23 Novembre 2024 - 10:03

Forum Acadi 2023. Cardia (Acadi): “Riordino settore non può prescindere da tutela rete generalista”

11,2 miliardi di euro di gettito nelle casse dello Stato nel 2022; 10,2 miliardi, pari a circa il 91%, quello generato dal retail. Oltre 65mila le aziende della filiera che

20 Settembre 2023

11,2 miliardi di euro di gettito nelle casse dello Stato nel 2022; 10,2 miliardi, pari a circa il 91%, quello generato dal retail. Oltre 65mila le aziende della filiera che danno lavoro a 150mila persone. Una rete su tutto il territorio nazionale che conta oltre 85mila punti vendita, di cui ben 75mila appartenenti alla rete generalista: 41mila tra bar ed esercizi pubblici e 34.500 tra tabaccherie e ricevitorie. 53.500 i punti vendita in cui sono presenti gli apparecchi, di cui circa 49mila della rete generalista che presidiano oltre 6mila comuni italiani.

 

Sono questi i numeri principali del settore del gioco Pubblico in Italia, emersi oggi durante il Forum “Il gioco pubblico alla sfida della sostenibilità promosso da Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici. Nel corso del Forum, che si è svolto a Roma presso la sede di Confcommercio, è stato presentato il Bilancio di Sostenibilità 2022 del comparto e si è fatto il punto con addetti ai lavori e istituzioni sullo stato dell’arte e sul futuro dell’intero settore.

Ad aprire i lavori, il presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli.

Per Geronimo Cardia, presidente di Acadi, c’era la necessità di fare un bilancio di sostenibilità del comparto del gioco pubblico perché siamo convinti che gli strumenti e le verifiche degli indici ESG mettano ancora più in luce il ruolo strategico del comparto per il Paese. I dati dicono a chiare lettere che la rete distributiva terrestre degli esercizi generalisti (dei bar e dei tabacchi per intendersi) è protagonista tra le altre reti nel consentire il perseguimento degli interessi costituzionali sottesi all’esistenza dell’offerta pubblica di gioco”. “Ridurre, comprimere, limitare o in qualche modo penalizzare direttamente o indirettamente la sua presenza oggi radicata sui territori – ha aggiunto Cardia – significa compromettere gli interessi costituzionali della tutela della salute dell’utente e della fede pubblica (realizzata con un’offerta misurata e controllata dallo Stato e gestita da operatori esperti), della tutela dell’ordine pubblico sui territori, come la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, del gettito erariale che è di emersione e dell’occupazione assicurata ad oggi nei fatti in ogni parte d’Italia”.

 

Al confronto sul futuro del settore hanno partecipato inoltre la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano; il direttore Giochi dell’Agenzia della Dogane e dei Monopoli, Mario Lollobrigida; il presidente della Commissione Finanze della Camera dei deputati, Marco Osnato; il comandante del Nucleo Speciale Commissioni Parlamentari d’Inchiesta della Guardia di Finanza, Claudio Ramponi; il direttore del Servizio Controllo del Territorio della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Vincenzo Nicolì; il presidente aggiunto della Corte dei Conti, Tommaso Miele.

 

Per il presidente di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), Lino Stoppani, “a rischio sono soprattutto i bar di prossimità, quelli nei quali il gioco è intrattenimento, con gli apparecchi a piccola vincita, i corner scommesse, i servizi di ricarica per il gioco online. Guardando solo ai pubblici esercizi, il loro numero si è ridotto di un terzo tra il 2017 ed oggi. E’ necessario tornare ad un accordo di concertazione tra Stato ed Autonomie sulla corretta distribuzione degli esercizi per difendere legalità, salute ed economia. Per mantenere e migliorare ulteriormente questa qualità chiediamo la giusta attenzione legislativa alle istituzioni di governo e parlamentari, nazionali e territoriali, per rendere il gioco in denaro solo intrattenimento e sempre meno terreno di gestione criminale o di sfruttamento delle dipendenze di soggetti deboli”.

 

La tutela della rete fisica è imprescindibile. E’ sotto gli occhi di tutti che il riordino debba partire proprio dalla rete fisica, che è quella che accusa maggiormente l’attuale caos normativo, e che da troppo tempo sta chiedendo a gran voce interventi essenziali per la sua sopravvivenza e la sua crescita, tra cui in primis la risoluzione della questione territoriale. La tutela del gioco fisico significa anche tutela del gioco ‘legale’, e come già evidenziato, l’arma più potente per combattere quello irregolare, che ingrassa le mafie e la criminalità organizzata”, ha affermato Mario Antonelli, presidente di Fit (Federazione italiana tabaccai).

