21 Novembre 2024 - 18:50

In Thailandia il governo accelera per l’apertura degli Integrated Resort

La Thailandia non fa ancora parte dell’olimpo delle ‘Quattro Tigri’ dell’economia dell’Estremo Oriente, ma insieme a Singapore e Indonesia costituisce un terzetto molto ambizioso, anche in un clima di incertezza

16 Agosto 2024

La Thailandia non fa ancora parte dell’olimpo delle ‘Quattro Tigri’ dell’economia dell’Estremo Oriente, ma insieme a Singapore e Indonesia costituisce un terzetto molto ambizioso, anche in un clima di incertezza economica, politica, e di divisioni sociali stridenti, come quello che sta vivendo attualmente. Eppure, non di vera crisi si può parlare, bensì di semplici turbolenze a cui ormai i thailandesi hanno fatto il callo. Ma c’è un dato preoccupante che emerge da uno dei settori più vitali della Thailandia: il turismo. Come sappiamo, questa regione dell’Asia è sempre stata meta turistica ambita, per le sue spiagge, i suoi scenari naturali e le sue innumerevoli attrazioni culturali. Però, mentre nel 2019 aveva attirato 40 milioni di visitatori internazionali, classificandosi all’8° posto a livello mondiale e al 4° per entrate con 61 miliardi di dollari, nel 2023 i turisti stranieri sono stati solo 28 milioni (-30% circa), per un giro d’affari di 34 miliardi di dollari, appena il 56% del 2019.

Da qui, l’idea di porre le basi normative per la costruzione di Integrated Resort (IR) con annessi casino, processo avviato lo scorso anno quando il Primo Ministro aveva espresso sostegno all’iniziativa. Tuttavia, l’iter sarà di lungo corso.

Il quadro preliminare della normativa, approvato il mese scorso dal gabinetto del primo ministro Srettha Thavisin, prevede fino a cinque licenze per IR in tutta la Thailandia entro 100 km dagli aeroporti internazionali; una durata della licenza di 20 anni; l’imposizione di un limite del 5% per gli spazi dei casinò/aree di gioco nei ‘complessi di intrattenimento’ (così vengono definiti gli IR); un investimento minimo di 100 miliardi di baht tailandesi (circa € 2,52 miliardi) e un’aliquota fiscale sui giochi del 17%. Inoltre, secondo quanto stabilito attualmente, solo i giocatori stranieri potranno entrare nei casinò tailandesi e i locali di età superiore ai 21 anni che possono dimostrare di avere almeno 500.000 TBH (15.000 dollari USA) sul proprio conto bancario per sei mesi.

Molti dei più grandi nomi del gambling internazionale sono alla finestra. La lista dei candidati vede in testa Las Vegas Sands e Wynn Resorts, seguiti da MGM Resorts e Hard Rock International. Ma sullo sfondo ci sono anche: Bloomberry, proprietaria di Solaire a Manila, controllata dal miliardario filippino Enrique Razón Jr.; NagaCorp, proprietaria di NagaWorld nella capitale cambogiana Phnom Penh; Galaxy Entertainment, che ha accelerato la terza fase di Galaxy Macau e sta completando il complesso Cotai; Melco, rivale di Galaxy a Macao, quotata negli Stati Uniti, che gestisce anche le proprietà di City of Dreams a Cipro e nelle Filippine.

Da non trascurare poi i fondi Apollo Group e Blackstone. E, ancora, potrebbe essere candidato Warburg Pincus, investitore negli IR vietnamiti The Grand Ho Tram e Hoiana con una partnership operativa nel settore dell’ospitalità.

Ovviamente, tutti puntano su Bangkok, ma il quadro della legalizzazione raccomanda lo sviluppo degli IR al di fuori della capitale e delle aree ‘adiacenti’ termine sin troppo generico e che per altro si scontra con la già citata disposizione dei 100 km. Allora, potenziali siti IR al di fuori dei confini della città con collegamenti di trasporto pubblico includono Bang Na a sud, attualmente dotato di un enorme centro commerciale, e Muang Thong Thani a nord, sede di Impact, altro complesso commerciale dotato di arena, centro espositivo e congressuale, oltre a due shopping center e quasi 1.000 camere d’albergo, che attirano oltre 10 milioni di visitatori all’anno.

Più lontano spicca la località balneare di Pattaya, 150 km a sud di Bangkok. Situata nell’area del corridoio economico orientale della Thailandia, destinato a ulteriore sviluppo, Pattaya ha le infrastrutture di base già installate e, col tempo, potrebbe trasformarsi in una città in stile Las Vegas.

Altre location candidabili sono la mitica località balneare di Phuket e Chiang Mai, situata nelle montagne della Thailandia nordoccidentale, molto orientata verso la Grande Cina. Phuket non perde mai il suo fascino, ricevendo ogni anno la visita di 10 milioni di turisti, grazie anche alle alte prestazioni del suo aeroporto. L’anno scorso, il presidente di Hard Rock Asia, Edward Tracy, ha dichiarato che Phuket potrebbe sostenere un IR nell’ordine di 1,5-2,5 miliardi di dollari.

Secondo i massimi esperti, la Thailandia è tagliata per gli IR ibridi, che non richiedono strutture alberghiere gigantesche e che puntino a integrarsi con l’economia locale, sviluppando proficue sinergie. Resta da vedere se sarà in grado di produrre un regime normativo in grado di salvaguardare i licenziatari. Per questo, molti menzionano il ‘modello Singapore’, che ha un modello regolatorio molto ben strutturato (un po’ in stile Las Vegas) e si basa su progetti molto più grandi e spettacolari, con tante attrazioni complementari, tipo Marina Bay Sands (MBS) e Resorts World Sentosa (RWS), per far sì che la Thailandia assuma, in questo ramo, una dimensione realmente internazionale.

Visto che il governo non ha alcuna esperienza in fatto di IR, la premier Srettha Thavisin ha il difficile compito di creare un ambiente normativo accettabile a livello internazionale, e questo significa anche debellare le tante forme di illegalità in fatto di gambling che tuttora affliggono il paese. Di sicuro, sarà prestata grande attenzione alle problematiche del gioco sicuro e responsabile e della protezione delle famiglie, anche perché bisogna mettere a tacere le pesanti critiche dei tanti detrattori del gioco d’azzardo, che potrebbero ritardare o addirittura far deragliare l’iniziativa.

Quanto ai tempi, il Governo spera di assegnare le licenze entro un paio d’anni. Ma, più realisticamente, ce ne vorranno 4 o 5.

 

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