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Stabilità 2016, parola ai produttori (2° parte): tutto troppo in fretta, ma il lancio di nuove schede dà stimolo ai giocatori

La Stabilità 2016 vivrà il suo primo momento di verifica “collegiale” nel corso dell’Enada Primavera, che è ormai alle porte. Ciò non toglie che il dibattito fra i vari attori

04 Marzo 2016

La Stabilità 2016 vivrà il suo primo momento di verifica “collegiale” nel corso dell’Enada Primavera, che è ormai alle porte. Ciò non toglie che il dibattito fra i vari attori della filiera prosegua a ritmo costante, anche perché sono costretti a confrontarsi quotidianamente con problematiche di vario tipo, molte delle quali –neanche a dirlo – inattese. Come per l’appunto quella che abbiamo esaminato qualche giorno fa con alcuni produttori relativamente alle smart card. Ora, con gli stessi interlocutori, andiamo ad esaminare la realtà del momento da una prospettiva più ampia, procedendo analogamente a quanto fatto, qualche tempo fa, con i gestori.

 

Stabilità 2016, parola ai produttori: il problema ‘smart card’ sta paralizzando la filiera!

 

Qual è il vostro giudizio sulla Stabilità 2016?

Paolo Dalla Pria: “Considerando che lo Stato ha bisogno di soldi non c’era altra soluzione. In questo caso l’onere si riversa sui consumatori finali, come avviene per qualsiasi altra cosa, vedi i tabacchi o i carburanti. Ciò non toglie che sarebbe stato meglio se ai gestori avessero lasciato almeno un 1% per affrontare il ricambio tecnologico, e soprattutto se fosse stato previsto un periodo di almeno 6 mesi per permetterci di organizzarci. Allo stato attuale, infatti, dobbiamo sopportare una perdita netta minima del 5%. Pur essendo produttore, infatti, a fine febbraio nel mio noleggio ero riuscito a sostituire poco più del 10% del parco macchine.

“Veniamo da un 2015 devastante – afferma Ettore Baldazzi – dove tanti produttori sono stati costretti a chiudere. Adesso, con le novità portate dalla Stabilità, credo che lo Stato abbia trovato la strada giusta, rispetto a quella percorsa nel 2015, perché ora almeno, c’è una proporzionalità fra imposta e volume di gioco. Il guaio è che non ci hanno dato il tempo per organizzarci, e questo può essere visto come un modo subdolo per recuperare ulteriore gettito.”

Anche per Renzo Terrabusi la mancanza di un periodo transitorio è l’aspetto peggiore di questa Stabilità. “La legge ha messo i gestori nelle peggiori condizioni, perché se non si cambiano in fretta le schede, in 6 mesi si finirà col pagare un’altra addizionale, sebbene questa sia stata annullata. Il problema principale è proprio questo: mentre col passaggio al 74% ci hanno dato tutto il tempo per coprire gli investimenti, qui ci obbligano a fare tutto e subito. Ma è impossibile!

Personalmente, me la prendo soprattutto con il sottosegretario Baretta, che sta collezionando disastri a catena. Nel 2015 voleva 500 milioni in più dal settore e ne ha incamerati si e no la metà, generando altresì tutta una serie di contenziosi che chissà quando si risolveranno. Adesso, come ho detto, pretende di recuperare quei 500 milioni in altra forma, che è la più sbagliata che possa esserci. Come si fa ad imporre un cambio macchine così rapido se nessuno o quasi è in grado di affrontarlo? Così si fa saltare un po’ alla volta il sistema del gioco legale, che stava funzionando. E a guadagnarci saranno i clandestini”.

 

In linea con tutte le altre è l’opinione di Franco Carboni: “E’ una Stabilità che cancella l’errore commesso con la precedente. Per noi produttori è l’occasione per rimetterci in moto, dopo una lunga fase di bonaccia, mentre per quanto riguarda i gestori – al di là dei risvolti negativi che è facile rilevare – c’è perlomeno il vantaggio di poter disporre di una marea di giochi nuovi, che è un elemento di traino notevole per il mercato.”

