24 Novembre 2024 - 04:44

Pacifici (ISS): “Le distanze delle sale giochi non incidono sul problema del gioco d’azzardo patologico. Quello che sposta l’asse è l’offerta: minore sarà l’offerta, minori le problematiche”

L’analisi dei canali di gioco ci illustra che sostanzialmente il 94,5 per cento della popolazione gioca in un luogo fisso, fisico, quindi in luoghi dove fisicamente ci si pone per giocare, e poi abbiamo un 5,5 per cento di gioco online.

10 Agosto 2022



Mentre si attende la redazione della relazione finale del lavoro svolto dalla Commissione di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, con l’approssimarsi della fine anticipata della Legislatura, continuano ad essere pubblicati i resoconti delle audizioni tenute in questi mesi in Senato.

Tra gli interessanti contributi arrivati alla Commissione monocamerale, degno di evidenza è senz’altro quello dell’Istituto superiore di Sanità rappresentato dalla dr.ssa Roberta Pacifici che tuttavia ha ripercorso dati e studi relativi al disturbo dal gioco d’azzardo pre pandemia. Pacifici ha tuttavia riportato i dati di un altro studio – realizzato online – che mostrano come i giocatori durante il lockdown non abbiamo transitato in maniera massiccia al canale online. Durante il lockdown – ha detto Pacifici “certamente c’è stato un aumento del gioco online, ma non c’è stato uno spostamento massiccio; non si poteva giocare e la maggior parte della gente non ha giocato”.

 

“Nella mia presentazione – ha esordito la dottoressa Roberta Pacifici, Direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità – illustrerò, come potete vedere dal materiale che abbiamo inviato, lo studio epidemiologico che abbiamo realizzato nel 2018. Lo scopo di questo studio era quello di fotografare la situazione rispetto al gioco d’azzardo, evidenziando in particolare la popolazione che giocava e il profilo dei giocatori.

La metodologia che è stata utilizzata è stata concordata con una commissione scientifica internazionale e quindi è una metodologia particolarmente incisiva; tengo a precisarlo, perché i dati che poi vedremo sono altamente rappresentativi della popolazione italiana.

Abbiamo analizzato due campioni: uno di adulti (cioè dai 18 anni e senza limiti d’età; la motivazione era chiaramente quella di investigare anche sulle persone anziane), e uno riguardante i minorenni, gli studenti, in questo caso per investigare su una popolazione per la quale, ricordiamolo, è vietato giocare d’azzardo. Avete a disposizione il dato sulla numerosità della campionatura, che ha superato i 12.000 adulti e i 18.000 studenti. Potete vedere anche la metodologia rispetto alla scelta della rappresentatività della popolazione, che ha preso in considerazione la densità dei Comuni, delle città e delle aree metropolitane. Il confronto della rappresentatività del campione mostra che la densità della popolazione italiana è assolutamente sovrapponibile quella del campione che è stato analizzato.

La tecnica di indagine ha utilizzato il metodo vis-à-vis: non auto-somministrazioni, quindi, ma indagini guidate e sostenute da rilevatori in presenza.

Arriviamo ora ai risultati; illustrerò innanzitutto i risultati per la popolazione adulta.

La definizione di giocatore, anche per un confronto con quanto la letteratura internazionale ci mette a disposizione, è quella di una persona che ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno. Questo noi stiamo definendo. Potete vedere, allora, che in Italia noi registriamo che il 36,4 per cento della popolazione adulta, quindi di età superiore ai 18 anni, è definito come giocatore d’azzardo, che cioè ha giocato almeno una volta d’azzardo nella sua vita. Stiamo parlando quindi circa di 18 milioni e mezzo di persone. Questa prevalenza è chiaramente molto diversa in funzione del genere, perché abbiamo quasi il 44 per cento di uomini e solo il 30 per cento di donne. È anche diversa nelle varie aree geografiche (il Centro Italia vede la prevalenza maggiore di giocatori d’azzardo), mentre, con riguardo alla distribuzione per classi di età, tutte le fasce di età sono rappresentate, in tutte le fasce d’età ci sono dei giocatori, ma le percentuali maggiori si riscontrano tra i 40 e i 64 anni.