 

Oggi sono emerse chiaramente le misure necessarie per il riordino del settore.  Apprezziamo l’unità di intenti tra la nostra associazione e le istituzioni che si occupano di queste tematiche, a partire dall’agenzia delle Dogane e dei Monopoli”, ha aggiunto Geronimo Cardia,E’ palese quali siano le leve di impatto più rilavanti. L’apporto in termini fiscali, previdenziali, occupazionali, di PIL ma anche di presidio di legalità dei territori sotto il profilo della tutela della salute, del risparmio e dell’ordine pubblico è sotto gli occhi di tutti. Qualsiasi riforma, dunque, non può prescindere da tutto questo. Siamo convinti che anche le istituzioni abbiano ben chiaro che una buona riforma è quella che non pregiudica neanche indirettamente gli interessi costituzionali garantiti in larga parte dalla rete generalista ben rappresentata in Confcommercio”, ha concluso.


 

  1. Rappresentanza in Confcommercio

 

Acadi rappresenta con le filiere dei suoi associati un quinto del gettito Comparto del Gioco Pubblico e circa un terzo di quello della verticale distributiva degli apparecchi.

 

Fa parte del sistema confederale di Confcommercio a fianco di Fipe, EGP e Fit che nel comparto possono rispettivamente vantare una rappresentanza massiccia di:

 

  • oltre 120mila bar di cui si stima circa 18mila già con prodotti di gioco all’interno;
  • numerose aziende delle reti specializzate, con l’obiettivo al riguardo di dimensionare una rete sui territori che possa raggiungere 1.000 unità;
  • oltre 45mila tabaccai, molti dei quali con prodotti di gioco, di cui circa 10mila con apparecchi.

 

E sono felice di poter esprimere ottimismo in ordine all’inclusione nella rappresentanza confederale di una rappresentanza di circa 1500 imprese di gestione che come noto assistono i concessionari e la rete per la raccolta delle risorse pubbliche generate dal comparto e per lo svolgimento ordinato delle attività.

 

  1. Obiettivo del Forum

 

Perché siamo qui?

 

Da sempre per il comparto si pongono in via prioritaria due temi strettamente legati: uno di conoscenza e l’altro, che lo presuppone, reputazionale.

 

Negli anni la conoscenza del fenomeno ha fatto importanti passi avanti, generando tra gli stakeholder, tra i portatori di interessi, ma anche in una fetta importante dell’opinione pubblica, una maggiore consapevolezza della reputazione da riconoscere al comparto.

 

Un comparto il cui ruolo ed il cui valore aggiunto nel sistema Paese sono ben rappresentati dalle quattro espressioni della giornata di oggi: Responsabilità, Legalità, Fiscalità e Occupazione.

 

Di qui il senso della continuazione di un percorso avviato nel 2019 con la nostra ultima assemblea generale in presenza che ha preceduto lo stop pandemico che ha messo in ginocchio tutti ma in particolare il Comparto, tra i più colpiti dalle chiusure.

 

Un percorso, quello che vogliamo continuare, che vuole tendere a proporre pubblicamente un bilancio di sostenibilità di comparto che in modo tecnico e documentato continui nel tempo ad esplicitare l’andamento dell’azione dello stesso comparto.

 

  1. Guardare anche all’interno del Comparto

 

Ma cercando di fare qualcosa di più.   E’ vero che il Comparto del gioco pubblico nella sua interezza è un comparto strategico per il Paese.

 

Ma è altrettanto vero che il comparto del gioco pubblico è fatto di tante realtà, di tante verticali distributive di prodotti, con sistemi e parametri diversi, con profili fiscali diversi, con strutture distributive diverse, con esperienze di gestione delle dipendenze diverse, con livelli occupazionali diversi, con capacità di presidio di legalità dei territori differenziate.

 

E se queste specificità possono considerarsi note agli addetti ai lavori, abbiamo pensato sia il caso di investire in conoscenza per dare maggiore visibilità alle specificità del comparto anche a tutti gli altri portatori di interesse oltre che all’opinione pubblica.

 

Vediamo quali riflessioni sono stimolate dai dati di oggi.

