25 Novembre 2024 - 14:37

Corte dei Conti: cresce la spesa in giochi e le entrate per l’erario (+6%)

Lo scostamento che, anche nel 2015, si può osservare nel confronto rendiconto/contabilità nazionale – particolarmente ampio nel caso delle imposte indirette – dipende, inoltre, da alcune altre correzioni contabili che

24 Giugno 2016

Lo scostamento che, anche nel 2015, si può osservare nel confronto rendiconto/contabilità nazionale – particolarmente ampio nel caso delle imposte indirette – dipende, inoltre, da alcune altre correzioni contabili che operano in riduzione dei dati registrati nel Rendiconto finanziario, tra cui figurano le vincite e gli aggi che nel bilancio dello Stato sono ricompresi nella registrazione del gettito lordo delle imposte sui giochi e scommesse (per circa 5,5 miliardi nel 2015), e che, invece, in contabilità nazionale sono scorporati dalle imposte indirette.

Lo riporta il Rendiconto generale dello Stato comunicato ieri al Parlamento dalla Corte dei Conti e relativo al 2015.

 

Come si legge, peso rilevante ma di impatto meramente contabile è rappresentato dalla registrazione nel bilancio dello Stato, a partire dal 2013, sia in entrata che in uscita, delle poste relative a giochi, scommesse e lotterie, che si traduce in maggiori spese per consumi intermedi a titolo di aggi per i concessionari e per i rivenditori (quasi 1 miliardo nel 2013 e circa 2,5 miliardi sia nel 2014 che nel 2015).

 

Nel 2015, le entrate da giochi hanno fatto registrare una significativa crescita (6 per cento) rispetto all’anno precedente, ritornando – dopo un quinquennio segnato da ripetute flessioni – al massimo livello di gettito (8,8 miliardi) toccato nel 2009. Trova conferma, dunque, il consolidamento dell’affidabilità di una fonte di entrata che sembra aver perduto la sua tradizionale connotazione di aleatorietà.

Ma il risultato del 2015 ripropone anche un fenomeno apparentemente paradossale: nell’ultimo quinquennio, nonostante un aumento delle giocate dell’ordine di 27 miliardi (+ 44 per cento), l’utile erariale ha segnato una caduta dell’ordine di 300 milioni (-4 per cento). E, nel più ampio arco temporale 2004-2015, per ottenere un aumento di 1,1 miliardi del gettito da giochi (+15 per cento), il valore delle giocate è dovuto crescere di 63,5 miliardi (+256 per cento). Si tratta di andamenti che riflettono un progressivo mutamento nelle scelte dei consumatori, più orientati verso tipologie di gioco che assicurano un’elevata percentuale di redistribuzione ai giocatori della raccolta lorda (c.d. payout) e implicano un breve lasso di tempo tra la giocata e il corrispondente evento/partita: è il caso dei c.d. apparecchi da intrattenimento (new slot e video lottery), verso i quali si concentra ormai il 54,9 per cento della spesa complessiva dei giocatori (nel 2004 era stato il 18 per cento) e il 51,7 per cento delle entrate erariali (nel 2004 era stato il 7 per cento).

 

entrateCC

 

I fenomeni di sostituzione che hanno interessato il mercato dei giochi hanno comportato un significativo ridimensionamento della resa media dell’intero settore (utili netti per l’Erario), attestatasi nel 2015 al 9,6 per cento, un terzo rispetto a dieci anni prima. E’ questo il risultato di un livello di tassazione fortemente differenziato da gioco a gioco, e della quota predominante assunta dagli apparecchi di intrattenimento che, con un’incidenza del prelievo pari al 9,3 per cento, finiscono per condizionare il gettito dell’intero settore. Peraltro, va aggiunto, la progressiva saturazione del settore e la crescente sensibilità per le “perdite” economiche e sociali che la diffusione delle nuove tipologie di gioco possono determinare, sembrano suggerire che i risultati di gettito assicurato dal settore difficilmente potranno essere superati nel prossimo futuro.

 

I proventi da giochi

Nel 2015, le entrate da giochi hanno fatto registrare una significativa crescita (6 per cento) rispetto all’anno precedente, ritornando – dopo un quinquennio segnato da ripetute flessioni – al massimo livello di gettito (8,8 miliardi) toccato nel 2009. Tale risultato trova corrispondenza in un aumento della “raccolta lorda” (il volume d’affari del settore) che, superando gli 88 miliardi, ha arrestato la tendenza decrescente affermatasi nel biennio 2013-14, facendo segnare un +44 per cento rispetto al livello registrato nel 2010

Ma più che la crescita delle giocate, un ruolo decisivo sulla dinamica delle entrate l’ha esercitato la politica fiscale che, soprattutto a partire da 2012, ha prodotto una serie di misure a sostegno del gettito. In particolare, si sono registrati:

  1. a) “ordinari” aumenti di aliquote che, in particolare nel caso degli apparecchi di intrattenimento con vincite in denaro, hanno visto l’aliquota del prelievo erariale unico (PREU) crescere di oltre un punto (dall’11,8 per cento del 2012 al 13 per cento del 2015) per le “new slot” (AWP), e più che raddoppiarsi (dal 2 per cento del 2011 al 5 per cento del 2015) per le “Video Lotteries Terminal” (VLT).
  2. b) forme di prelievo aggiuntivo, come quello, introdotto a partire dall’1 gennaio 2012, della tassazione del 6 per cento sulla parte delle vincite eccedenti i 500 euro. Da esso sono derivate maggiori entrate pari a 300 milioni per gli anni 2012 e 2013, 320 per l’anno 2014 e 370 milioni per il 2015;
  3. c) prelievi “straordinari”, come quello introdotto dalla legge di stabilità per il 2015, che ha previsto la riduzione, a decorrere dall’anno 2015, dei compensi destinati ai concessionari e ai gestori degli “apparecchi da intrattenimento”, per un importo complessivo pari a 500 milioni.