Per chiudere, il parere di Gabi Dumitrascu: “Non credo che questa Stabilità abbia altro fine se non quello di reperire una quota maggiore di gettito e con più possibilità di riuscirci rispetto alla tanto discussa addizionale da 500 milioni. Tutto il resto lo verificheremo strada facendo”.

 

 

Ritenete che l’abbassamento della percentuale di vincita al 70% inciderà negativamente sulla raccolta?

I nostri interlocutori sono tutti d’accordo: questa decurtazione non sarà causa di disaffezione da parte dei giocatori e pertanto il flusso delle giocate dovrebbe mantenersi sui livelli attuali.

Nello specifico, Baldazzi afferma: “Non credo che la raccolta ne risentirà in negativo, così come non ebbi riscontri positivi quando sperimentai, nel corso del 2015, una scheda al 78%”.

Terrabusi è addirittura soddisfatto per come stanno andando i nuovi titoli al 70%: “A mio avviso l’abbassamento del payout non inciderà sulla raccolta, in quanto, grazie ai respin e ai bonus, i giocatori continueranno a divertirsi e a vincere come prima. Anzi, posso dirvi di più, le schede che abbiamo omologato al 70% nel nostro noleggio di Romagna Giochi stanno rendendo più delle altre, proprio grazie agli accorgimenti che abbiamo studiato per aumentare l’intrattenimento e al motore di pagamento che bilancia le vincite e le perdite. Non solo, abbiamo previsto anche una fase bonus di abilità vera. Ma questo non significa che, alla fine, vengono premiati solo i migliori, perché, come ho appena detto, ci sono dei meccanismi che premiano tutti. Cosa voglio dire in sostanza? Che la Dea è sì bendata, ma è democratica, tenendo conto di quello che si è giocato. Nei giochi a lotteria tipo le Vlt, invece, non funziona così: il sistema estrae delle combinazioni per tutti i terminali collegati, senza tener conto di dove viene fatta la giocata vincente.

Anche la Cristaltec sta ottenendo analoghi riscontri: “Dai test che abbiamo fatto coi primi titoli al 70% omologati – dichiara Carboni – la raccolta è salita mediamente del 15%. Pero non sappiamo ancora se questo è l’effetto di titoli ben congegnati oppure del fascino della novità. Quindi, un riscontro più attendibile potremo averlo solo nel corso del tempo. Ma il sospetto che possa essere solo un effetto temporaneo nasce dal fatto che, nel nostro caso, la scheda del tutto nuova prevale su quella che è stata riprogrammata”.

Conferme pure da Gabi Dumitrascu: “I giocatori possono accorgersi della riduzione del payout solo alla fine del ciclo. Quello che ho notato è che in classifica è che i giochi nuovi sono avanti anche rispetto ai titoli al 74%. Ciò dimostra che a prescindere dalle modifiche normative il mercato necessita di un costante ricambio”.

Dalla Pria:“Il giocatore non avverte la differenza, perché il senso del tempo trascorso, a parità di spesa, rimane lo stesso, grazie al fatto che nelle nuove schede è aumentata la frequenza delle vincite e quindi c’è più rigioco.

 

Tenendo presenti le attuali difficoltà economiche dei gestori, quali strategie commerciali avete deciso di attuare per venire loro incontro?

Partiamo da Gabi: “L’Elettronica VideoGames ha realizzato 7 titoli al 70% – basati sul nostro hardware, ormai pienamente affidabile dopo tre anni di lavoro – tra cui due del tutto nuovi, Casino Cha ChaCha e Jungle King. Con questo nuovo panorama di offerta potremo anche andare a riprogrammare 11 dei titoli già presenti sul mercato. Poi ce ne sono altri in arrivo. Ci siamo mossi bene e per tempo, facendoci trovare pronti per il primo giorno utile per le omologhe.

