Con il lodevole intento di estirpare la piaga del gioco d’azzardo patologico, negli anni 2010 e 2012 la Provincia autonoma di Bolzano ha emanato due leggi modificative ed integrative delle
Con il lodevole intento di estirpare la piaga del gioco d’azzardo patologico, negli anni 2010 e 2012 la Provincia autonoma di Bolzano ha emanato due leggi modificative ed integrative delle disposizioni in materia di pubblici esercizi e di quelle in materia di pubblico spettacolo. Le leggi n°13 del 2010 e n°17 del 2012 – scrive Agostino Navarro sull’Huffington Post.it – hanno reso la Provincia altoatesina antesignana nell’attuazione della “prevenzione logistica”, principio per il quale tra i locali dove sono installati apparecchi da gioco con vincita in denaro e determinati luoghi di aggregazione e/o permanenza di fasce vulnerabili della popolazione, deve intercorrere una distanza minima.
La legge provinciale del 2010 ha fissato la distanza minima in 300 metri. Tra i cosiddetti “luoghi sensibili” sono stati annoverati scuole, centri giovanili, strutture sanitarie e socio-assistenziali oltre ad altri luoghi individuati con successive deliberazioni di Giunta provinciale (per qualche tempo, salvo poi correggere il tiro, addirittura le fermate degli autobus!).
Il combinato disposto delle due leggi provinciali ha determinato che: gli apparecchi con vincita in denaro collegati alla rete telematica dell’Agenzia dei Monopoli (newslot e videolotteries) e installati alla data del 31 dicembre 2010 presso locali sottodistanza, sono stati rimossi entro il 31 dicembre 2012; le sale giochi ospitanti i suddetti apparecchi leciti, autorizzate al 31 dicembre 2010 e situate sottodistanza, si sono viste fissare il termine di decadenza dell’autorizzazione alla data del 31 dicembre 2015.
Quali frutti sta raccogliendo la comunità bolzanina dalla semina proibizionista verso il gioco lecito messa in campo dall’Amministrazione provinciale? Quali sono stati i risultati del “modello Bolzano”? Il primo, perdita del gettito derivante dalla tassazione applicata al volume delle giocate effettuate su newslot e videolotteries. All’Alto Adige, grazie allo Statuto di autonomia, possono ritornare i nove decimi del prelievo erariale. Il secondo, messa a rischio di molteplici posti di lavoro tra tecnici degli apparecchi e personale impiegato nelle sale da gioco. A dicembre scorso, si è tenuta una manifestazione sotto il palazzo della Provincia dal titolo “Si al gioco legale, No all’illegalità” e una mobilitazione sui social network all’insegna dello slogan #BastaProibizionismo. Il terzo, diffusione del gioco illegale in quanto, come scritto dall’avvocato Geronimo Cardia, “ogni tempo o spazio sottratto all’offerta di gioco legale è tempo e spazio messo a disposizione della divulgazione illegale per soddisfare una domanda di gioco che comunque esiste“.
Bolzano ha subito il propagarsi del fenomeno “totem illegali“: apparecchi che offrono servizi e giochi promozionali senza garantire alcuna tipologia di tutela per gli utenti-giocatori. Sul fenomeno dei totem illegali notevole è stata l’attività dell’ex consigliere comunale della Lega Nord Luigi Nevola e dell’associazione “La Sentinella” che, battendo a tappeto l’intera città di Bolzano, hanno messo in evidenza come questi apparecchi avessero preso il posto delle newslot lecite da subito dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di rimozione previsto per queste ultime dalla legislazione provinciale.
Il quarto, aumento del numero dei giocatori patologici. Dal 2010 al 2014 il numero dei “malati d’azzardo” presi in cura dai servizi ambulatoriali è passato da 139 a 297. Tali dati sono stati forniti da Marta Stocker, assessore alla salute della Provincia autonoma di Bolzano, in un’intervista apparsa su PressGiochi nel giugno 2015.
I risultati del “modello Bolzano” sono questi. Il fallimento del modello proibizionista nei confronti del gioco legale è stato riconosciuto da una pluralità di studiosi e di esperti.
PressGiochi