detenute (ben 43 persone sia ben chiaro!). Ora, con tutto il rispetto che si deve agli ospiti delle case circondariali, è più che plausibile come costoro abbiano già problemi connessi all’integrazione sociale, e l’eventuale gioco patologico ne rappresenti soltanto una conseguenza tra molte.
Va da sé che tutti – nessuno escluso – i regolamenti comunali sono stati adottati senza che nessuno si preoccupasse di verificare se le azioni poste in essere dagli stessi (fasce orarie e distanza dai luoghi sensibili) fossero adatte a contenere un fenomeno di cui nessuno – a livello centrale e periferico – abbia chiarito scientificamente la fondatezza. Facile dire dunque – anche da parte di quei giudici amministrativi che si ergono troppo spesso a “saggi della tribù” – che quelle misure sono efficaci, visto e considerato che non v’è nulla di serio che lo comprovi, e che nessuno è in grado politicamente di sostenere il contrario. Altra considerazione: con i 50 milioni che il governo centrale metterà a disposizione degli enti territoriali, gli stessi saranno in grado di affrontare e risolvere quello che ritengono un problema prioritario?
Nessuno, infatti, tra qualche anno vorrà scoprire che i 50 milioni (più 50) sono stati mal gestiti, distribuiti a pioggia ad incompetenti (citando il prof. Crepet) o peggio destinati ad altro”.
“Ma a chi piace pensare in positivo immaginerà che a settembre – conclude Sbordoni- riposati e rilassati dopo la pausa estiva – si inizierà a lavorare seriamente all’organizzazione del territorio dei punti vendita di gioco pubblico, senza più parlare impropriamente di gioco d’azzardo”.
PressGiochi
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