L’Amministrazione di Acqui Terme in provincia di Alessandria in questi giorni ha emesso una ordinanza contro l’apertura di sale da gioco e l’installazione di slot machine a meno di 400
L’Amministrazione di Acqui Terme in provincia di Alessandria in questi giorni ha emesso una ordinanza contro l’apertura di sale da gioco e l’installazione di slot machine a meno di 400 metri dai luoghi cosiddetti sensibili. Attraverso l’ordinanza si è anche stabilito un orario di apertura che dovrà essere dalle 10 alle 23. Non oltre, pena la sanzioni e, nei casi più gravi, anche la chiusura della sala da gioco o le singole macchine.
L’ordinanza, in vigore da oggi, si pone come l’ultimo tassello di un puzzle che l’amministrazione comunale di Enrico Bertero ha iniziato a costruire già da un paio di anni. Da quando cioè il consiglio comunale, recepita una precisa richiesta proveniente dai cittadini, ha deciso di realizzare uno studio per capire l’entità del problema.
“Dall’indagine che abbiamo eseguito – spiega Gianni Feltri, consigliere comunale incaricato di occuparsi materialmente del problema – abbiamo scoperto che in città ci sono installate e funzionanti 186 slot machine in 53 esercizi commerciali.
L’amministrazione comunale già dalla primavera scorsa ha aderito, anche finanziandolo, ad un progetto che coinvolge una serie di associazioni della provincia, prima fra tutte ParcivAl (partecipazione civica Alessandria) allo scopo di sensibilizzare la popolazione e, laddove il problema già esista, porvi rimedio. Anche con l’aiuto degli studenti delle scuole superiori.
Ovada – Il comune di Ovada, invece, non riuscendo ad intervenire sul fronte delle distanze come fatto da Acqui Terme, sta studiando una soluzione per premiare gli esercizi commerciale che rinunciano all’installazione delle macchinette da gioco.
“Si tratta di una proposta nata già nella scorsa legislatura – spiega il vice sindaco Giacomo Pastorino – Alcune città l’hanno già fatto. Noi confermiamo la nostra attenzione a una tendenza che non dev’essere sottovalutata”. Se rimane abbastanza fitta la rete di bar che per loro politica preferiscono non avere le slot, è pur vero che di recente sono comparse in alcune attività del centro, unitamente alla nascita di una nuova agenzia scommesse.
“Il fenomeno dell’azzardo – commenta Emilio Delucchi, direttore del Consorzio Servizi Sociali – colpisce tutti, senza diversificazioni tra sesso, fasce d’età e sociali e, come sempre avviene, sono i poveri ad essere i più esposti”. Una vecchia stima, di sicuro ancora attendibile, parla di 35 milioni di euro di giocate in un anno.
“Per questo sappiamo – conclude Pastorino – che il nostro incentivo non sarà mai pari al guadagno assicurato dalle slot. Ma l’Amministrazione è decisa a percorrere questa strada con gli strumenti a nostra disposizione”.
PressGiochi