23 Novembre 2024 - 23:05

Tutti ai comandi! Arrivano le Iene

Dell’avv. Generoso Bloise

10 Ottobre 2022

Molti ricorderanno la vicenda oggetto di un servizio televisivo trasmesso dalle Iene alcuni mesi fa: veniva avvicinato un tipo, descritto come poco raccomandabile, che poteva con una ID e una password entrare nei database di una o più società concessionarie e leggere i dati delle slot machine, ottenuta questa informazione, il soggetto additato dal servizio televisivo (che ovviamente giustifica in atti il proprio operato dichiarandosi ‘ludopatico’) sarebbe stato poi in grado di ‘vendere’ ad amici (o compari) e parenti la preziosa informazione che consentiva agli stessi di lucrare giocando in modo mirato su apparecchi che avrebbero certamente pagato le vincite per rispettare i parametri di legge.

 

Si tratta – scrive l’avv. Generoso Bloise su PressGiochi MAG – di una operazione rispetto alla quale gli operatori hanno reagito in modo controverso.

 

Con una grande amarezza di fondo perché si tratta di un fatto molto grave e che getta un’ombra importante sulla credibilità del sistema nel suo complesso, tuttavia danneggia di molto anche il ‘mercato’, giocatori e gestori, ma soprattutto apre una voragine di dubbi e preoccupazioni perché i preziosi dati della propria azienda possono essere noti a soggetti di pochi scrupoli.

Questa ultima è di certo la più spaventosa e comune delle angosce dei gestori di fronte a quanto denunciato e messo in luce dal servizio televisivo.

 

L’angoscia che un dipendente infedele del gestore o di una società concessionaria potrebbe, per pochi spicci, mettere in mano a questo tipo di persone tutti i segreti industriali della azienda di gestione: davvero toglie il sonno.

Questo dubbio toglie ogni (sia pur labile ed ingenua) soddisfazione dal vedere che nel settore ci sia uno scandalo non imputato ai gestori….

Ma non è così.

 

Dalla lettura di quanto la Magistratura ha voluto far sapere dell’indagine, gli inquirenti, verificato che le ID utilizzate per l’accesso al sistema di diverse concessionarie corrispondono ad alcuni gestori, hanno ipotizzato che il soggetto a capo della frode abbia acquistato dai gestori (che quindi sarebbero sodali e non vittime!) le credenziali d’accesso per poi ‘vendersi’ i dati ricavati a soggetti disposti a comprarli per ‘svuotare’ le slot con pochi spicci.

Ci sarebbe già abbastanza per infuriarsi.

 

Per quale motivo il gestore dovrebbe dare in pasto a persone che non conosce i dati della sua azienda? Ma ancora.

Perché, se un gestore volesse fare una sorta di dumping sulla propria azienda e suoi propri clienti, dovrebbe farlo attraverso un giro così vizioso, mentre potrebbe inviare presso i locali a fare queste ‘giocate fortunate’ un fratello, un cugino, un figlio, un ‘compare’ con il quale dividersi tutto, senza sperperare margini di profitto attraverso passaggi non necessari e fuori dal suo materiale controllo?

 

Invece, per chi indaga non è così. Si va alla ricerca dei gestori ‘corrotti’, magari a scapito del possibile accertamento della verità e, intanto, permettendo ai veri responsabili di farla franca.

Ma non è questa la cosa che spinge a strapparsi le vesti di dosso.

 

Fa invece specie leggere che – sebbene le indagini fornissero evidenza di violazioni del sistema di una concessionaria – alla perquisizione presso locali in uso all’organizzatore della frode prendesse parte anche un dipendente di altra concessionaria, per motivi che allo stato restano ignoti.

 

Con tutto il rispetto per l’operato della Magistratura il metodo dovrà trovare quantomeno una giustificazione nel corso del procedimento; come anche la verifica della posizione del ‘confidente’ che ha fornito la notizia alle Iene, dalla cui denuncia parte l’indagine, e che pare fosse un ex-sodale dell’organizzatore, avente con questo ultimo contrasti relativi alla spartizione del denaro.

Si vedrà!

Per il momento, a bruciare dentro con rabbia indomabile non è neanche tutto questo; quanto piuttosto vedere in ogni telegiornale mattutino di quante donne sono uccise nonostante avessero denunciato i propri stalker, con un reato da ‘codice rosso’, ma senza ottenere nemmeno l’avvio delle indagini o provvedimenti cautelari che la legge impone come urgenti.

 

Forse il torto vero di quelle poverette è stato quello di non essersi rivolte, nel denunciare i propri aguzzini, anche alle Iene.

Infatti, ed è questa la vera notizia, la denuncia è presentata alla Procura della Repubblica competente il giorno 1 del mese, il PM la esamina e dispone accertamenti, perquisizioni e sequestri il giorno dopo, le perquisizioni e i sequestri sono eseguiti il giorno successivo. Ancora nel giro di 4 mesi sono già state eseguite intercettazioni, acquisiti tabulati telefonici ed eseguite ispezioni bancarie, con provvedimenti GIP emanati il giorno stesso, o il giorno dopo, delle relative richieste del PM, ed addirittura sono già state eseguite le prime perizie… in via d’urgenza.

 

Forse 24 anni di professione sono davvero pochi se chi scrive resta stupito di tanta efficienza, che si spera possa tradursi in altrettanta capacità di ‘raddrizzare il tiro’ rispetto alle suggestioni giornalistiche che, sembra evidente, hanno ad oggi guidato la mano degli inquirenti, oltre a dimostrarsi un lubrificante dei più efficaci!

 

La nostra fiducia nella Verità, e della sua capacità di farsi strada anche nei più accidentati dei sentieri, supera anche quella che da sempre abbiamo riposto nella Giustizia e negli esseri umani che la amministrano.

Al momento, è sempre più difficile restare a guardare e mantenere la calma, ma è addirittura impossibile restare in silenzio.

 

Per la prima volta ho deciso di infrangere un principio, autoimposto, nella redazione degli scritti pubblicati su queste pagine, anche in ossequio alla deontologia professionale: quello di non far riferimento a procedure trattate personalmente e, soprattutto, ancora in corso.

Ho deciso tuttavia di affrontare la vicenda oggetto di questo scritto, poiché, dopo lunga riflessione, sono giunto alla conclusione che il ruolo di chi svolge la professione è anche quello di fornire strumenti conoscitivi a chi non è un addetto ai lavori e, soprattutto, quello di sollevare questioni scomode, ed in qualche modo emblematiche, come quella qui raccontata.

Dell’avv. Generoso Bloise

 

PressGiochi

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