Una nuova e significativa fase è stata raggiunta nella transizione verso la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). Con il Consiglio dei Ministri del 30 agosto scorso, è stato ufficialmente recepito
Una nuova e significativa fase è stata raggiunta nella transizione verso la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive). Con il Consiglio dei Ministri del 30 agosto scorso, è stato ufficialmente recepito il regolamento UE 2022/2464 riguardante la rendicontazione della sostenibilità aziendale. Il CdM ha approvato in via definitiva il Decreto legislativo che attua il recepimento della direttiva (UE) 2022/2464 (CSRD). Questo provvedimento modifica il regolamento (UE) n. 537/2014, le direttive 2004/109/CE, 2006/43/CE e 2013/34/UE, e consente l’adeguamento della normativa nazionale.
La nuova direttiva UE risponde all’esigenza di fare chiarezza e dare maggiore trasparenza alle politiche di sostenibilità seguite dalle aziende in un’epoca in cui queste misure sono troppo spesso oggetto solo di una forte comunicazione e non di azioni concrete dando luogo a operazioni che possono essere definite di greenwashing.
L’implementazione della CSRD rappresenta un significativo passo avanti verso una maggiore trasparenza e responsabilità aziendale in ambito ESG (Environmental, Social, and Governance); le imprese saranno obbligate a fornire informazioni più precise e verificate riguardo alle loro strategie e risultati in materia di sostenibilità. Questo dovrebbe contribuire a limitare il greenwashing, garantendo che le dichiarazioni aziendali siano supportate da dati concreti e da un reporting accurato.
Questa direttiva sostituisce la precedente Non-Financial Reporting Directive (NFRD) e amplia notevolmente il numero di aziende obbligate a rendicontare le loro pratiche di sostenibilità.
Le principali novità introdotte dalla direttiva riguardano:
Per quanto riguarda l’obbligo di rendicontazione la CSRD impone alle grandi aziende e alle PMI quotate di pubblicare informazioni dettagliate sulle loro pratiche di sostenibilità. Questo include dati su impatti ambientali, fattori di governance e questioni sociali che per il settore del gioco possono essere riferite, ad esempio, alle misure per la prevenzione e contrasto del Disturbo da Gioco d’Azzardo e del gioco minorile. L’obiettivo è fornire agli investitori e alle altre parti interessate una visione chiara e completa delle performance ESG delle aziende, facilitando decisioni di investimento più informate e responsabili. La nuova normativa richiede una rendicontazione più dettagliata e standardizzata, che permetterà di confrontare le performance ESG delle diverse aziende in modo più efficace. Questo è particolarmente importante in un contesto in cui gli investitori sono sempre più attenti alle questioni di sostenibilità.
La nuova direttiva, inoltre, amplia il perimetro di applicazione estendendo l’obbligo di rendicontazione a circa 49.000 aziende in tutta l’UE, rispetto alle circa 11.700 aziende della NFRD . Questo significa che un numero maggiore di aziende dovranno adeguarsi alle nuove norme, contribuendo a una maggiore trasparenza a livello europeo.
In sintesi, la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) avrà diversi effetti significativi anche sulle aziende del gioco pubblico si evidenzia un ampliamento degli obblighi di rendicontazione: le aziende dovranno fornire informazioni più dettagliate e standardizzate sulle loro pratiche di sostenibilità, coprendo aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). Questo include un rafforzamento dell’analisi della doppia materialità, che valuta sia l’impatto delle attività aziendali sull’ambiente e sulla società, sia come le questioni di sostenibilità influenzino l’azienda stessa. Con riferimento al principio di Doppia Materialità la CSRD si rafforza l’obbligo delle aziende di condurre una sorte di due diligence sui rischi connessi alle politiche di ESG creando una stretta e stabile connessione tra la sostenibilità e il loro processo decisionale e strategico. La sostenibilità non è più un tema collaterale al business ma diventa parte del core business aziendale influenzandone le strategie d’investimento, gli obiettivi e l’organizzazione.
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Laura D’Angeli è consulente direzionale e fondatrice dello “Studio D’Angeli” con esperienza ventennale nel lancio di start up e nella pianificazione strategica ed economico-finanziaria. Negli ultimi 15 anni la sua attività si è concentrata su progetti per l’innovazione, la sostenibilità e il marketing responsabile nel settore del gaming.
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