22 Novembre 2024 - 02:52

Manila ordina la chiusura di 175 casinò

Le Filippine hanno deciso di rimpatriare 40mila lavoratori cinesi impiegati nei casinò, che localmente vengono chiamati “pogo” (acronimo di operatori di gioco offshore). La decisione del presidente Ferdinand Marcos Jr.

29 Settembre 2022

Le Filippine hanno deciso di rimpatriare 40mila lavoratori cinesi impiegati nei casinò, che localmente vengono chiamati “pogo” (acronimo di operatori di gioco offshore). La decisione del presidente Ferdinand Marcos Jr. arriva dopo le pressioni di alcuni senatori che nei giorni scorsi avevano evidenziato i traffici illeciti connessi con il gioco d’azzardo.

Già nel 2020 il Consiglio antiriciclaggio delle Filippine aveva sottolineato l’alta vulnerabilità del settore alla criminalità finanziaria. Un rapporto dei legislatori filippini pubblicato a gennaio di quest’anno aveva trovato “chiari legami” con la tratta di esseri umani e aveva raccomandato di perseguire i funzionari dell’immigrazione coinvolti.

Il senatore Koko Pimentel sostiene che i pogo – anche quelli legali – abbiano favorito l’ingresso di cittadini indesiderati: “Quindi qual è il modo migliore per risolvere questo problema? Semplificare tutto. Bandire i pogo”, ha detto alla Cnn.

Detto fatto: da ottobre verranno chiusi 175 casinò che avevano ricevuto il benestare del precedente governo guidato da Rodrigo Duterte nel 2016. Come in altri Paesi del sud-est asiatico il settore è cresciuto in maniera esponenziale grazie alla messa al bando del gioco d’azzardo in Cina, dove è vietato dalla fondazione della Repubblica popolare cinese nel 1949. Secondo il portavoce del dipartimento di Giustizia, Jose Dominic Clavano, i pogo che chiuderanno avevano le licenze revocate o scadute: “La repressione è stata innescata da segnalazioni di omicidi, rapimenti e altri crimini commessi da cittadini cinesi verso loro connazionali”, ha sottolineato.

Il governo cinese, che aveva più volte chiesto a Manila di porre un freno alle attività legate al gioco d’azzardo, si è detto favorevole al rimpatrio dei connazionali, che inizierà il mese prossimo.

Come riporta asianews.it, di recente il leader della maggioranza al Senato, Joel Villanueva, aveva introdotto una legge contro il gioco d’azzardo online in base alla quale gli scommettitori rischiano sei mesi di carcere e multe fino a 8.170 dollari. I critici sostengono che siano misure estreme: i dati del ministero delle Finanze indicano che nel 2020 gli introiti delle tasse sui casinò hanno raggiunto i 122 milioni di dollari. Con la pandemia, che ha duramente colpito le Filippine, molti operatori si sono trasferiti in Laos, Cambogia e Vietnam.

L’anno successivo, Manila ha imposto una tassa del 5% sulle entrate delle scommesse e un’imposta sul reddito del 25% agli stranieri impiegati nel settore. Di conseguenza un numero ancora maggiore di operatori ha abbandonato le Filippine. In molti Paesi del sud-est asiatico i casinò sono sinonimo di lavoro forzato e truffe online. Di recente la Malaysia ha annunciato la creazione di una commissione per recuperare i migranti che diventano vittime delle truffe online nella regione del Mekong.

La società di consulenza immobiliare Leechiu Property Consultants stima che una chiusura completa dei pogo nelle Filippine lascerebbe vuoti 1,05 milioni di metri quadrati di uffici e priverebbe il Paese di 151 milioni di dollari di canone annuo. I casinò forniscono 3,2 miliardi di dollari all’anno all’economia filippina e impiegano circa 201mila cinesi e 111mila filippini.

 

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