 

  1. Dai dati della Brochure le prime indicazioni

 

Partiamo dalla brochure del Forum e dai dati che ci vengono proposti dai nostri esperti che ringrazio pubblicamente per il grande lavoro svolto.

 

Con un colpo d’occhio

possiamo avere l’idea (nella sezione “Comparto”) non solo dei macro numeri complessivi ed in particolare quale è la spesa dell’utente, quale il gettito erariale, quante le concessioni, quante le aziende e quali i livelli occupazionali,

ma anche e soprattutto (nella sezione Retail) la spaccatura di tali dati riferiti alle verticali distributive che si articolano fisicamente sul territorio

e, ancora più analiticamente, (nella sezione “Apparecchi”) le specificità di una verticale distributiva significativa che si articola sui territori, con evidenza delle sue reti distributive attuali, dei punti sui territori e del loro apporto al sistema.

 

Dal confronto di tali dati ognuno può cominciare a trarre le proprie prime valutazioni.

 

  1. I dai del Bilancio di Sostenibilità

 

In linea con queste valutazioni, il Bilancio di Sostenibilità analizza i dati del comparto nel suo complesso, senza rinunciare ad entrare nel particolare.

 

E ciò che pensiamo sia giusto è che esso sia redatto con gli stessi standard e la stessa severità che si addicono all’iniziativa. Per questo abbiamo l’ambizione di vedere avviato un percorso di certificazione, che vedremo evolvere e perfezionare nel tempo.

 

  1. I quattro punti di caduta del Bilancio di Sostenibilità

 

Detto questo, ritengo necessario mettere in evidenza alcuni specifici punti di caduta del Bilancio nelle sue conclusioni dedicate alle quattro leve di azione del Comparto che forniscono uno spunto di riflessione credo rilevante anche sotto il profilo politico.

 

A pagina 74 ci sono le conclusioni sul tema della Responsabilità.

 

La Responsabilità è intesa quale forma di tutela della salute dell’utente così come della fede pubblica.

 

Le leve per la tutela dell’utente che vedono il comparto impegnato direttamente sono diverse (tecnologia, informazione, registro di autoesclusione) ma tra queste mi colpisce il dato della necessità di avere a terra un’offerta pubblica di prodotti misurati e controllati dallo Stato, che solo un’equilibrata distribuzione dei punti di gioco tra rete specializzata e generalista può assicurare.

E colpisce il dato che già operatori dotati di grandi capacita di gestione e distribuzione di prodotti sensibili quali tabacco, alcolici e super alcolici.  Ed a ben vedere sono le grandi capacità messe in campo dalla rete generalista che potrebbe essere anche ulteriormente qualificata con processi di formazione realmente efficaci.

 

Ed i numeri parlano chiaro, per questo basta richiamare quelli a pagina 71 o più semplicemente quelli che abbiamo visto della Brochure.

 

Nel Retail degli 85.000 punti sul territorio, circa 75.00 sono della rete generalista di bar e tabacchi, di cui 41mila di bar esercizi pubblici.

Di questi, nella verticale degli Apparecchi, dei 53.000 punti, circa 49mila sono riferiti alla rete generalista di bar e tabacchi, di cui circa 38mila di bar e pubblici esercizi.

 

Un esercito di incaricati di pubblico servizio già esperto e che può diventare ancora più esperto con le iniziative (ma ordinate) di formazione.

 

Noi siamo impegnati su questo sui territori, ricordo l’importanza delle iniziative con Confcommercio Puglia e con Confcommercio Toscana (saluto e ringrazio per tutti Gianni Picci e Vito D’Ingeo) che hanno favorito un’integrazione tra istituzioni e realtà confederali del territorio con le rappresentanze del comparto.    Qui il tema è delicato perché va focalizzato bene non solo il tema della riconoscibilità della problematicità o della patologia, per intervenire, ma anche quello degli effettivi strumenti di intervento oggi consentiti dalla legge.

 

In questa stessa pagina del Bilancio colpisce poi la proposta di valutazione di un sistema per le nuove realtà che consente di assicurare una presenza qualificata e capillare sul territorio ma anche di tenere sotto controllo la dimensione e la numerosità dell’offerta.  Questo sistema è in linea con esperienze simili quali quella dei tabacchi e si appoggia a criteri di distanze tra punti (e non da luoghi sensibili) calibrate in ragione della popolazione.

