24 Novembre 2024 - 23:52

Caos calmo. Di Stefano Sbordoni

Generalmente – scrive l’avv. Stefano Sbordoni – in questo periodo dell’anno i cronisti del settore del gambling hanno sempre parlato di autunno caldo per il fermento di bandi, legge di

07 Ottobre 2015

Generalmente – scrive l’avv. Stefano Sbordoni – in questo periodo dell’anno i cronisti del settore del gambling hanno sempre parlato di autunno caldo per il fermento di bandi, legge di stabilità, riforme, cause davanti alla Corte di Giustizia. Lo scorso anno, in questo periodo si era alle prese con il bando del bingo poi annullato da una pronuncia del Tar Lazio; due anni prima (2012) il bando Monti era il protagonista. Quest’anno invece tutto tace, almeno all’apparenza: in realtà dietro questa calma apparente si prospetta una stagione di riforme che andrà a caratterizzare tutto il 2016. Ci sono segnali che fanno ben sperare. Il più importante di tutti, che merita particolare attenzione è il documento “misure in materia di giochi” che ADM ha inviato al Governo la scorsa settimana. E’ vero che si tratta di un mero documento che non ha valore vincolante, ma dalla sua analisi possono rilevarsi gli elementi con cui riscrivere le regole dell’intero settore del gioco pubblico.

In primo luogo nelle premesse del documento si osserva come la mancata attuazione della delega fiscale sia stata una grave “falla” del nostro sistema, ed anche perdita di un’importante opportunità che avrebbe potuto innovare l’intero comparto dei giochi rendendolo più efficiente e produttivo. Ed infatti secondo l’Amministrazione i decreti delegati di cui all’art. 14 della legge 23 dicembre 2013 avrebbero consentito di perseguire tre importanti obiettivi:

  • eliminare il contrasto tra governo centrale e quello del territorio (regioni e comuni) che ha reso – si osserva nel documento di ADM- “confuso lo stesso quadro regolatorio complessivo altamente incerte le effettive opportunità di mercato”;
  • creare o meglio “ricreare” più attendibili condizioni di mercato ed anche giuridiche capaci di far tollerare ai concessionari di gioco pubblico anche l’ulteriore intervento sulle loro risorse;
  • la riforma dell’apparato normativo per contrastare il gioco illegale.

Dato atto della mancata attuazione della delega fiscale, i tre obiettivi per garantire la sopravvivenza dell’intero comparto dei giochi e delle scommesse, dovranno comunque essere raggiunti. Ed ecco che ADM nel suo documento programmatico indica tre diversi percorsi:

  • una riapertura della delegale fiscale;
  • il decreto delegato di cui all’art. 14 che diventa norma; si fa menzione di un progetto di norma AD 2000;
  • l’elaborazione di un pacchetto di norme ristretto da inserire nel disegno di legge di stabilità con l’intento di recuperare risorse finanziarie dal settore.

Sul primo sembra che non vi siano i margini per “riaprire” un termine oramai spirato. Più percorribile la seconda opzione, e cioè la possibilità che il decreto prenda la forma di una norma primaria. Ma i tempi d’approvazione di una norma di tale portata in cui convergono molteplici interessi sono assai lunghi, e viste le vicende d’approvazione di una norma nell’attuale Parlamento, è verosimile che questa Legislatura non trasformi in norma l’attuale progetto AS 2000.

A questo punto prende quota la terza ed ultima ipotesi che comunque potrebbe convivere con la seconda, di inserire nella Stabilità 2016 – tenendo conto della natura della stessa che non può contenere indicazioni di natura programmatica ma solo quelle legate al bilancio dello Stato – alcune indicazioni in relazione ai futuri bandi di gara (scommesse e bingo) non più prorogabili, e qualche passaggio normativo per dirimere il conflitto Stato-Governo del territorio, che qualora dovesse perdurare renderebbe inutili sia le previsioni di bilancio che gli investimenti effettuati dagli operatori del gioco nel nostro Stato.

Condivisibili sono le indicazioni fornite, a tal proposito, nel documento di ADM, che rileva: “le norme regionali e comunali di fatto espulsive del gioco pubblico legale dovrebbero essere” riviste “avviando un dialogo politico con ANCI e Conferenza Unificata che potrebbe essere dimensionata anche sulla base dei (….)punti:

  • riduzione graduale del numero degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento collocati tra pubblici esercizi (ad accesso libero);
  • obbligo di certificazione delle sale (negozi agenzie Scommesse, sale Bingo, sale VLT)(…)”,
  • obbligo di formazione periodica per gli operatori del gioco legale;
  • previsione di risorse finanziarie aggiuntive destinate ai Comuni (….)”.

Sicuramente tutti aspetti rilevanti. Sulla formazione periodica abbiamo già detto: è nostra opinione che sia necessario un titolo abilitativo per gli operatori “dell’ultimo miglio” tale da dare certezza e solidità alla rete legale, oltre che una qualifica professionale dignitosa e spendibile.

Quanto all’ultimo punto, costituirebbe risorsa finanziaria aggiuntiva anche il riconoscere ai Comuni la destinazione del quantum delle sanzioni sugli operatori illegali, con un ruolo attivo in tal senso, che gioverebbe alla riduzione dell’offerta, al controllo di territorio e criminalità, al contenimento di eventuali patologie, nonché alle casse comunali.

Una possibile soluzione a questa impasse che rischia di far saltare tutto il comparto legale.

PressGiochi

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