Le commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno concluso l’esame dell’Atto del Governo n. 116, recante lo «Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia
Le commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno concluso l’esame dell’Atto del Governo n. 116, recante lo «Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza». Il predetto provvedimento non reca disposizioni coerenti e adeguate al perseguimento degli obiettivi di tutela dei soggetti vulnerabili e alla prevenzione dei fenomeni di disturbi da gioco poiché introduce una serie di misure che, di fatto, accrescono il potere ed il profitto per i concessionari privati, inibendo i sistemi di controllo sulla crescita del mercato, sui rischi e sui fenomeni negativi sul piano sanitario, sociale, pedagogico.
Lo affermano gli esponenti del Movimento 5 Stelle in una interpellanza presentata al Ministro della salute e al Ministro dell’economia e delle finanze, nella quale si chiede di tutelare “il ruolo indipendente dell’Osservatorio sull’azzardo nonché le funzioni dei comuni e delle regioni, rafforzando altresì il divieto di promozione pubblicitaria del gioco d’azzardo e contrastando l’impoverimento sociale ed economico della popolazione”.
“I pericoli insiti nel gioco d’azzardo – affermano gli onorevoli Quartini, Silvestri, Fenu, Sportiello ed altri – vengono minimizzati anche da scelte terminologiche errate e fuorvianti volte a normalizzare l’azzardo (vietato ai minori e individuato chiaramente nell’ordinamento italiano come fattore di rischio per l’ordine pubblico, la salute, il benessere psicologico) e lo assimila ai giochi veri e propri che sono invece indispensabili per la crescita dei più giovani. La conseguenza attesa sarà sul piano culturale un abbassamento della percezione del rischio e sul piano del mercato un aumento di esposizione al rischio e al disturbo da gioco d’azzardo, a maggior danno della popolazione più fragile. Alla luce di ciò è doveroso chiedersi se sia lecito, a fronte di un aumento di rischi e impatti sulla popolazione, incrementare il profitto puro per i concessionari privati, scaricando i costi, anche sociali e sanitari, sul sistema pubblico, nonché quelli culturali e pedagogici sulle famiglie e sul sistema Paese.
Il gioco d’azzardo, soprattutto quello «on-line», accessibile dovunque da smartphone, e pagabile utilizzando sistemi virtuali di carte di credito, più facilmente comporta la perdita da parte del fruitore della percezione delle somme spese, è già difficilmente controllabile; è in rapida ascesa tra i giovanissimi che, ancora minorenni passano i labili filtri identificativi in vigore. La direzione intrapresa finisce per aumentare il vantaggio di potere delle concessionarie private privando le istituzioni, soggetti pagatori, di importanti possibilità di controllo: i profitti da «good company» per i privati aumenteranno, mentre i costi economici e sociali, spesso inestimabili, verranno fatti pagare alla collettività, al pari di una «bad company», il che rappresenta, al di là di ogni considerazione di tipo etico, un peso patrimoniale per l’erario.
In nessun caso l’ipotesi della reintroduzione di un sistema di promozione pubblicitaria del gioco d’azzardo può essere «coerente con l’esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili», ma, anzi, costituisce una violazione dei doveri di tutela della popolazione e dei suoi diritti da parte delle istituzioni. Urge ricordare come l’Istituto superiore di sanità già nel 2018 abbia dimostrato che l’80 per cento circa dei ricavi erariali e dei margini di profitto privati provenissero da 5,1 milioni di consumatori abitudinari, di cui oltre un milione e mezzo giocatori d’azzardo patologici. Sul piano politico, istituzionale e costituzionale, sarebbe gravissimo smantellare le possibilità di controllo ed intervento da parte di comuni e regioni nella stesura di leggi e delibere a tutela dei cittadini: questo, nonostante regioni e comuni siano i soggetti più vicini alle manifestazioni territoriali del fenomeno, e per primi toccati dai danni che questo causa. In questo contesto appare altresì agli interpellanti una scelta scellerata quella di smantellare di fatto un organo di monitoraggio e consultazione come l’Osservatorio sull’azzardo costituito presso il Ministero della salute, tanto quanto sostituirlo con una «Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia» nella quale compaiono soggetti privati in palese conflitto d’interesse, caso unico nel panorama di organi analoghi. A completare il quadro, e a renderne palesi gli intenti, si aggiunge l’avocazione di ciò che resta della funzione pubblica di «tutela della salute del giocatore» da parte del Ministero dell’economia e delle finanze: una distorsione disfunzionale, considerato che l’impatto ed i costi di quanto disposto ricadranno poi comunque sul Servizio sanitario nazionale”.
I deputati hanno quindi chiesto: “quali iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano intraprendere per assicurare, attraverso successivi provvedimenti, l’adempimento da parte dello Stato del dovere, costituzionalmente protetto, di tutela della salute, salvaguardando le competenze specifiche del Ministero della salute, il ruolo indipendente dell’Osservatorio sull’azzardo nonché le funzioni dei comuni e delle regioni, rafforzando altresì il divieto di promozione pubblicitaria del gioco d’azzardo e contrastando l’impoverimento sociale ed economico della popolazione”.
PressGiochi
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