13 Gennaio 2025 - 08:50

L’intelligenza del rischio: Unigioco cerca di inquadrare nella sua reale portata il problema del Gap

Dobbiamo cercare di imboccare la strada della conoscenza, della prevenzione e riformazione del problema del gioco patologico che va inquadrato nella sua reale portata. Questo lo scopo del convegno organizzato

11 Febbraio 2016

Dobbiamo cercare di imboccare la strada della conoscenza, della prevenzione e riformazione del problema del gioco patologico che va inquadrato nella sua reale portata. Questo lo scopo del convegno organizzato oggi a Roma dalla Fondazione Unigioco e annunciato dal suo presidente Ezio Filippone dal titolo ‘L’intelligenza del rischio’. Il convegno realizzato nella solenne cornice di Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, partendo dalla storia del gioco, vuole occuparsi di compulsività e dipendenza cercando di fare una fotografia, la più realistica possibile, del fenomeno GAP.

 

A ripercorrere le fasi della storia del gioco, il Prof. Giovanni Ceccarelli. “Elemento strutturale dell’azzardo – ha spiegato il professore della Facoltà di economia dell’Università di Parma – è il fatto di essere sottoposto a divieti e regole rispetto a tutti gli altri giochi. Infatti in Italia vige un divieto generale a cui poi si aggiungono delle deroghe.

Lo sviluppo della gestione del gioco da parte dello Stato è caratterizzato da diverse fasi nelle quali lo Stato passa da una fase nella quale rinuncia al proibizionismo per ottenere introiti erariali e combattere il gioco illegale alla fase nella quale, legalizzata l’attività, ci si deve occupare di risolvere i problemi derivanti da eventuali problemi di gioco eccessivo della popolazione. Domina il tema del gioco come attività sterile che conduce ad una evoluzione ciclica dell’attività che riporta al gioco clandestino”.

 

Silvia Zucconi, coordinatore Young Millenials Monitor Nomisma ha illustrato i dati dello studio sui giovani e gioco d’azzardo pubblicata a metà 2015. Zucconi ha ricordato come i giovani tra i 14 e i 19 anni delle scuole secondarie di secondo grado intervistati, si muovono in maniera rapida e veloce e questa caratteristica si rispecchia anche nelle loro attività di gioco. “Giocano – spiega Zucconi – più i maschi delle femmine. Innanzitutto i dati indicano che, nel corso dell’ultimo anno scolastico, il 54% dei giovani studenti italiani ha tentato la fortuna almeno una volta: si tratta di 1,3 milioni ragazzi. Il 10% è frequent player, ha giocato, cioè, una volta a settimana o anche più spesso. Le abitudini familiari e la pubblicità sono entrambi fattori che influiscono sull’approccio al gioco d’azzardo.

 

unigiococamera2In particolare, il 5% dei ragazzi indica “il gioco in famiglia” come prima motivazione principale che li ha spinti a giocare (il 14% individua gli amici che giocano come prima motivazione d’ingresso). Su tutte è la curiosità a esercitare il vero fattore di attrazione iniziale”.

Considerando che il 46% non gioca – ha continuato la coordinatrice -, il 35% gioca in maniera occasionale. Se andiamo a circoscrivere coloto che giocano assiduamente sono il 10% dei ragazzi che si dedicano a 1-2 giochi nella media. Nella classifica dei giochi più popolari svettano il Gratta & Vinci (durante l’anno scolastico 2014/2015 lo ha sperimentato il 38% degli studenti 14-19 anni), le scommesse sportive in agenzia (25%) e i Giochi di abilità online (20%). Rispetto al 2008 (anno della precedente indagine Nomisma sul gioco d’azzardo tra i giovani), si riscontra una perdita di appeal dei giochi “tradizionali” (Superenalotto e Lotto), a favore dei giochi a tema sportivo e dei giochi online”.

“In un settore come questo – ha concluso Zucconi – avere una piattaforma di riflessione comune che raggruppi sia operatori che giocatori, sarebbe il primo step importante per arrivare ad uno sviluppo sostenibile della filiera gioco che rappresenta un asset importante dell’economia del nostro Paese”.

 

“Spesso chi studia il mondo del gioco d’azzardo è abbandonato. Il merito della Fondazione Unigioco – ha affermato Gioacchino Lavanco, Pro rettore dell’Università di Salerno – è quello di riuscire a far incontrare chi studia sul gioco gli operatori che producono gioco. Oggi dobbiamo discutere che tipo di responsabilità ognuno di noi vuole prendersi da un punto di vista educativo, per quanto riguarda il settore gioco. Dobbiamo ricordarci che l’esperienza ludica è alla base del gioco e non possiamo eliminare questa esperienza quando ragioniamo di gioco. Abbiamo trasformato decine di comportamenti attuali in dipendenze, non penso solo al gioco d’azzardo, ma anche allo shopping, all’uso dei telefoni, ai social. Stiamo assistendo ad un proliferare di comportamenti eccessivi considerati normali, approvati ed incentivati dalla società. Dobbiamo individuare il confine tra eccessivo e non eccessivo per decine di comportamenti che abbiamo. La nostra società utilizza l’eccesso e le dipendenze per coprire le propri problematiche”.

 

 

Ad intervenire all’interessante convegno di Unigioco, anche la prof.ssa Simona Morini, docente di Teoria delle decisioni razionali e dei giochi dell’Università IUAV di Venezia che ha parlato dei cambiamenti intervenuti nel gioco d’azzardo, sul confronto tra i vecchi e nuovi rischi legati al gioco e sugli strumenti a disposizione per  fronteggiarli.

“Il gioco d’azzardo tradizionale – ha affermato Morini – quando non degenera in una patologia e non si trasforma in una professione, ha alcune caratteristiche positive. E’ una forma di socializzazione, per esempio, richiede una certa abilità e la sua casualità è manipolabile solo con l’astuzia, barando o truccando le carte. In molti Paesi però i giochi tradizionali stanno rapidamente declinando  e trasformandosi man mano che la tecnologia li porta online o crea nuove forme di gioco, come le slot machine o altre macchine da gioco.

In questo caso il gioco non è più fattore di socializzazione, ma piuttosto un passatempo solitario, all’apparenza innoquo, che genera molta più dipendenza e che può essere progettato in modo tale da causare quasi certamente dipendenza. Dà inoltre luogo ad industrie e lobbies potenti che agiscono su scala globale”.

 

“La colpa principale di questo governo e di quelli precedenti è quella di aver sempre cercato di mettere in primo piano gli aspetti erariali piuttosto che quelli sanitari e non occuparsi del grave problema della dipendenza da gioco” spiega Paola Binetti di AP.

Per l’onorevole firmatario della legge sulla cura e prevenzione del Gap, “Il governo continua a non occuparsi delle questioni sanitarie. L’osservatorio sul gioco finalmente transitato presso il Ministero della Salute è ancora inattivo e vorremmo che fosse avviato quanto prima. Questa titubanza dello stato non condurrà altro che ad una proliferazione dell’offerta di gioco illegale con il conseguente aumento dei soggetti dipendenti”.

 

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