11 Ottobre 2024 - 16:26

Hong Kong: la miopia legislativa permette ai mercati neri e grigi di prosperare

Quando pensi ad Hong Kong la prima parola che ti viene in mente è caos: di arditi grattacieli e di case alveare, di traffico stradale e di aerei costretti alle

10 Ottobre 2024

Quando pensi ad Hong Kong la prima parola che ti viene in mente è caos: di arditi grattacieli e di case alveare, di traffico stradale e di aerei costretti alle più ardite acrobazie in prossimità dell’aeroporto, di rifiuti elettronici stipati un po’ ovunque, di gente che brulica in ogni dove, in un fragore di luci suoni e rumori. E, se non bastasse, il caos politico risalente al 2019 (si ricorderà la famosa protesta degli ombrelli) per contrastare il centralismo cinese non si è ancora placato, anzi, rischia di diventare una costante, perché i residenti mal sopportano le ingerenze e le repressioni del governo centrale e vogliono rimanere aggrappati ai “brandelli di diversità” che ancora li distinguono dalla Cina.

L’ex colonia britannica, tornata sotto la dipendenza di Pechino nel 1997, è una realtà la cui gestione della politica economica è considerata fra le più efficienti a livello mondiale, che possiede la quinta Borsa più importante al mondo, che è al 13° posto fra i paesi più ricchi e che vanta conti pubblici in avanzo da almeno vent’anni. Insomma, ha tutti i requisiti per essere al centro dell’ecosistema internazionale.

Dal punto di vista del gaming, le norme sono piuttosto restrittive. Le uniche attività autorizzate sono le corse di cavalli, che sono di gran lunga il prodotto più in voga, le scommesse sul calcio, la lotteria Mark Six (6/49), le sale da mahjong, più quelle esentate dall’Ordinanza sul gioco d’azzardo (principalmente il gambling sociale). Il tutto, è concentrato in un numero limitato di punti vendita autorizzati.

Il ‘padre-padrone’ della situazione è l’Hong Kong Jockey Club, monopolista che gestisce l’ippica e tutte le forme di scommesse, nonché la lotteria. L’organizzazione è il più grande contribuente di Hong Kong, nonché il più grande benefattore della comunità e uno dei principali datori di lavoro della città.

Chi non è mai stato da quelle parti, farà fatica a percepire la grandiosità del fenomeno delle corse ippiche. Durante la stagione, mentre il sole tramonta dietro il magnifico skyline della città, le sale scommesse in città iniziano a riempirsi in vista delle gare notturne.

Come il tè al latte e gli autobus a due piani, le corse di cavalli sono un retaggio dell’era passata di Hong Kong. L’ippodromo di Happy Valley fu costruito nel 1845, quattro anni dopo lo sbarco delle truppe britanniche sull’isola di Hong Kong. All’inizio, le corse erano una occupazione decisamente britannica, ma con il passare degli anni divennero sempre più popolari tra la comunità cinese locale. Con le sue luci abbaglianti e il frastuono della calca della folla, Happy Valley è un ‘must to see’ anche per chi con il betting ippico non ha alcuna dimestichezza. L’evento principale dell’anno è l’Hong Kong International Jockeys’ Championship a dicembre. Più a nord, nell’ippodromo di Sha Tin, si svolgono i più prestigiosi eventi, tra cui le Hong Kong International Races a dicembre e il Chinese New Year Race Day nel terzo giorno del capodanno lunare. Seguono le gare primaverili, con l’Hong Kong Derby a marzo e il Champions Day ad aprile.

Il 30 giugno scorso, nel pubblicare i dati relativi all’anno finanziario 2023/24, il Jockey Club ha denunciato un calo del 9,3% nel fatturato delle corse a 136,1 miliardi di HK$ (17,5 miliardi di USD) e del 3,1% del fatturato delle scommesse ippiche. Tuttavia, l’aumento del 2,2% del fatturato del betting sul calcio, abbinato a un aumento del 13,3% degli incassi della Mark Six Lottery, hanno permesso alla raccolta complessiva di rimanere invariata a 304,9 miliardi di HK$ circa 35 mld di euro), rispetto alla cifra di 304,8 miliardi di HK$ registrata nel 2022/23. Ben 40 miliardi di HK$ sono stati versati dal Jockey Club alla comunità di Hong Kong, a sostegno di numerose attività assistenziali.

Tra i motivi ufficialmente dichiarati di questa flessione vi è, oltre alla negativa congiuntura economica e alla concorrenza dei casino di Macao, la sempre più ampia diffusione del gioco illegale. Quindi, la regolamentazione, impostata a suo tempo in modo che le opportunità di gioco non siano eccessive e che il possibile danno alla comunità sia ridotto al minimo, sembra essere ormai non più adeguata. Ma all’orizzonte non si intravede alcuno spiraglio per l’aumento del portafoglio prodotti e il semplice fatto che, qualche mese fa, sia stata negata la possibilità di legalizzare le scommesse sul basket la dice lunga sulla miopia dell’autorità responsabile del settore, l’Home and Youth Affairs Bureau.

Così, il mercato illegale – prevalentemente in mano alla famigerata ‘triade’ cinese – è considerevole e in crescita esponenziale. Gli operatori di gioco d’azzardo illegale e i loro agenti (junket) sono molto aggressivi, offrendo non solo incentivi e prestiti ai giocatori, ma anche biglietti per i traghetti e sistemazioni alberghiere ai loro clienti per giocare nei casino offshore o nelle crociere con casino.

Le attività illegittime includono giochi di carattere prettamente locale quali zi-hua, shi-wu-hu, shi-san-zhang, le scommesse parallele sulle corse dei cani, sulle corse dei cavalli e sul calcio, più diversi tipi di gioco d’azzardo come fan-tan (gioco di carte), pai-gow (in stile poker), big & small, blackjack, yu-xia-xie (dadi) che si tengono nei casino clandestini. Il gambling su Internet, invece, rappresenta la zona grigia, in quanto a HK non vi è alcuna regolamentazione in merito. Eppure, se si decidesse di disciplinarlo, il ritorno in termini di tasse sarebbe straordinario: il fatturato previsto per l’anno in corso ammonta a quasi 700 milioni di USD, e il tasso di crescita annuale del 5,21% suggerisce che la cifra salirà a 900 milioni di USD in un paio d’anni. Ciò è fortemente supportato da quasi 800 mila giocatori attivi, che rappresentano oltre il 10% della popolazione totale.

 

Marco Cerigioni

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