 

A pagina 78 ci sono le conclusioni sul tema della Legalità.

La Legalità è intesa in senso ampio: dal presidio dei territori, alle attività di compliance poste in essere nell’esercizio dell’attività con il rispetto della normativa antiriciclaggio, della tracciabilità dei flussi finanziari, della trasparenza dei soggetti coinvolti per contrastare il fenomeno delle infiltrazioni.

Ma il contrato all’illegalità è attuato principalmente dal presidio del territorio con una presenza effettiva dell’offerta di Stato.     Non si può prescindere dal presidio del territorio se si vuole fare il contrasto all’illegalità.

 

E su questo specifico aspetto colpisce ancora una volta il dato che il presidio del territorio è assicurato in larga parte dalla rete generalista dei pubblici esercizi. Lo dice il dato del numero dei comuni presidiati.

I dati 2022 sono chiari.

I Comuni in Italia sono 7.901

Quelli con pubblici esercizi o tabaccherie \ ricevitorie con apparecchi sono 6.044

Quelli con sale con apparecchi da intrattenimento: 1.759

Quelli con negozi scommesse: 1.460

Quelli con punti scommesse: 1.889

Quelli con Sale Bingo: 137

 

A pagina 81 ci sono le conclusioni sul tema della Fiscalita’.

La Fiscalità deve prendere in considerazione diversi aspetti: dal gettito erariale generato dal comparto per l’esercizio dele attività di gioco, alla fiscalità ordinaria generata dalle aziende per imposte dirette ed indirette.

Ebbene facendo un focus specifico sul gettito erariale da emersione riveniente dal gioco regolamentato nella sua interezza emerge che la gran parte di questo è generato a tutt’oggi per dal retail.Rispetto al gettito erariale complessivo (prelievi ed utili erariali, imposta unica, prelievi sulle vincite) riveniente dall’intero comparto del gioco pubblico, pari nel 2022 a circa 11,2 miliardi di euro, il gettito erariale complessivo generato dal retail è di circa 10,2 miliardi di euro, che corrisponde a circa il 91%.

Il gettito erariale riveniente dal retail è a sua volta generato per larga parte dalla verticale distributiva degli Apparecchi stimabile in circa 5,9 miliardi milioni di euro, circa il 53% del totale dei prelievi del 2022.

Ed il dato che colpisce ancora una volta è che il gettito erariale riveniente dagli Apparecchi è quello a sua volta generato per larga parte dalla verticale distributiva degli Apparecchi collocati presso la rete generalista che è stimabile in circa 3,1 miliardi di euro, percentuale di quasi il 20% del totale dei prelievi del 2022 (da bar, esercizi pubblici ed altri esercizi commerciali per oltre  2,9 miliardi di euro e da tabaccherie e ricevitorie per circa 500 milioni di euro).

 

A pagina 82 ci sono le conclusioni sul tema dell’Occupazione.

E qui il bilancio mette in risalto il fatto che i livelli occupazionali più elevati sono assicurati dalla rete del territorio ed in particolare dalla rete generalista e da tutta la sua filiera.

Del numero riferito all’intero comparto di 150.000 lavoratori:

oltre 140.000 sono relativi al canale retail;

di questi, oltre 42.500 sono relativi alla verticale distributiva degli apparecchi;

di questi, oltre 19.000 sono relativi ai punti generalisti costituiti dagli esercizi pubblici e commerciali,

oltre 5.000 nelle tabaccherie e ricevitorie,

oltre 18.000 nelle sale specializzate con apparecchi.

 

  1. Attualità dell’analisi e delle considerazioni

 

Oggi questa consapevolezza è fondamentale perché si stanno rimuovendo i corto circuiti istituzionali esistenti (penso alla questione territoriale) ma si stanno anche ridisegnando i criteri distributivi.

 

E nel farlo siamo convinti che l’obiettivo del legislatore sia quello di agire ad invarianza di gettito, senza pregiudicare (semmai migliorare) i livelli di tutela dell’utente, di legalità, e di occupazione ad oggi raggiunti con l’attuale assetto.

 

Oggi è un giorno importante per il comparto.

 

Abbiamo assistito:

 

  • alla proposta di Delega Fiscale con l’articolo 13 dedicato al riordino del gioco,
  • alla sua approvazione in sede parlamentare senza sostanziali emendamenti,
  • alla nomina delle commissioni per la preparazione degli schemi di decreti delegati, da presentare nel termine perentorio del 20 settembre, oggi appunto, saluto il coordinatore della commissione dei saggi per i giochi, il direttore dei giochi.

