Uno dei principali problemi della legislazione di settore è la mancanza di una coerenza complessiva: da un lato la legge prevede concessioni rilasciate dall’Autorità dei Monopoli a livello nazionale, dall’altro demanda le modalità di esercizio alle singole regioni con conseguenze diverse, non omogenee e disparità sui territori. È necessario, quindi ridefinire un quadro normativo omogeneo…
Paolo Andreani: Ligure, classe ’64, il nuovo segretario generale della Uiltucs, unione italiana lavoratori turismo, commercio e servizi. Eletto all’ultimo congresso nazionale del sindacato, succede a Brunetto Boco, che lascia dopo 24 anni. Sposato, con due figlie, si è formato in campo pedagogico didattico, ambito nel quale ha conseguito la laurea all’Università degli Studi d Genova. Ha mosso i primi passi nella Uiltucs di La Spezia, per poi diventare nel 1992 segretario generale della Liguria. Nel 2009 è entrato nella segreteria nazionale occupandosi di contrattazione aziendale nella distribuzione organizzata e ricoprendo, negli anni, incarichi nella bilateralità, della formazione continua e dell’assistenza sanitaria. Dall’8 ottobre 2022 è segretario generale.
Il sindacato Uiltucs è più volte sceso in campo per rappresentare i lavoratori del comparto dei giochi pubblici che rappresentano una fetta di economia non trascurabile. Qual è il suo personale rapporto nei confronti del gioco pubblico legale?
“Sono lavoratrici e lavoratori come gli altri, ma spesso subiscono discriminazioni per pregiudizi e preconcetti sul tipo di lavoro che svolgono. Invece le lavoratrici e i lavoratori di questo settore economico, che è importante ricordare essere disciplinato da norme di legge e regolamenti nazionali, contribuiscono in maniera sostanziosa alle entrate dell’Erario. E hanno tutte e tutti diritto alla tutela e al sostegno della Uiltucs esattamente con le altre persone che aderiscono alla nostra organizzazione. Questo è il principio che ci guida.
Poi, è importante ricordare il ruolo che hanno avuto durante i mesi più difficili a causa del Covid. L’intero settore del gioco legale è rimasto in lockdown a differenza di tutto il resto delle attività economiche del Paese: abbiamo sempre sostenuto le iniziative di mobilitazione che hanno visto una grande partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Il 26 marzo 2021 si è riunita per la prima volta l’assemblea nazionale di settore alla quale hanno partecipato oltre mille tra delegati e lavoratori. Proprio in quell’occasione è stata programmata una giornata di mobilitazione nazionale del comparto del gioco legale per il successivo 12 maggio, con manifestazioni svolte in contemporanea presso le Prefetture dei capoluoghi di Regione e davanti alle sedi dei consigli e delle giunte regionali. Iniziative che puntavano alla riapertura delle attività e, di conseguenza, a garantire adeguati livelli di reddito alle persone falcidiate per oltre un anno e sostenute solo dalle indennità previste dagli ammortizzatori sociali previsti per l’emergenza sanitaria”.
Quali sono le sfide che state seguendo relativamente alla materia dei giochi?
“Uno dei principali problemi della legislazione di settore è la mancanza di una coerenza complessiva: da un lato la legge prevede concessioni rilasciate dall’Autorità dei Monopoli a livello nazionale, dall’altro demanda le modalità di esercizio alle singole regioni con conseguenze diverse, non omogenee e disparità sui territori. È necessario, quindi ridefinire un quadro normativo omogeneo a garanzia dell’operatività del settore e della stabilità occupazionale; un sistema di leggi di respiro nazionale, che possa essere una cornice chiara entro la quale tutti i territori possano muoversi, in modo armonioso ed omogeneo. A questo scopo riteniamo necessario costituire un tavolo nazionale coordinato dai ministeri competenti che preveda la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, Agenzia dei Monopoli, associazioni d’imprese e dei lavoratori”.
Il settore attende da anni un’opera di riordino normativo. Crede che l’Esecutivo guidato dalla Premier Giorgia Meloni vorrà metter mano alla materia?