Per quanto riguarda le strategie commerciali, dobbiamo innanzitutto far presente che l’80% dei nostri prodotti passa attraverso i distributori ufficiali, quindi è a loro che compete il rapporto col cliente; il restante 20% è costituito da nostri vecchi clienti coi quali abbiamo un ottimo rapporto fiduciario. E’ logico che quando si presentano situazioni come questa, in cui si deve cambiare tutto un parco macchine, bisogna andare sul sicuro, anche per poter affrontare con tranquillità il lavoro futuro.”

Questa la linea della Nazionale Elettronica: “Per venire incontro al mercato – dice Renzo Terrabusi – abbiamo tenuto i costi più bassi possibile, con possibilità di pagamenti agevolati. Però, bisogna sottolineare che in un mese, 40 giorni al massimo, le nostre schede al 70% si ripagano. In linea generale, mi sembra che stia prevalendo il buon senso: tutte le aziende di produzione stiano lavorando bene, senza esagerare coi prezzi.

Carboni non si discosta dagli altri “opinionisti”: “La cura del cliente è un principio che prescinde dalle situazioni contingenti e che richiede, innanzitutto, la capacità di offrire un panorama variegato di prodotti, di affrontare insieme le singole problematiche e di garantire un adeguato servizio post vendita. Anche noi saremo in fiera con diverse novità e, come sempre, cercheremo di dare la giusta enfasi alla nostra tradizione e professionalità, che negli anni ci ha consentito di creare un proficuo rapporto sinergico con un numero crescente di gestori”.

Ed eccoci a Paolo Dalla Pria:“Stiamo lavorando alacremente e in fiera ci presenteremo con 8 nuove schede, tutte omologate; per scelta, non abbiamo puntato sull’upgrade di titoli preesistenti, anche se di successo, come è il caso della Ulisse, ma su giochi del tutto nuovi.

Strategie commerciali particolari non ne abbiamo; pure noi abbiamo tante spese e non possiamo andare all’avventura. Però, ai clienti coi quali abbiamo un rapporto di lunga data concediamo delle dilazioni nei pagamenti, e questa è una politica che attuiamo da sempre.

 

Ettore Baldazzi “Non abbiamo rinunciato alla nostra politica di offrire al cliente un ampio ventaglio di opportunità. Abbiamo infatti 28 schede omologate, su nostri progetti o di altri produttori, fra cui Bar Sport, King Valley C, Doblone, Vampire, Ettore e Dado è Tratto.

L’unica cosa che posso fare è cercare di procurare al cliente quel che gli serve e di mantenere prezzi onesti, senza calcare la mano. Di più non posso fare per aiutare il sistema, perché, come dicevo prima, vengo da un anno drammatico. Dal punto di vista dei gestori, naturalmente, la modifica del comma 6A rappresenta un bel peso, ma bisogna comunque osservare che durante l’anno mediamente un 30% di apparecchi viene cambiato fisiologicamente, e comunque nei bar piccoli non è necessario procedere alla sostituzione immediata della macchina”.

 

Quale futuro per i gestori?

Terrabusi non ha certezze assolute: C’è una volontà precisa nel distruggere il settore? Io credo sempre nella buona fede, quindi, in tal caso, penso che il tutto sia frutto dell’ignoranza. Poi, se dietro c’è qualche potere forte non saprei. Il gestore, se non lo mortificano, non morirà. Ma se spingi la gente al peggio, poi è inevitabile che qualcuno comincerà a comportarsi male”.

Paolo Dalla Pria è forse il più ottimista: “Non credo che ci sia la volontà di far sparire il gestore, anche perché sono convinto che chi è organizzato bene ce la farà. La sua forza è nel presidio del territorio, che nessun concessionario è in grado di svolgere. In prospettiva, i gestori devono aggregarsi e diventare titolari dei nulla osta, sia delle macchine presenti che di quelle future. Se riusciremo a fare gruppo – ed io sto lavorando proprio su questo, tramite Sapar Service – potremo diventare un soggetto forte e credibile come lo Stato stesso vuole e confrontarci coi concessionari dettando le nostre condizioni. In altri termini, i gestori, e in particolare i piccoli, devono convincersi che la forza contrattuale si ottiene solo attraverso l’unità, e più precisamente con un raggruppamento di imprese che si interfacci coi concessionari stessi. Per dirla in un motto: dobbiamo salvare i piccoli facendoli diventare grandi, facendo si che ognuno mantenga la sua indipendenza economica”.

