22 Dicembre 2024 - 13:54

Evolution pronta a ridurre la presenza in Georgia per gli scioperi in corso

A un mese esatto dall’inizio degli scioperi, non si è ancora risolta la querelle fra Evolution e i dipendenti delle sue sedi in Georgia, che chiedono migliori condizioni di lavoro,

12 Agosto 2024

A un mese esatto dall’inizio degli scioperi, non si è ancora risolta la querelle fra Evolution e i dipendenti delle sue sedi in Georgia, che chiedono migliori condizioni di lavoro, il rispetto dei propri diritti e stipendi più alti.

Il Gruppo – che si fregia, tra gli altri, dei marchi Ezugi, NetEnt, Red Tiger, Big Time Gaming, DigiWheel – è particolarmente attivo nel paese dell’ex URSS, avendo a libro paga circa 7000 persone, di cui almeno 4000  hanno firmato per sostenere lo sciopero.

il 1° agosto il sindacato Evo-Union ha bloccato gli ingressi ai laboratori, impedendo ai non scioperanti di svolgere le proprie mansioni. Tra le varie dirette streaming che mostravano gli scioperi, così come gli scontri con i dipendenti di Evolution, Evo-Union ha denunciato su Facebook che l’azienda aveva diffuso “disinformazione”, nell’affermare che aveva offerto ai dipendenti un aumento di stipendio del 30-50% per risolvere lo sciopero, sottolineando che “le informazioni fornite non sono vere e servono solo a contraddire i dipendenti”.

Evolution ha reagito prontamente mantenendo la linea dura, affermando ufficialmente che sarà “costretta a effettuare aggiustamenti operativi” se la situazione rimarrà invariata, fino a ricorrere a “licenziamenti su larga scala” e quindi a ridurre la sua presenza in Georgia. Il 6 agosto, circa 2.000 lavoratori non si sono presentati al lavoro in segno di solidarietà dopo l’annuncio di Evolution.

Un rappresentante dei dipendenti ha quindi rincarato la dose dichiarando, a un organo di informazione, che: “Evolution ci parla solo con intimidazioni e il dito puntato. Né il direttore né nessun altro è al di sopra della legge. È impensabile che un’azienda con un utile netto di 80 milioni di euro lasci il paese e abbandoni un mercato redditizio come questo”.

Difficile prevedere come andrà a finire, ma se le posizioni non cambiano, l’azienda potrà realmente cambiare strategie e ridurre molto la sua presenza nel paese ex URSS.

 

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