“Numerosi Paesi esteri hanno rilasciato concessioni sull’online e questo ha condotto molti operatori ad offrire i loro prodotti anche agli utenti italiani provocando di conseguenza l’aumento delle possibilità di andare
“Numerosi Paesi esteri hanno rilasciato concessioni sull’online e questo ha condotto molti operatori ad offrire i loro prodotti anche agli utenti italiani provocando di conseguenza l’aumento delle possibilità di andare nella zona grigia. Questo è un importante problema per il fisco – ha dichiarato il viceministro all’Economia Enrico Zanetti intervenendo al convegno ‘Gaming e Fiscalità’ a Roma.
“La Guardia di Finanza ottiene buoni risultati nonostante le difficoltà nel rilevare e bloccare questo tipo di offerta. Si cerca sempre di non entrare in conflitto con le leggi internazionali.
Sul fronte dei controlli tendiamo ad avere coraggio e aggressività ma dovremmo occuparci con maggior attenzione ai grandi gruppi internazionali, tuttavia ritengo che si potrebbe fare molto di più contro l’evasione internazionale. Sarà interessante fare il punto del percorso normativo e questo è l’anno giusto per una normativa anti-elusione dedicata al settore giochi.
La possibilità di introdurre nell’online una ‘digital tax’ potrebbe essere un tentativo per cercare di eliminare queste zone grigie”.
Domenico Chindemi, della Commissione Tributaria della Regione Lombardia e consigliere della Corte di Cassazione, intervenendo al dibattito ha dichiarato che “La Cassazione ha emesso sentenze abbastanza univoche sul gioco online, sicuramente possiamo dire che l’univocità delle pronunce aiuta. Internet crea l’immaterialità del reddito e queste società riescono a spostare denaro all’estero con facilità. Questo discorso applicato al gioco d’azzardo vale anche per il commercio e lo Stato dovrebbe preoccuparsi di tassare anche chi vende online dall’estero. Il primo obiettivo deve essere tassare l’online e successivamente tassare il commercio anche nel paese in cui avviene la vendita, un po’ come accade con le piattaforme petrolifere.
La legge di stabilità ha dato un forte contributo definendo le aziende con ‘stabile organizzazione’, definendo una sede e permettendo di applicare un’imposta. Occorre quindi contrastare l’evasione applicando la stabile organizzazione e tassando con legge internazionale”.
“Più banalizziamo il problema più arriviamo alla soluzione, dove si conclude il contratto si deve pagare. Questo – ha dichiarato Maurizio Greco, Avvocato dello Stato presso Avvocatura Generale, componente del comitato scientifico Lexandgaming – elimina molti problemi ed è alla radice delle nostre azioni.
Sulla stabile organizzazione di operatori stranieri, è stata fatta una ricerca di quanti punti vendita hanno in Italia e quanto sono all’estero. Un’indagine del genere aiuterebbe a distinguere Google (operatore straniero) da operatori italiani che hanno il “mantello” da operatore straniero. Questo potrebbe aiutare e grazie alla collaborazione con altre forze di polizia. Abbiamo una serie di scandali, recente lo scandalo delle scommesse in Germania, in tutte le nazioni. Gli scandali scommesse inoltre sono di solito nelle piccole serie (caso recente serie B) perché c’è maggiore possibilità di essere meno notati.
Sulle norme: lo Stato può fare interventi seri, ma sta poi al giudice applicare concretamente le norme astratte”.
Per Francesco Sisani, “Un metodo per tassare un Centro trasmissione dati è quello di vedere il traffico economico medio della provincia ed evincere da questo il dato presumibile del centro singolo.
Sull’Iva emergono spesso comportamenti scorretti. Coloro che operano per bookie esteri usano metodi evasivi, dato che fatturano “all’estero” non sono soggetti a iva che è corretto, ma quando poi si controlla bene si capisce che non è una “mera trasmissione dati”. Quindi c’è un’azione fattiva, la stampa della ricevuta (che è passibile di tassazione), raccolta delle somme e pagamento della vincita. Fasi essenziali, quindi c’è effettiva azione.
A livello normativo è chiaro, si gioca sul codice Ateco e sull’assenza del requisito di territorialità e su questo si “liberano dalla tassazione”.
“Nei confronti degli operatori del gaming abbiamo sentito bruttissime definizioni, tipo: ‘stato biscazziere; semplicemente nel gioco esistono mascalzoni come in tanti settori’. Il punto di gioco non è il luogo centrale di riciclaggiodel denaro, ma è soprattutto un luogo di controllo del territorio.
Non mi spaventano tanto i paradisi fiscali, quanto i paradisi normativi, dove una persona può fare quello che gli pare ha dichiarato Ranieri Razzante, Presidente AIRA – Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio.
I dati ci dicono che sul fronte della prevenzione c’è un aumento e le norme vengono rispettate. Lo strumento è la segnalazione delle operazioni sospette che aiutano a identificare i soggetti indesiderabili. Le banche sono un altro presidio fondamentale perché hanno un ruolo fondamentale per bloccare conti “allegri”. Quindi sulla prevenzione del riciclaggio sono ottimista”.
“La CE in assenza di una disciplina armonizzata gli Stati membri hanno molta discrezionalità, ma è chiaro che gli interessi fiscali non sono considerati come legittimi se servono a incrementare solo le casse dell’Erario attraverso il gioco. L’Europa – ha affermato Alessandra Fratini, avvocato European Lawyer – nei suoi principi non legittima che si possa incentivare un’attività potenzialmente dannosa solo per gli introiti erariali.
“Eventuali effetti collaterali (così li chiama la Corte di Giustizia europea) sono una conseguenza accessoria”, “sono utilizzabili per azioni utili”.
PressGiochi
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