“La Uiltucs, come la Uil, chiede di dialogare con le istituzioni e i governi a prescindere dalla loro collocazione e dal colore.
È dal 2014 che il legislatore nazionale inserisce tra gli obiettivi del Documento di economia e finanza una legge quadro sul gioco pubblico. Un primo accordo tra Stato, regioni ed enti locali è arrivato nel 2017, ma non è mai stato tradotto in un decreto attuativo. Ad oggi, nell’impossibilità di svolgere le gare per assenza di regole condivise a livello nazionale, il settore è nell’incertezza totale: le proroghe si susseguono; a marzo 2023 scadono quelle per il Bingo, anch’esse già prorogate; a giugno 2023 termina la proroga di un anno per slot e macchine da bar.
Siamo storicamente orientati ad un laburismo pragmatico e ci auguriamo che il nuovo governo abbia sufficiente sensibilità per comprendere le problematiche del settore. Un primo e importante segnale verrà da una rapida assegnazione della delega del settore a cui dovrà provvedere il ministro dell’economia”.
Quali sono a suo parere, sul fronte della tutela dei lavoratori, i temi a cui lavorare maggiormente?
“Sono due a nostro avviso i piani. Il primo di ordine contrattuale: maggiorazioni salariali e organizzazione del lavoro rappresentano sotto questo aspetto due elementi di una battaglia per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Poi c’è il tema delle professionalità: sotto questo aspetto la leva della formazione e qualificazione professionale è strategica. Deve puntare ad accrescere le competenze anche sulla gestione di criticità che possono avvenire nel rapporto con l’utenza, e fornire alle operatrici e agli operatori delle sale i necessari strumenti rendendoli anche agenti di una funzione ‘sociale’ nel governo del gioco patologico”.
La principale criticità di questi giorni sono gli insostenibili costi energetici, che riguardano le sale giochi ma anche tutte le attività economiche. Cosa si sta facendo e proponendo?
“Rispetto all’aumento dei costi dell’energia e di conseguenza di utilizzo degli impianti, si potrebbe immaginare un temporaneo ridimensionamento dell’orario di apertura delle sale nelle ore notturne. Questo, solo a livello temporaneo, appunto, e per non porre un’alternativa tra costo del lavoro e costo dell’energia: va sempre e comunque tutelata l’occupazione”.
La lotta al disturbo del gioco d’azzardo è una battaglia legittima che però spesso porta a sottovalutare l’importanza della filiera legale con i suoi lavoratori. Qual è il suo giudizio su questo aspetto?
“Lo accennavo prima. La lotta al gioco patologico passa attraverso una adeguata offerta di gioco legale. Secondo uno studio realizzato dal Censis, nel 2020, a fronte del blocco del gioco legale nei punti vendita fisici, si è registrato un boom del gioco illegale che, rispetto al 2019, quando il suo fatturato era stato stimato in circa 12 miliardi di euro, è salito a 18 miliardi, +50%. Ulteriore conferma che il periodo pandemico è stato molto favorevole allo sviluppo del gioco illegale proviene dai dati sulle attività di contrasto delle forze dell’ordine: infatti, dall’inizio del 2020 sino al mese di aprile del 2021 è stata scoperta una sala clandestina ogni 3 giorni, per un totale di 145 inchieste condotte dalle forze dell’ordine. Le persone denunciate sono state almeno 1.000, più del doppio rispetto al 2019”.
Vista la sua formazione, quanto crede siano importanti le attività di educazione e sensibilizzazione fatte tra i giovani e nelle scuole?
“L’educazione civica è un fatto importante per l’intero ciclo scolastico. Occorre saper educare e distinguere la propensione al gioco dalla caratteristica patologica che può insorgere. La conoscenza delle norme in materia, dei pericoli derivanti dal praticare giochi illegali e d’azzardo, sono fatto educativo come argine ad una socialità sbagliata”.
Intervista integrale su PressGiochi MAG
Cristina Doganini – PressGiochi MAG
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