Le differenze tra uomini e donne nel gioco d’azzardo ci sono sempre state. Già tra gli adolescenti, i ragazzi interessati a puntare denaro, soprattutto scommesse, sono sempre stati più numerosi
Le differenze tra uomini e donne nel gioco d’azzardo ci sono sempre state. Già tra gli adolescenti, i ragazzi interessati a puntare denaro, soprattutto scommesse, sono sempre stati più numerosi delle ragazze. Ma adesso l’azzardo “si sta femminilizzando” a tutte le età.
Lo ha rivelato Sabrina Molinaro, responsabile delle ricerche in ambito sanitario per il Cnr di Pisa, la quale ha condotto uno studio specifico sulle differenze di genere in quest’ambito elaborando i risultati dell’Ipsad (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), indagine sulle dipendenze che viene realizzata ogni anno dalla stessa struttura intervistando un campione di adulti rappresentativo dell’intera popolazione italiana.
Le specificità cominciano con i diversi aumenti percentuali tra i due generi.
È vero che in 10 anni il numero complessivo di giocatori di entrambi i sessi non ha subito variazioni significative: sono sempre circa 16,5 milioni, che nel 2011 rappresentavano il 44% degli adulti tra 18 e 64 anni e nel 2022 il 47%. Ma nel 2011 a giocare erano il 55% degli uomini (oltre 10 milioni) e il 36% delle donne (quasi 7 milioni). 10 anni dopo, i giocatori maschi in quella fascia d’età sono scesi a 9 milioni, ovvero il 52% della popolazione maschile, mentre il numero di donne è cresciuto superando i 7 milioni, sia pure di poco, ma rappresentando il 41% di quella fascia d’età, quindi il 5% in più.
L’online parla al maschile
Nel frattempo, complice anche la pandemia, il fenomeno del gioco via Internet ha avuto un vero e proprio boom. Sia come numero di giocatori che come cifre puntate.
E qualche differenza di genere c’è anche qui. Nel giro di 10 anni (2013-2022) la percentuale di giocatori online è raddoppiata: dal 4.5% del 2013 al 9% del 2022. Per le donne, questa percentuale è cresciuta anche un po’ più del doppio: dall’1,2% al 2,9%. In numeri assoluti, però, le proporzioni sono molto diverse: le donne che privilegiano smartphone e computer per giocare rimangono comunque poche.
Ecco chi vince nella gara del gioco responsabile
Naturalmente, un aumento di giocatrici non dice molto se, poi, non si riesce a capire quanto il fenomeno si accompagni anche a un aumento di disturbi da gioco d’azzardo.
Secondo la classificazione prevista dal PGSI, Problem gambling severity index, le giocatrici sembrerebbero dare un po’ meno preoccupazioni. Complessivamente, tra maschi e femmine, a manifestare un basso rischio nel 2011 erano il 5,1% mentre nel 2022 la percentuale è scesa al 4,3%. Il rischio moderato/severo, che nel 2011 toccava il 2,5% della popolazione, nel 2022 si è ridotto al 2%.
Se, però distinguiamo tra i due sessi, i numeri cambiano molto. Tra gli uomini, il rischio basso è sceso dal 7% al 6,2%, mentre tra le donne il calo è stato più netto: dal 3,6% al 2,4%.
Il rischio moderato/severo, invece, è passato tra gli uomini dal 4,5% del 2011 al 3.4% del 2022. Per le donne, nel 2011 si registrava l’1% che nel 2022 è diventato addirittura 0,5%. Cioè, si è dimezzato.
Donne single a maggiore rischio
Insomma, sembra che le donne abbiano un approccio più responsabile nei confronti del gioco, anche se alcune condizioni aumentano la loro fragilità. Per cominciare, va tenuto conto dell’età.
Secondo l’indagine del 2022, che ha analizzato un campione fino agli 84 anni di età, i comportamenti a rischio sono maggiori prima dei 40 anni e dopo i 60. Ma mentre il rischio è più alto tra i giovani di entrambi i sessi (8,9% dei maschi 18-40enni e 1,4% tra le femmine), quando si superano i 60 anni e fino agli 84, le donne presentano una media perfino più alta che da giovani mentre per gli uomini il rischio crolla al 2,3%.
Oltre all’età, la ricerca del Cnr prende in considerazione altri fattori che suggeriscono cosa può spingere al gioco e, in alcuni casi, al gioco problematico.
“Rispetto agli uomini” dice Molinaro “grazie ai dati Ipsad osserviamo come le donne che hanno giocato d’azzardo nell’ultimo anno siano maggiormente separate (3,7% contro il 2,1% degli uomini), divorziate (5,1% contro il 3,3%) e vedove (6,3% contro l’1,6%) e vivano prevalentemente da sole (16,7% rispetto all’11,2%). Inoltre, percepiscono un reddito netto mensile personale e familiare più basso rispetto agli uomini giocatori; e, dal punto di vista lavorativo, il 2,2% di loro afferma di essere in cerca di una prima occupazione, a fronte dell’1,3% rilevato tra gli uomini”.
Per quel che riguarda le preferenze tra i vari giochi, la ricerca di Molinaro conferma anche i comportamenti che sono noti e vengono confermati da più fonti. Gratta & Vinci, Lotto e Superenalotto sono i più apprezzati dal pubblico femminile, mentre a quelli strategici, come le scommesse e il poker, si dedicano quasi solo gli uomini.
Molinaro ha anche fornito un dato che riguarda l’atteggiamento di giocatori e giocatrici, più che il comportamento vero e proprio. Si tratta delle false credenze legate al gioco d’azzardo. In particolare, il 43,1% delle donne che giocano non credono affatto che in questo modo si possa diventare ricchi. Mentre fra gli uomini, solo il 34,8% ha questa convinzione. E l’idea che il gioco d’azzardo possa cambiare la propria vita con una vincita milionaria, aumenta il rischio di perdere il controllo di un’attività che dovrebbe rimanere un passatempo.
Di Giampiero Moncada – PressGiochi MAG
Fonte immagine: https://depositphotos.com
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