22 Novembre 2024 - 13:59

Il gioco sotto osservazione. Tutti lo vogliono tenere d’occhio

Cosa fanno esattamente gli Osservatori per il contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo? E perché ce ne sono così tanti? Ma quanti di essi sono realmente operativi?

26 Marzo 2024

Il più importante, che dipende dal Ministero della Salute, è stato rinnovato a inizio del 2023 ma ha fatto la sua prima riunione solo a fine gennaio di quest’anno. E questo, l’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, è solo uno dei tantissimi osservatori che sono stati costituiti da Regioni, Comuni e anche da organizzazioni private, come associazioni o istituti di ricerca.

Col crescere della sensibilità rispetto ai rischi legati al gioco d’azzardo, si è diffusa anche l’esigenza di strutture che potessero raccogliere dati ed effettuare analisi sul fenomeno per suggerire interventi e soluzioni.

Ma cosa fanno esattamente questi osservatori? E perché ce ne sono così tanti? È davvero utile che un Comune costituisca un proprio osservatorio, quando quello regionale dovrebbe già fare rilevazioni su tutti i Comuni del proprio territorio?

Ne parliamo in un approfondimento pubblicato nell’ultima edizione di PressGiochi MAG.

Andiamo con ordine e partiamo proprio da quello nazionale.

È un comitato piuttosto affollato: 25 persone. I componenti prettamente tecnici legati alle dipendenze sono almeno nove e vengono designati dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità, dalla Conferenza delle Regioni, dalla Società italiana tossico dipendenza. Altri nove vengono indicati da specifiche istituzioni: Ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico e dell’Istruzione, dipartimenti della Presidenza del Consiglio (rispettivamente per le politiche: antidroga, giovanili e della famiglia), Guardia di Finanza, Agenzia Dogane e Monopoli, Autorità garante dell’infanzia. Infine, ne fanno parte i rappresentanti di sette associazioni: Comuni italiani, Genitori scuole cattoliche, Azzardo e nuove dipendenze, Studio del gioco d’azzardo, Coordinamento comunità terapeutiche, Federazione comunità terapeutiche, Consiglio dei consumatori e degli utenti.

A tutti questi spetta un compito delicato: distribuire tra le Regioni la somma che ogni anno viene messa a disposizione della lotta all’azzardo patologico. Negli anni scorsi erano 50 milioni mentre nel 2023 la cifra è stata ridotta a 44 milioni. La suddivisione viene fatta valutando i vari piani regionali.

Ma che fine farà questo osservatorio con il riordino del settore di cui si sta discutendo in Parlamento?

La domanda è giustificata dall’articolo 14 del disegno di legge presentato dal Governo, che prevede la costituzione di una Consulta con funzioni molto simili a quelle dell’osservatorio: “monitorare le attività di gioco, incluse quelle illecite e non autorizzate, i loro effetti sulla salute dei giocatori, nonché proporre al Governo misure e interventi idonei allo scopo di contrastare lo sviluppo di ludopatia”.

La differenza più evidente, però, riguarda i ministeri di riferimento: mentre l’osservatorio attuale fa capo al ministero della Salute e a quello dell’Economia, la Consulta di nuova costituzione dovrà avere a che fare anche con il ministero dello Sport e i giovani. L’altra differenza sostanziale è che qui è previsto che partecipino anche rappresentanti delle aziende che gestiscono il gioco in concessione.

A lanciarsi contro quest’ipotesi è stato Maurizio Fiasco, componente dell’osservatorio dal 2016, che durante un’audizione alla Commissione Finanze del Senato ha definito questa norma un tentativo di esautorare l’attuale organismo. Il sociologo, presidente dell’associazione Alea, si è sempre opposto al coinvolgimento di chi gestisce attività di gioco nelle iniziative che hanno lo scopo di contrastare le patologie dell’azzardo. Di fatto, considera gli operatori del settore come una controparte che potrebbe inquinare il lavoro di chi, per definizione, si preoccupa della salute dei giocatori e non dei profitti che si ricavano da queste attività.