 

Al netto di tali “spinte normative”, si può stimare che il gettito acquisito dall’Erario nel 2015 sarebbe stato inferiore di almeno un miliardo, a testimonianza di un profilo decrescente in atto dal 2012. I risultati del 2015 confermano, da un lato, il consolidamento dell’affidabilità di una fonte di entrata che sembra aver perduto la sua tradizionale connotazione di aleatorietà; anche se – va aggiunto – la relativa saturazione del settore fa ritenere che gli esiti del passato difficilmente potranno essere superati nel prossimo futuro. Dall’altro, la tendenza ad una progressiva diminuzione della resa media dei giochi, in termini di utili netti per l’erario (grafico 3.4), accompagnata da una riduzione dei costi netti di gestione (gravati da aumentati oneri di concessione), a fronte di un significativa crescita (dal 77 all’80,6 per cento nell’arco di un triennio) della quota di raccolta lorda ritornata ai giocatori sotto forma di vincite

 

andamento giochi

 

Si tratta di una tendenza che merita sicuramente ulteriori approfondimenti, ma che in larga parte si spiega alla luce della spinta ad accrescere il volume delle entrate nette da giochi come alternativa all’aumento della pressione fiscale, facendo affidamento, anche in materia di giochi, su logiche e metodologie gestionali di tipo industriale: dagli sforzi per interpretare la domanda di gioco, alle segmentazioni del mercato ed all’arricchimento ed al sistematico rinnovo del portafoglio prodotti, alla distribuzione dell’offerta sul territorio attraverso l’impiego dell’istituto delle concessioni.

 

Peraltro, va sottolineato come tali andamenti siano il riflesso di un progressivo mutamento nelle scelte dei consumatori, più orientati verso tipologie di gioco che assicurano un’elevata percentuale di redistribuzione ai giocatori della raccolta lorda (c.d. payout) e implicano un breve lasso di tempo tra la giocata e il corrispondente evento/partita: si tratta, nella specie, dei menzionati apparecchi da intrattenimento (new slot e video lottery), verso i quali si concentra ormai il 54,9 per cento della spesa complessiva dei giocatori (nel 2004 era stato il 18 per cento) e il 51,7 per cento delle entrate erariali (nel 2004 era stato il 7 per cento)

 

La rilevanza dei fenomeni di “sostituzione” che caratterizzano il mercato dei giochi, nei quali lo sviluppo di un settore si accompagna alla contrazione di altri, emerge in tutte le sue dimensioni confrontando l’andamento dei giochi tradizionali con quelli di recente introduzione. I primi mostrano (tavola 3.5) una progressiva perdita di interesse, segnando in un decennio progressive perdite di quote di mercato: è il caso, in particolare, del lotto (passato dal 47,2 per cento all’8 per cento delle giocate totali), del superenalotto (sceso dal 7,4 per cento all’1,2 per cento) e dei giochi a base ippica (la cui raccolta è crollata dall’11,7 per cento allo 0,7 per cento). Per contro, i giocatori si sono indirizzati in misura massiccia sugli apparecchi di intrattenimento (AWP e Video lotterie), che nel 2015 esprimono una quota del mercato dei giochi dell’ordine del 55 per cento, a fronte del 18,1 per cento conquistato nell’anno di introduzione (2004).

I fenomeni di sostituzione che hanno interessato il mercato dei giochi hanno comportato un significativo ridimensionamento della resa media dell’intero settore (utili netti per l’Erario), attestatasi nel 2015 al 9,6 per cento, un terzo rispetto a dieci anni prima. E’ questo il risultato di un livello di tassazione fortemente differenziato da gioco a gioco, e della quota predominante assunta dagli apparecchi di intrattenimento che, con un’incidenza del prelievo pari al 9,3 per cento, finiscono per condizionare il gettito dell’intero settore. Tali evidenze consentono di spiegare un risultato di sintesi apparentemente paradossale:

fra il 2010 e il 2015, nonostante un aumento delle giocate dell’ordine di 27 miliardi (+44 per cento), l’utile erariale ha segnato una caduta dell’ordine di 300 milioni (-4 per cento). E, nel più ampio arco temporale 2004-2015, per ottenere un aumento di 1,15 miliardi del gettito da giochi (+15 per cento), il valore delle giocate è dovuto crescere di 63,5 miliardi (+256 per cento): con un’elasticità dello 0,06 per cento!

Nell’economia dei risultati conseguiti dal settore dei giochi va, peraltro, tenuto conto – accanto alle entrate assicurate – anche delle “perdite” economiche e sociali che la diffusione delle nuove tipologie di gioco possono determinare. Ci si riferisce, in particolare, alle frequenti situazioni di dipendenza dal gioco (ludopatia), la cui gravità non appare certamente meno rilevante delle tradizionali dipendenze da alcol e droga. E non meno preoccupanti risultano i fenomeni di infiltrazione nel settore da parte delle organizzazioni criminali. Una deriva, questa, che non sembra limitata soltanto al gioco illegale, il cui contrasto non può avere naturalmente esitazioni, ma che in ripetuti casi si è estesa – analogamente a quanto è avvenuto anche in altri settori economici, quali quelli della compravendita di oro usato – anche al perimetro delle attività legali, con il precipuo fine di pervenire al riciclaggio dei proventi derivanti da attività illecita.

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