I senatori dell’Italia dei Valori Alessandra Bencini, Maurizio Romano ed altri chiedono al MEF e al Ministro dell’interno di affrontare il problema del gioco d’azzardo, socialmente diffuso e praticato tramite
I senatori dell’Italia dei Valori Alessandra Bencini, Maurizio Romano ed altri chiedono al MEF e al Ministro dell’interno di affrontare il problema del gioco d’azzardo, socialmente diffuso e praticato tramite macchine, mutuando l’esperienza norvegese, quindi mettendo al bando le slot machine per come sono oggi diffuse in Italia.
“Nelle regioni a minor reddito si ha mediamente una maggiore percentuale di spesa per gioco d’azzardo e più del 50 per cento dei giocatori patologici è disoccupato. Se si tiene conto, poi, dei costi sociali, non quantificabili, ricadenti sulla salute e sull’economia delle famiglie, è facile constatare una palese contraddizione con i principi costituzionali.
Dato molto preoccupante – spiega Bencini – è l’emersione del coinvolgimento della criminalità organizzata nel mondo del gioco d’azzardo; così come ancora più sconcertante appare la circostanza per la quale l’illegalità sia, oramai, strettamente legata al gioco legale. Viene quindi meno, in modo evidente, l’assunto secondo il quale il gioco legale contrasterebbe quello illegale. Quanto detto è altresì confutato nella relazione finale redatta nella XVI Legislatura dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
NORVEGIA – Di fronte della proliferazione incontrollata di slot machine e giocatori d’azzardo, la Norvegia ha optato per una decisione politicamente rilevante, la quale si è rivelata proficua divenendo un esempio praticabile anche in altri Stati. Al riguardo, nello specifico, la Norvegia ha messo al bando, nel 2007, tutte le “macchinette” dal proprio territorio, incontrando il parere favorevole dell’Europa, la quale, infatti, non ha considerato la scelta come contraria alle norme comunitarie.
Nel 2005, secondo i dati delle autorità norvegesi, il 22 per cento dei cittadini (1.100.000) dichiarava di aver giocato alle slot machine nei 12 mesi precedenti. Nel 2010, i norvegesi che dichiaravano di aver giocato d’azzardo on line o a uno dei nuovi terminali nel frattempo installati era sceso al 2 per cento. Alla luce di tale situazione, il Governo norvegese ha risposto mettendo fuori legge (dal 1 luglio 2007) tutte le slot machine attive sul territorio. La decisione intrapresa dal Governo norvegese non è stata di facile attuazione, anche in virtù del fatto che, dal 2003, la “Norsk Tipping”, azienda di Stato “per le lotterie”, aveva il monopolio nella gestione delle macchinette così come pendevano, sul punto, una serie di ricorsi in sede europea. Tuttavia, a seguito della decisione del Governo norvegese sulle slot machine (che sono macchine autonome, non controllabili, il cui “gioco” è stabilito in totale indipendenza da macchina a macchina e, di conseguenza, infinitamente manipolabile), in particolare dal gennaio 2009, la “Norsk Tipping” ha iniziato a installare terminali di gioco connessi a un server centrale, controllati nell’accesso, nella velocità, nella legalità e nella durata del gioco stesso. Successivamente a tali azioni governative, il fenomeno del rapporto malsano tra uomo e “macchina” ha cambiato del tutto i connotati, divenendo meno drammatico.
Nello specifico, – continua Bencini – le slot machine norvegesi messe al bando nel luglio del 2007 avevano caratteristiche molto simili a quelle oggi presenti in Italia: il limite di età era di 18 anni (in molti Paesi, al contrario, si preferisce alzare il limite a 21 anni); nessun limite di spesa stabilito dalle regole generali; nessuna pausa obbligata tra una partita e l’altra; nessuna possibilità di introdurre limiti di spesa e tempo da parte del giocatore (autoregolamentazione); giocata di 1,25 euro (oggi in Italia è di 1 euro a partita); durata della partita 1,5 secondi (oggi in Italia è di 4 secondi frazionabili, il che riduce la partita a 1 secondo); vincita massima di 250 euro; nessuna macchina era collegata a un server centrale; distribuzione libera sul territorio.
ITALIA – In Italia, oggi, vi sono 380.000 slot machine su una popolazione complessiva di 60 milioni di abitanti. Fatta la proporzione, in Italia siamo in rapporto più che doppio rispetto a quello, già problematico, della Norvegia, prima del 2007;
per affrontare un tale problema, occorre in primis, ed imprescindibilmente, porsi il dilemma in termini corretti e proficui. Basti, infatti, pensare che nel 2005 i norvegesi che dichiaravano di giocare on line su siti esteri corrispondevano al 3 per cento della popolazione ed al 4 per cento nel 2010. Da queste percentuali, gli analisti hanno tratto la conclusione che, nel passaggio dalla fase liberista a quella del divieto, non si è registrata alcuna “migrazione” dei giocatori dalle slot machine all’azzardo on line. Ne consegue, pertanto, che il proibizionismo non ha generato alcun disvalore, ma tutt’altro.
Occorre, dunque, considerare che la retorica messa in campo dalle imprese del settore, che investono energia e denari per nascondere che quella domanda di gioco è in realtà una domanda fortemente indotta e innescata esternamente attraverso procedimenti che vanno dall’induzione leggera attraverso tecniche di neuromarketing alla costruzione di dipendenze, consiste proprio nel ritenere, o meglio indurre a ritenere, che esista un segmento più o meno grande della popolazione dedito alla passione del gioco e che l’offerta di azzardo sia solo una risposta alla domanda che “naturalmente” emergerebbe dai giocatori;
ed ancora, è noto come la teoria ridondante dell’apertura, e non invece del proibizionismo, si fonda, quasi sempre, sull’attenuante della lotta alla criminalità. Ed infatti, se è pur vero che il problema della criminalità è forte nel settore in esame, è altrettanto vero che le “legalizzazioni” finiscono inevitabilmente per offrire a quella stessa criminalità strumenti operativi nuovi per proseguire il medesimo business in forma perfettamente “legale”;
in Norvegia (così come in Finlandia), l’esistenza di un monopolio statale e l’assenza di concessionari privati (in Italia è oramai considerata la norma, attraverso il sistema delle concessioni) offrono un argine più solido al fenomeno. Il business della “Norsk Tipping” è legato essenzialmente alle lotterie; nel 2005, il 59 per cento del suo giro d’affari era dato dalle slot machine, mentre nel luglio del 2007, alla data della messa al bando delle stesse, il giro d’affari era già sceso al 39 per cento. Oggi, – conclude l’IDV – i nuovi terminali installati in Norvegia sono 2.750, in 1.200 luoghi e le regole per giocare hanno caratteristiche del tutto diverse da quelle precedenti.
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