A dettare legge, sono ancora vecchi boss che dal carcere continuano ad impartire ordini. I clan chiedono il pizzo, si occupano del fiorente traffico dello spaccio di stupefacenti, puntano i loro interessi sul gioco d’azzardo e su video giochi.
Nel nisseno anche se la mafia non ricorre più alle armi continua ad essere pericolosa. E’ infiltrata negli appalti pubblici, mira alla loro gestione, punta ai palazzi del potere. A dettare legge, sono ancora vecchi boss che dal carcere continuano ad impartire ordini. I clan chiedono il pizzo, si occupano del fiorente traffico dello spaccio di stupefacenti, puntano i loro interessi sul gioco d’azzardo e su video giochi. Boss vecchio stampo che si avvalgono soprattutto a Gela di bande di minorenni pronti a mettersi a disposizione della mafia. E’ quanto emerge dalla relazione illustrata dal presidente della corte d’appello di Caltanissetta Salvatore Cardinale in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario.
Il periodo preso in esame, è stato caratterizzato da intimidazioni, minacce, insinuazioni e delegittimazioni varie rivolte a magistrati, funzionari pubblici e rappresentanti di organizzazioni private, specie quelli più esposti sul campo dell’antimafia e della lotta all’illegalità.
La situazione non è diversa al Nord. Secondo quasi tutte le relazioni dei magistrati chiamati ad inaugurare l’anno giudiziario 2015 la mafia si è insediata al nord, ha conquistato centri nevralgici, ha stabilito alleanze con le istituzioni locali, controlla appalti, smista milioni di euro, è penetrata nei settori del credito, della edilizia, del turismo.
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