 

Il tutto nella consapevolezza che settimana prossima si dovrebbero definire gli aspetti del NADEF, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, che darà le basi per i provvedimenti che saranno adottati di qui alla legge di bilancio.

 

L’urgenza c’è tutta.  E degli aspetti rilevati riteniamo si tenga conto.   Certo saranno importanti anche gli altri aspetti che vedono tutti d’accordo.  Ossia:

 

  • tenere in sicurezza la stabilità del sistema concessorio,
  • dare una soluzione definitiva alla questione territoriale
  • coinvolgere i territori destinando loro una parte del gettito erariale più consistente di quanto si faccia oggi, senza ovviamente ulteriori aumenti di tassazione
  • mantenere su livelli di sostenibilità la tassazione del comparto che impatta sugli aggi delle filiere (ricordando l’allarme di eccesivi aumenti lanciato dall’Ufficio Parlamentare di bilancio del 2018) senza fare discriminazioni tra verticali distributive,
  • implementare gli strumenti di concreta tutela degli utenti, tra cui il registro autoesclusione, la valorizzazione e formazione dell’offerta, un processo di qualificazione della domanda (intrattenimento e gioco responsabile). Ma anche ripensando ad un sistema di distanze “tra punti di gioco” e non “da luoghi sensibili” per assicurare allo stesso tempo presenza capillare e giusta densità di offerta, anche guardando ad altre modalità di distribuzione già regolamentate (ad esempio quella dei tabacchi)
  • rendere ordinato ed efficace il sistema di formazione sul territorio nazionale per un processo di sempre maggiore qualificazione dell’offerta
  • consentire alle filiere di operare risolvendo il tema delle chiusure dei conti correnti e per il fenomeno del de-risking ingiustificato pure denunziato dall’EBA.
  • continuare a considerare il Comparto non solo al fianco dello Stato per il perseguimento degli interessi pubblici (salute, risparmio, fede pubblica, gettito erariale, impresa e lavoro) ma anche un concreto strumento nelle sue mani per la messa a terra immediata delle politiche economiche e sociali all’uopo individuate
  • continuare a contrastare i fenomeni illegali

 

Tutti principi centrali e condivisi.

 

Ma oggi siamo qui per mettere in evidenza tra questi la necessità imprescindibile di preservare il presidio di legalità sui territori con un’equilibrata distribuzione tra punti specializzati e punti generalisti, senza comprometterne l’efficacia, neanche indirettamente.

La preoccupazione è legittima perché la Legge Delega allo studio prevede in un passaggio sul sistema distributivo delle reti di raccolta (si tratta della lettera c) dell’articolo 13), laddove utilizza tre concetti “razionalizzazione territoriale e numerica dei luoghi fisici”, utilizzo di “criteri di specializzazione” e di “progressiva concentrazione”.

 

Ecco, per quanto emerge dal bilancio, è bene che questi tre concetti non vengano interpretati nel senso che si pregiudichi una equilibrata distribuzione tra punti specializzati e punti generalisti.

 

  • Senza la responsabilità, senza la competenza degli esercizi generalisti con la loro prossimità all’utente (già in grado di gestire la distribuzione di prodotti delicati come il tabacco, alcol e superalcolici)
  • senza il presidio di legalità dei territori assicurato in larga parte dagli esercizi generalisti che arrivano su più di 6000 degli oltre 7000 Comuni italiani
  • senza l’apporto della fiscalità assicurato in larga parte dagli esercizi generalisti (5,9 miliardi su 11 dagli apparecchi e 3,1 dalla rete dei generalisti e 2,9 dai bar)
  • senza i contributi ai livelli occupazionali assicurati per la maggior parte dall’offerta terrestre con gli esercizi generalisti (140mila dal retail, di cui 42 dagli Apparecchi e 19 dai pubblici esercizi)

 

  • in definitiva, senza una distribuzione equilibrata tra punti specializzati e punti generalisti

 

i valori in campo, gli interessi pubblici sino ad oggi perseguiti,

gli impatti di sostenibilità oggi evidenziati

non potranno essere gli stessi.

 

Con un pericolo di ritorno al passato in pregiudizio di utenti, Stato imprese e lavoratori che nessuno vuole.

 

 

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