Non sono tutti d’accordo. In Campania, per esempio, la legge che istituisce l’osservatorio regionale prevede la presenza anche di una rappresentanza di chi gestisce il gioco. E il motivo lo spiega Antonella Ciaramella, consigliera nella precedente legislatura e tra gli autori della norma.

“L’osservatorio è importante per presentare a quello nazionale un piano regionale che nasca dall’esperienza di tutti i soggetti coinvolti, quindi anche gli esercenti. Non li abbiamo coinvolti per essere meno severi ma piuttosto per costringerli alla propria responsabilità nella lotta alla dipendenza. Se siamo seduti allo stesso tavolo e mettiamo a punto un piano d’intervento, nessuno può tirarsi indietro dopo. Tanto meno gli imprenditori del gioco”.

Questo approccio sembra avere già dato i primi risultati con la convenzione firmata nelle scorse settimane tra la Asl Caserta e una sala giochi del network Codere. L’accordo consentirà la presenza all’interno della sala di personale sanitario che potrà supportare il personale della sala nell’individuare i giocatori problematici e a rischio.

Quindi, un osservatorio regionale non si sovrappone all’attività di quello nazionale?

“Il suo ruolo non è quello di studiare il fenomeno o raccogliere dati, che sono già disponibili da varie fonti. Quello che deve fare è piuttosto elaborare questi dati e ricavarne dei piani d’intervento condivisi tra tutte le componenti rappresentate”.


Il gioco sotto osservazione. Tutti (ma proprio tutti) lo vogliono tenere d’occhio


Ma i dati sono davvero sempre disponibili?

In Abruzzo non si accontentano delle informazioni reperibili da varie fonti e l’osservatorio regionale ha ritenuto opportuno chiedere il supporto del Cnr, che già svolge due diverse indagini nazionali sul fenomeno del gioco d’azzardo (Ipsad, Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs, ed Espad, European Population Survey on Alcohol and other Drugs) oltre ad altre indagini più approfondite commissionate da Regioni o Comuni.

“Quello che facciamo per l’Abruzzo” dice Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr di Pisa dove è responsabile delle ricerche in ambito sanitario “è un monitoraggio sul fenomeno del gioco d’azzardo su tutto il territorio a un livello di dettaglio maggiore, rispetto alle altre indagini che conduciamo su dimensioni nazionali. Utilizziamo la stessa metodologia ma con un numero di domande molto più ampio. Inoltre, i risultati vengono pubblicati su un sito che noi stessi gestiamo per conto della Regione”.

Altre Regioni, come Toscana e Marche, si sono convenzionate con la struttura diretta da Molinaro. E se in tutt’Italia si potessero fare indagini così capillari, si avrebbe un quadro della situazione molto più realistico su come si comportano le persone nei confronti del gioco d’azzardo.

Anche in Piemonte hanno bisogno di integrare le informazioni che arrivano già da ministeri ed enti privati. Ma preferiscono affidarsi a un proprio istituto, l’Ires, Istituto di ricerche economico sociali del Piemonte, che due anni fa ha presentato un’indagine sugli effetti della legge regionale sul gioco che era in vigore dal 2016.

“Non l’abbiamo scoperto il gioco d’azzardo patologico” dice Gaetano Manna, responsabile dell’ufficio regionale Patologia delle dipendenze “perché già nel 2004 nella Asl Torino 3 di Pinerolo si organizzavano gruppi di autoaiuto. Poi è arrivato il decreto Balduzzi e oggi gli interventi sui giocatori patologici rientrano nei Lea (livelli essenziali di assistenza ndr.) oltre ai fondi che il Ministero della Salute assegna alle Regioni per finanziare progetti specifici di prevenzione cura”.

E l’osservatorio?

