Nel mondo del gambling dell’Islanda non si parla mai, semplicemente perché lì è tutto fermo da tanti anni. Sebbene questa isola grande un terzo dell’Italia e collocata più vicino alla
Nel mondo del gambling dell’Islanda non si parla mai, semplicemente perché lì è tutto fermo da tanti anni. Sebbene questa isola grande un terzo dell’Italia e collocata più vicino alla Groenlandia che non all’Europa sia ammirata per la sua indipendenza e le sue politiche progressiste, il suo apparato legislativo sul gioco d’azzardo è tra i più severi in assoluto.
Il mercato è cristallizzato dagli articoli 183 e 184 del Codice penale che, in pratica, vietano qualsiasi attività di gioco, purché non sia espressamente autorizzata per legge. Dunque, non esiste un vero e proprio regime di rilascio delle licenze, ma una valutazione caso per caso che comunque rigetta a priori la finalità di lucro. Più in concreto, la gestione del gambling si basa sul presupposto che chi lo gestisce non può guadagnarci, ma reindirizzare gli utili verso attività benefiche.
La prima ‘licenziataria’ è stata l’Università di Islanda, che di fatto è una istituzione statale, a cui nel 1933 venne permesso di indire una lotteria mensile, potendo in tal modo ricavare dei fondi per la manutenzione e la creazione di nuovi edifici adibiti all’istruzione. Poi è stato il tempo della Islandsspil, ente legato alla Croce Rossa, per sostenere le proprie attività umanitarie e di soccorso. Oggi le due organizzazioni gestiscono non solo lotterie, ma anche scommesse e slot machines.
Per quanto riguarda gli apparecchi da gioco, è stata necessaria una legge specifica, risalente al 1994, seguita da un regolamento, emanato nel 2008. E’ curioso che la legge li definisca ‘cassette di raccolta’, ovvero dispositivi “manuali e/o meccanici, non interconnessi, nei quali vengono collocate le donazioni in denaro, dando inoltre a chi contribuisce la possibilità di vincere denaro, fino ad un certo importo, e l’assegnazione dei premi sarà effettuata basandosi sul caso”. Se non è l’età della pietra, poco ci manca!
Eppure, le vincite conseguibili sono tutt’altro che risibili. Le macchine collocate in chioschi, negozi, resort, centri di transito e ristoranti possono concedere sino a 20.000 ISK (134 euro circa), mentre quelli installati in pub e sale giochi possono elargire vincite sino a 300.000 ISK (poco più di 2.000 euro), in denaro o in ticket. La percentuale di vincita minima è dell’89%. La sala più grande e famosa è l’Haspenna Casino di Reykjavík, che è una sala slot/Vlt con circa un centinaio di apparecchi e un desk per le scommesse sportive.
Le lotterie sono gestite in regime di monopolio dalla Íslensk Getspá/Getraunir, ad eccezione delle lotterie minori, esenti dai requisiti di licenza, indette in occasione di feste annuali o altri incontri simili, con premi di valore basso e non in contanti. Il pacchetto di offerta include Lotto (5/42), Viking Lotto (che accomuna 10 paesi nordici), Eurojackpot (con la partecipazione di altri 16 paesi). Inoltre, offre anche vari tipi di scommesse sportive (incentrate su calcio, basket, hockey ghiaccio e boxe), comprendendo le schedine a 13 pronostici sul calcio inglese ed europeo o eventi internazionali. Agli operatori privati, invece, non è consentito offrire servizi di scommesse sportive, ma così è solo sulla carta. Poiché l’Islanda fa parte del SEE, deve rispettare le famose 4 libertà e pertanto non pone restrizioni e sanzioni agli operatori esteri di gioco online; perciò, attualmente ci sono oltre 450 siti che accettano giocatori dall’Islanda. Stesso discorso vale per le scommesse ippiche: sebbene l’Islanda abbia una ricca cultura equestre e sia famosa per i suoi piccoli ma robusti cavalli a cinque andature, non esiste un circuito di corse su cui scommettere; di conseguenza, gli appassionati possono fare le loro puntate sui siti internazionali. Diversamente, nessuna apertura per le scommesse virtuali.
I casino online sono del tutto preclusi. Persino il social gambling, dove non si gioca con denaro reale, è messo al bando. Tuttavia, questo divieto viene applicato raramente: non vi è alcuna menzione di lootbox o scommesse sulle skin nelle attuali normative di gioco islandesi.
L’unica sala bingo esistente, il Bingó Vinabae, situata anch’essa a Reykjavík, ha chiuso i battenti nel 2022, dopo 32 anni di attività, in quanto la società di gestione, la IOGT (dedita alla prevenzione delle sostanze nocive) ha ravvisato, dopo il Covid, un notevole calo dei volumi di gioco. In questo caso, però, i giocatori islandesi possono tranquillamente rivolgersi ai siti internet esteri. In ogni caso, le giocate devono essere effettuate in corone islandesi, in quanto le criptovalute sono illegali.
Secondo l’istituto Statista, nel 2024 le entrate previste nel mercato dei giochi online in Islanda dovrebbero raggiungere i 2,02 milioni di dollari, per un giocato pro capite di circa 50 dollari. Si prevede che il tasso di crescita annuale (CAGR 2024-2027) sarà del 5,17%, con un volume di mercato di 2,35 milioni di dollari entro il 2027. Nel complesso, il mercato dei giochi online in Islanda è molto vitale, con entrate, base di utenti e coinvolgimento degli utenti in aumento, indicando un futuro promettente per il settore.
Sarebbe dunque ora che il governo islandese comincia a ragionare sulla possibilità di legalizzazione del gioco d’azzardo nel prossimo futuro, anche per dare un sostegno alla debole economia del Paese e per dare un incentivo ulteriore al turismo, che è un’industria fiorente. Nel 2014 ci fu un tentativo del Partito Progressista, che poi mirava soltanto all’apertura di un casino terrestre. Purtroppo, gli allarmi sul problema delle patologie da gioco hanno prevalso in tutto e per tutto. Effettivamente, si tratta di un fenomeno abbastanza diffuso, toccando il 2,5% della popolazione. Ma il proibizionismo non serve a nulla, dato che, pure da queste parti, c’è una rilevante presenza di sale clandestine.
Fonte immagine: https://depositphotos.com
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