Ha preso il via questo pomeriggio la discussione della Delega fiscale in Aula alla Camera. La delega contiene all’articolo 13 la riforma del gioco pubblico. Ad intervenire sulla questione, non
Ha preso il via questo pomeriggio la discussione della Delega fiscale in Aula alla Camera. La delega contiene all’articolo 13 la riforma del gioco pubblico.
Ad intervenire sulla questione, non è mancato il Movimento 5 stelle che ha criticato duramente alcune scelte del Governo fatte sui giochi. Prima fra tutte quella di prevedere che il riordino garantisca l’invarianza di gettito per l’erario dai giochi.
Andrea Quartini ha dichiarato: “Come non dimenticare la decisione della Corte dei conti del 2012 sulle macchine non collegate negli anni 2000, si trattava di 98 mld di euro. Letta e Berlusconi decisero di scontare ai concessionari tre quarti di quelle cifre. Allora il governo condonò ai signori del gioco d’azzardo queste cifre.
Porre come obiettivo prioritario il mantenimento dei ricavi del gioco è una decisione sciagurata.
La tassazione del gioco è doverosa ma deve finire nella fiscalità generale. Ricordate il decreto de L’Aquila? Prevedeva l’introduzione delle Vlt per finanziare la ricostruzione. Le slot ora proliferano in quel territorio ma la città non è stata ricostruita. La spesa in azzardo è un prelievo sulle famiglie. La propensione a giocare d’azzardo aumenta in tutta Italia che è la quarta nazione al mondo per gioco.
La metà della spesa per azzardo è sostenuta da giocatori problematici. Cosa confermata dall’ex. Direttore Marcello Minenna, dal dirigente Stefano Saracchi e dal sottosegretario Federico Freni che affermavano che i servizi di gioco determinavano una domanda anelastica. I trend in atto mostrano lo spostamento dei giocatori dalla rete fisica a quella online dove è inferiore la tassazione.
Mantenere il gettito fiscale significa far esplodere la situazione dal punto di vista sociale.
La diminuzione del gettito va correlata ad una diminuzione delle sofferenze delle famiglie. Le persone in cura hanno confermato che durante la pandemia hanno smesso di giocare. Lockdown e chiusure non hanno favorito le mafie come sostengono gli operatori del settore e anche il procuratore nazionale antimafia ha chiarito che il fatto che potessero favorire il gioco sono ipotesi meramente presuntive”.
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