15 Gennaio 2025 - 17:11

Nei confronti del gioco esistono due tipi di territori: chi persegue l’ideologia e chi la ‘qualità’ della prevenzione

Esistono due categorie di “territori”. La prima categoria si identifica in quelle Amministrazione che ritengono la lotta al gioco lecito un percorso “politico” delineato e strutturato sulla base dell’assunto che

18 Novembre 2015

Esistono due categorie di “territori”. La prima categoria si identifica in quelle Amministrazione che ritengono la lotta al gioco lecito un percorso “politico” delineato e strutturato sulla base dell’assunto che tale attività non dovrebbe “esistere”, e che, quindi (a prescindere da chi e da come distribuisce e fruisce del servizio gioco pubblico), detta attività debba essere “autoritativamente” contratta sino ad essere espulsa.
La seconda categoria si identifica in quelle Amministrazione che vogliono migliorare i loro territori, non vogliono essere oscurantisti, né moralizzatori improvvisati, ma pretendono risposte concrete a fenomeni concreti: al cospetto di queste Amministrazioni, pertanto, l’industria non solo dialoga, ma si confronta sulla base di dati – progetti – iniziative di formazione/informazione/concertazione di best practice – tavoli tecnici, al fine di attuare una risposta “di sistema” e poi verificarne l’effetto sociale complessivo.
Come spiega l’associazione di gestori, Astro – Nella prima categoria di territori si raggiungono “immediatamente” alcuni risultati “molto” concreti: calo del numero degli apparecchi leciti, aumento del numero dei congegni illegali offerti in uso al pubblico, aumento del numero dei malati di G.A.P., derivanti dalla sempre maggiore fruizione di massa di prodotti illegali di gioco.
Nessun amministratore locale in Lombardia, Liguria, Alto Adige, Toscana, Puglia, può esibire alla propria cittadinanza “un solo dato” che attesti “il miglioramento” del proprio territorio derivante dalle restrizioni imposte ai “soli congegni” da gioco lecito, al di fuori del calo obiettivo del numero di congegni stessi.
Nessun operatore delle Ausl, nelle regioni citate, può dimostrare (non già la sconfitta, ma neppure) il contenimento dell’incidenza epidemiologica del G.A.P., dopo le restrizioni applicate ai soli apparecchi legali.
In detti “territori”, l’ideologia rimedia al “fallimento dell’azione amministrativa”, e quindi, in luogo di “ripensamenti”, si propone di “inasprire” le restrizioni già adottate.
Nella seconda categoria si raggiungono risultati molto meno evidenti, ma sui quali si ripongono le ovvie speranze che fisiologicamente sono connesse ad un “progetto” per una società migliore: informazione e prevenzione nelle scuole, formazione professionale e sensibilizzazione nei punti vendita, sinergia operativa tra imprese e istituzioni per la responsabilizzazione e la sensibilizzare l’utenza, lotta al gioco illegale, e riconoscimenti per tutti i locali che investono per trasformarsi in punti di gioco professionali e consapevoli della loro funzione sociale.
Per mettere “a frutto” la prima strategia basta un minuto: si firma l’ordinanza sindacale o si approva la Legge Regionale, e si espelle il congegno lecito, spianando la strada a quello illegale. Qualunque effetto che si genera è giustificato dall’ideologia.
Per mettere “a frutto” la seconda strategia bisogna attendere che le attività programmate siano portate a termine e dopo se ne verifica la idoneità sulla base dei risultati concreti ottenuti, in quanto è la “qualità” del territorio che si persegue e non l’ideologia.
In quale dei due territori è più conveniente insediarsi per un componente di una delle c.d. “fasce deboli” che entrambi si propongono di tutelare ?
Ai cittadini la possibilità di esprimersi liberamente scegliendo di premiare (o meno) quelle amministrazioni che agevolano la sostituzione della slot lecita con Totem o altro, piuttosto che gli Enti locali che informano-formano-sensibilizzano e programmano.

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