Secondo Carboni “resteranno in vita solo i grandi gruppi. Salvare i piccoli è estremamente difficile a queste condizioni. Per quanto noi si possa fare per venirgli incontro, non tutti possono tenere botta a questo cambio radicale”.

Baldazzi ravvisa qualche spiraglio: “Alcuni gestori stanno cedendo l’attività, è vero, e questo fenomeno somiglia un po’ a quello a cui abbiamo assistito negli anni ’80, quando il sorgere dei centri commerciali ha assorbito i negozi tradizionali. D’altra parte, restando nel nostro settore, penso che di mano d’opera sul campo ce ne sarà sempre bisogno; quindi il comparto non è destinato a scomparire”.

 

Dumitrascu rimanda il discorso all’anno venturo: “Dipende tutto dai decreti sulle Awp remote. Da quello che sento, le caratteristiche di base rimarranno invariate, anche perché sarebbe assurdo ammettere negli esercizi pubblici apparecchi che danno grosse vincite e jackpot. Ma la chiave è: chi gestirà la piattaforma da remoto e di chi saranno i titoli concessori? Inoltre, c’è sempre il timore che quanto è scritto sulla carta, cioè che con le macchine attuali si potrà andare avanti fino al 2019 non sarà poi rispettato; ovvero, che i gestori saranno costretti ad accelerare il ricambio con gli apparecchi di nuova generazione”.

 

Come prevedete che saranno configurate le AWP remote?

“E’ una nuova sfida che dovremo affrontare – sostiene Franco Carboni -. Chi ha le idee chiare e il potenziale tecnologico per affrontarla potrà restare in corsa e trovare un’importante fonte di business. Non credo che ricalcheranno lo schema Vlt, perché il loro impatto sarebbe eccessivo, anche tenendo presenti le azioni dell’opinione pubblica nei confronti del settore”.

“Anche per me – sono parole di Baldazzi – le AWP remote non potranno somigliare alle Vlt, in quanto per installarle in un comune esercizio servirebbe troppa tecnologia.”

Terrabusi: “prima di tutto, ritengo improbabile che tutto possa essere pronto per l’inizio dell’anno prossimo. E comunque poi non penso che saremo costretti a rottamare tutto quel che abbiamo. Voglio ancora sperare nel buon senso e cioè che la nuova generazione di apparecchi ci permetta di recuperare gli investimenti fatti ora”.

L’opinione di Gabi Dumitrascu l’abbiamo già recepita con la domanda precedente, perciò possiamo andare a concludere con il Dalla Pria-pensiero. “ Nessuno può sapere, oggi, come saranno strutturate le Awp remote, ma stando a quanto è scritto nella legge non ho motivo di dubitare che le macchine resteranno così come sono, con la differenza che i giochi saranno scaricati da un server, e per me questo è anche un bene, dato che gli aggiornamenti saranno molto più veloci se non istantanei, e a costi irrisori. Se poi dobbiamo ragionare sul fatto che la classica produzione di schede andrà a morire, personalmente non me ne preoccupo più di tanto, avendo già in casa un server in grado di svolgere tali funzioni; poi vedremo come raccordarci coi concessionari. A prescindere da ciò, sono d’accordo anch’io nell’affermare che l’ingresso delle macchine di nuova generazione a partire dall’anno prossimo – ammesso che sia effettivamente realizzabile , e personalmente ho dei seri dubbi – comprometterà ulteriormente la stabilità già precaria del settore. La cosa giusta da fare sarebbe quella di rimandare il tutto alla scadenza delle concessioni attive, vale a dire al 2023”.

Marco Cerigioni – PressGiochi

 

 

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