Si apre una settimana calda per il governo chiamato ad approvare lunedì gli interventi contro i rialzi di elettricità e carburanti e venerdì la Nota di aggiornamento al Def con
Si apre una settimana calda per il governo chiamato ad approvare lunedì gli interventi contro i rialzi di elettricità e carburanti e venerdì la Nota di aggiornamento al Def con le stime che faranno da base alla manovra da presentare entro metà ottobre.
La stesura della manovra, nelle ipotesi del governo, dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 miliardi di euro mentre le coperture in cassa certe al momento sono di appena 5,5 miliardi.
Il rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale costa 9 miliardi di euro, il primo step della riforma fiscale accorpando le prime due aliquote 4 miliardi, alla sanità servono almeno 2 miliardi, per le famiglie e la natalità almeno 4 miliardi, per confermare il pacchetto pensioni (nessun ritocco, quindi) 2 miliardi. Altri 6 miliardi servono per le spese indifferibili, missioni di pace, etc. La conferma della tassazione agevolata sui premi di produttività e fringe benefit fino a 3mila euro costa 2 miliardi; infine il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il solo avvio richiede almeno 2. Ma le coperture certe al momento ammontano a soli 5,5 miliardi (4 miliardi di tesoretto ricavati dal migliore risultato del 2023 e 1,5 miliardi di tagli dei ministeri).
Il governo quindi è a caccia di fondi per la manovra.
E spuntano così nuove tasse, visto anche che quella sulle banche sembra essere stata ormai molto ridimensionata. Secondo la Stampa vengono intanto ripescate “quelle congelate, come la «sugar» e la «plastic tax», o cavalcando evergreen come la tassa su giochi e lotterie”.
Ed ecco allora “la «plastic tax» e la «sugar tax», introdotte tra il 2019 ed il 2020 e poi subito sospese per le proteste delle imprese interessate, due interventi che sommati tra loro valgono circa 650 milioni di euro. Poi potrebbe tornare nel mirino il settore dei giochi, dalle concessioni per le slot alle vincite”.
Secondo quanto riporta La Repubblica, il piano dell’Esecutivo ha a che – sia con le nuove concessioni per il gioco online – ma anche con il cosiddetto gioco fisico, quindi scommesse, Lotto, Bingo, slot machine e Gratta e vinci. Con la Finanziaria dell’anno scorso, le concessioni sono state prorogate fino al 31 dicembre 2024.
Una scadenza che garantisce un certo margine al Mef per mettere ordine prima dell’avvio delle gare, con un altro decreto legislativo legato alla riforma fiscale. Che dovrà mettere in fila regole omogenee, a livello nazionale, superando le difformità attuali tra le Regioni.
In via XX settembre si punta a chiudere il decreto entro l’anno prossimo: cosi facendo, le gare potrebbero partire e non sarebbe necessario prorogare ulteriormente le concessioni vigenti. L’allungamento dei termini scatterà solo se non si far in tempo a varare il provvedimento entro il 31 dicembre 2024. Per questa ragione viene escluso un anticipo dell’intervento, con l’imminente legge di bilancio.
Non la pensano così alcuni operatori del settore che invece auspicano una proroga di due anni, fino al 2026.
Da far scattare subito, con la Finanziaria. E che, nelle stime che circolano tra gli addetti ai lavori, garantirebbe allo Stato un gettito di 600 milioni all’anno. Gli operatori dubitano che il governo possa intervenire entro la fine dell’anno prossimo e lo invitano a prendere più tempo per mettere a punto la legge di riordino dei regolamenti.
E alcune perplessità affiorano anche in merito alla strategia sulle concessioni per il gioco online. Se il costo fosse intorno ai 10 milioni di euro – il ragionamento – i piccoli operatori verrebbero di fatto esclusi dall’accesso alle licenze. Più in generale, riferiscono gli stessi operatori, l’entità del costo potrebbe scoraggiare il mercato. In ogni caso le due opzioni – l’assegnazione di nuovi diritti e la proroga delle concessioni vigenti – vengono preferite a un aumento della tassazione sulle vincite.
Gli operatori vorrebbero una riforma complessiva del comparto e dall’attuale 20% al 25% non sarebbe così conveniente per lo Stato: appena 25 milioni in più dal Gratta e Vinci, che oggi garantisce un gettito di circa 100 milioni l’anno. E 80 milioni in più dalle slot machine di nuova generazione, che attualmente portano nelle casse dello Stato circa 300 milioni all’anno. Tra l’altro l’aumento del balzello rischia di allontanare i giocatori che sarebbero di fatto disincentivati a scommettere o ad acquistare un Gratta e Vinci perché la vincita risulterebbe mozzata. Anche per questo la misura non sarebbe all’ordine del giorno della prossima Finanziaria.
PressGiochi
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