25 Novembre 2024 - 00:46

Tassa dei 500 mln. La linea AS.TRO tutela gli iscritti dalle segnalazioni

La seconda rata della “stabilità” va pagata. Il T.A.R. LAZIO non ha concesso lo slittamento del termine richiesto dai Concessionari e la scadenza resta pertanto ferma e confermata. In disparte

22 Ottobre 2015

La seconda rata della “stabilità” va pagata.

Il T.A.R. LAZIO non ha concesso lo slittamento del termine richiesto dai Concessionari e la scadenza resta pertanto ferma e confermata.

In disparte restando l’assoluta prevedibilità della pronuncia cautelare, resta un dato fondamentale.

In queste ore, si stanno intensificando le “segnalazioni” da parte dei Concessionari all’A.D.M. finalizzate all’identificazione degli “inadempienti” alla legge di stabilità, e quindi corre l’obbligo di distinguere la “sorte” che le medesime sortiranno sui gestori.

Per gli iscritti AS.TRO che hanno adottato la “linea associativa proponendo e attuando la proposta di rinegoziazione sul modello AS.TRO, le conseguenze saranno inesistenti: di fronte alla dimostrazione documentale di aver attivato una “vera” rinegoziazione con una “base economica di riferimento” istituzionalmente considerata come equa e congrua, la segnalazione del concessionario non potrà sortire alcun esito giuridico.

A maggior ragione, quindi, nulla hanno da temere quei gestori che – forti dei pagamenti già effettuati in conformità della proposta AS.TRO – si vedono oggi richiedere la “differenza”, sino al raggiungimento del 97-100% dell’intero “onere”.

Anche i gestori a cui la rinegoziazione è stata negata possono invocare la tutela AS.TRO: sono infatti numerosi i casi in cui alcuni concessionari abbiano rifiutato “ideologicamente” la proposta sopra descritta rendendo impossibile per l’operatore l’attivazione della stessa presso i punti vendita e, a fortiori, per l’impresa di gestione. Anche per costoro, pertanto, la consulenza dello staff AS.TRO può rendere possibile la dimostrazione documentale di una situazione di “inadempienza indotta” non già da “volontà di non pagare”, ma dall’impossibilità di “pagare tutta la stabilità” in spregio ai canoni della equità e congruità.

 

 

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