15 Gennaio 2025 - 11:02

Gioacchini (Astro): “Il nuovo modello per le awp dovrà essere autenticamente industriale”

“Solo un’azione “perfetta” della nostra rappresentanza abbinata a strategiche scelte imprenditoriali potrà trasformare in luce ciò che oggi è nebbia fitta”. Con queste parole Paolo Gioacchini del Comitato di presidenza

13 Gennaio 2016

“Solo un’azione “perfetta” della nostra rappresentanza abbinata a strategiche scelte imprenditoriali potrà trasformare in luce ciò che oggi è nebbia fitta”.

Con queste parole Paolo Gioacchini del Comitato di presidenza Astro commenta lo scenario di mercato che si prova ad affrontare l’azienda del gioco pubblico, e in particolare quelle di gestione.

Distacco è forse la PRIMA parola chiave descrittiva dell’incertezza in cui tutti i gestori convivono da diverso tempo. “Prendendo in prestito una metafora calcistica, – continua Gioacchini – il gestore dovrà disputare una “perfetta partita lunga 18-24 mesi”, vincendo trasferte “terribili”, se vorrà “salvarsi”.

La SECONDA parola chiave è “industriale”, ovvero la caratteristica che dovrà illuminare il nuovo modello futuro, partendo da un “presente” che di industriale ha solo intermittenti e sporadici elementi.

 

Se è vero che il valore aggiunto del lavoro e del know how aziendale che consente ad alcune imprese di raggiungere risultati eccellenti molto di più di altre, della organizzazione maniacale delle risorse e delle pianificazioni sono “sintomi di industria”, ce ne sono altri che vanno nella direzione opposta. Fare eccessive concessioni in termini di aggio agli esercenti o offrire enormi somme di denaro a fondo perduto per un bar che non genererà ricavi lordi proporzionati nell’arco di vigenza verosimile del rapporto non è “industriale”, così come non è molto “industriale” guardare al gestore solo come ad una rete distributiva da assorbire e/o da “sottrargli” al primo momento di difficoltà, dopo che grazie a questi il circuito telematico di gestione ha realizzato i numeri che adesso vanta.

 

Il più grande nemico storico dell’industria è la finanza, che trasforma in carta la produzione e svilisce il lavoro da valore a costo. Nel nostro settore questo rischio è sotto gli occhi di tutti e ancora brucia quella “relazione” che tutti noi abbiamo letto, in cui si descriveva l’effetto moltiplicatore della marginalità ipotizzata da “una rete”, a seguito dell’accorciamento della filiera.

Se di modello industriale si dovrà parlare allora altre basi dovranno imporsi, prime tra tutte le “compliance aziendali” tra chi è concessionario e chi consente al concessionario di attuare la convenzione. Personalmente non mi riterrei “salvo” in un modello che “al più” mi dovesse consentire di offrire all’ultimo ribasso la mia professionalità, ritenendolo ancora più umiliante e inaccettabile delle pretese di certi esercenti per “adempiere” ad un contratto perfettamente firmato e accettato e quindi “facente effetto di legge” tra le parti. In questo contesto, credo che poter attuare sinergie nell’ambito della filiera in grado di coniugare professionalità, competenze ed esperienze affidandosi a strumenti moderni ed efficaci, diventi ormai imprescindibile. Non solo per una questione di affidabilità in termini appunto di modello imprenditoriale attivo in un mercato libero e dinamico, ma soprattutto di autorevolezza sul piano economico e sociale.

Altre basi rispetto alle attuali, quindi, significa chiarire prima di tutto che non devono più esistere “gestori buoni e gestori cattivi”, “concessionari buoni e concessionari cattivi”, ma solo operatori industriali liberi di usare le leve che normativamente sono state messe a loro disposizione, nell’ambito di perimetri disciplinari chiari e valevoli per tutti e severamente tutelati dalle Istituzioni preposte.

 

Se la “rete telematica ” sceglie di usare l’outsourcing per l’acquisto dei congegni, l’allestimento dei canali distributivi, la gestione del “rapporto col territorio e col punto vendita”, questo si chiama “sub-appalto pubblico” e non mandato di raccolta, ciò implicando il fatto che la scelta del sub-appaltatore non può cadere su “chiunque”, non può attuarsi “su porzioni minimaliste dell’opera”, non può realizzarsi senza “precise garanzie contrattuali ed economiche” compensative del trasferimento del rischio di impresa in capo al gestore. Questo è l’abc di un modello industriale caratterizzante un’opera pubblica, lecita, e quindi “riabilitata” socialmente ed economicamente al cospetto della cittadinanza, del circuito bancario e assicurativo.

AS.TRO si propone di giocare questa partita con armi (anzi con dei gestori) che sicuramente hanno pregi e difetti, ma che da anni “masticano” le basi industriali, dando quotidiana prova di non essere assimilabili a certe altre realtà che addirittura si vantano della loro capacità di usare la “furbizia” meglio dell’azienda.

 

Per questo “modello” daremo forza e sostegno alle donne e agli uomini che in AS.TRO e per AS.TRO lavoreranno per “ottimizzare” i nostri pregi, aiutandoci a “rimuovere” i nostri difetti, convinti più che mai che solo un gestore “nuovo” potrà essere competitivo per un “modello nuovo” e che solo AS.TRO possa rappresentare correttamente le nostre ambizioni di imprenditori veri.

 

PressGiochi