Non esiste. O meglio, la legge di tre anni fa (luglio 2021) prevede la costituzione di una “Sezione tematica sul GAP presso l’Osservatorio epidemiologico delle dipendenze patologiche”. Un gruppo del quale farebbero parte anche associazioni del terzo settore e di tutela dei consumatori e le associazioni di imprese del gaming.

“Sì, scrivono che si devono fare delle cose, che si deve istituire un osservatorio per determinate aree, ma quella roba lì non c’è” dice Manna “anche se dovremmo avere un osservatorio con degli epidemiologi per ogni area. Ma non abbiamo neanche gli occhi per piangere. Hanno fatto una legge sul potenziamento delle attività di neuropsichiatria, anche qui con un osservatorio specifico, e non c’è. In Piemonte non c’è un osservatorio delle dipendenze. Poi, naturalmente, io devo preparare il piano regionale da presentare ogni anno al ministero. Ma lo faccio con il mio ufficio del servizio epidemiologia regionale”.

Che le funzioni assegnate a un osservatorio vengano svolte, di fatto, dall’assessorato alla Sanità, non succede solo in Piemonte. È la stessa situazione della Regione Sicilia, al capo opposto della penisola, dove il Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico), svolge le stesse funzioni di monitoraggio di tutte le dipendenze, compreso il gioco d’azzardo. L’osservatorio, del quale sono membri anche rappresentanti di associazioni impegnate sulla lotta al gioco patologico,

Il medico Francesco Grasso Leanza è il responsabile di questo servizio. “Il mio servizio opera attraverso le Asp, Aziende sanitarie provinciali (le vecchie Asl ndr.), che fanno il monitoraggio territoriale e verificano le necessità per definire i piani d’intervento. L’osservatorio ha un ruolo consultivo, di proposte legislative e di raccordo con l’osservatorio nazionale”.

Ma quali strumenti ha quest’osservatorio siciliano per fare rilevazioni statistiche, studi sul territorio e cose del genere?

“All’osservatorio non sono assegnati dei fondi per operazioni del genere. Ciascuno porta la propria esperienza, anche perché ci sono tutti i direttori delle Asp. E sono queste, le aziende sanitarie, a svolgere il lavoro sul campo, a mettere le mani nel fango, per così dire”.

Tutti questi osservatori regionali, da quel che si vede, non hanno vita facile. La loro attività è spesso legata alle vicende politiche locali ed è sufficiente un rinnovo del Consiglio per interrompere la loro attività, bloccare l’eventuale rinnovo per scadenza del mandato e anche cambiare finalità e composizione.

È successo a quello nazionale, come abbiamo visto, che è stato fermo per più di un anno, ma succede anche in Toscana, dove il Consiglio regionale ha designato componenti del nuovo osservatorio solo a settembre scorso.

Sorte analoga è toccata a quello del Lazio, che era scaduto a luglio del 2021 è stato rinnovato a settembre del 2022, ma non è stato ancora convocato per la prima riunione. E uno dei componenti lamenta di non aver mai ricevuto la mail con la notifica di nomina.

PressGiochi ha cercato notizie interpellando diversi uffici della Regione e della Giunta regionale ma, dopo settimane di tentativi, al momento in cui si va in stampa, non è arrivata alcuna informazione. Neanche il nome di un funzionario che possa fornire qualche aggiornamento su quali tempi siano previsti per la ripresa dell’attività!

Non tutte le Regioni hanno deciso, al momento, di istituire un proprio osservatorio sul gioco. In compenso, altre iniziative sono nate nei Comuni e perfino all’interno di qualche Provincia, nonostante si tratti di un ente intermedio che in teoria è stato soppresso ormai da 10 anni.

Ma di questo parleremo nella prossima edizione di PressGiochi MAG…

 

Giampiero Moncada – PressGiochi MAG

Fonte immagine: https://depositphotos.com

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