L’analisi dei canali di gioco ci illustra che sostanzialmente il 94,5 per cento della popolazione gioca in un luogo fisso, fisico, quindi in luoghi dove fisicamente ci si pone per giocare, e poi abbiamo un 5,5 per cento di gioco online.

Nel grafico successivo abbiamo la distribuzione della tipologia di giochi praticati e ci rendiamo conto che ci sono delle differenze di genere molto importanti: comunque, le lotterie istantanee o in tempo reale sono la tipologia di gioco più praticata, sia dagli uomini che dalle donne. Man mano che si scende nelle percentuali di gioco, per esempio per le scommesse sportive o le videolottery, vediamo che le differenze di genere sono molto importanti: sono soprattutto gli uomini che praticano questo tipo di gioco d’azzardo.

Per quando concerne la frequenza di gioco, è chiaro che tutta questa massa di persone che giocano d’azzardo non giocano tutte con la stessa intensità. Definiamo come occasionale il giocatore che gioca poche volte l’anno e una o poche volte al mese: è un giocatore occasionale il 42,3 per cento dei giocatori uomini e quasi il 56 per cento delle donne. Abbiamo però una percentuale di quello che noi definiamo giocatore abituale (che gioca almeno 2-4 volte a settimana o praticamente tutti i giorni della settimana), che è intorno al 25 per cento per gli uomini e al 20 per cento per le donne.

I luoghi di gioco per genere: anche qui ci sono delle differenze importanti. Abbiamo detto che le lotterie istantanee sono quelle più giocate, e coerentemente il tabaccaio e il bar sono i luoghi di gioco più frequentati e le differenze di genere qui sono inferiori. Quando scendiamo a luoghi di gioco come le altre ricevitorie, le sale scommesse o le sale VLT, sono prevalentemente gli uomini che le frequentano.

Questa popolazione, come vedrete adesso, è stata anche profilata, nel senso che abbiamo utilizzato degli strumenti per caratterizzare il giocatore sotto quattro profili diversi. Un primo profilo è quello che noi definiamo il giocatore sociale, cioè che non presenta alcun problema relazionale con il gioco, non ha comportamenti preoccupanti per la sua salute o per quella delle persone che lo circondano. Poi però definiamo anche altri tre profili, che sono: il giocatore a basso rischio, che presenta un atteggiamento tendenzialmente rischioso ma senza manifestare ancora problematiche; e poi il giocatore a rischio moderato e il giocatore problematico, che invece presentano fattori di rischio già conclamati. Il giocatore a rischio moderato ne presenta alcuni, mentre il giocatore problematico presenta tutti i fattori di rischio e quindi ha una profilazione già definibile, appunto, come giocatore problematico.

Se andiamo a vedere come la popolazione di questi giocatori è profilata, il 26,5 per cento dei giocatori d’azzardo in Italia hanno un profilo di giocatore sociale, ma abbiamo un 3 per cento di giocatori che sono francamente problematici e quindi stiamo parlando di una stima di un milione e mezzo di persone. Abbiamo anche il 2,8 per cento – quindi come stima 1.400.000 persone – che hanno questo profilo di rischio moderato che noi riteniamo, dal punto di vista del rischio complessivo, una sorta di serbatoio verso la profilazione problematica.

Adesso descriviamo questa popolazione problematica: la differenza di genere è ancora molto importante, perché i giocatori problematici sono il 3 per cento, ma il 3,6 per cento sono uomini e il 2,5 per cento sono donne; la fascia di età più rappresentata è quella tra i 25 e i 64 anni; e soprattutto vediamo che c’è una differenza importante dal punto di vista geografico: a fronte di una media italiana del 3 per cento di profili problematici riscontriamo nel Sud Italia il 4,8 per cento e nelle Isole il 5,8 per cento. Quindi, delle percentuali molto diverse dalla media, molto più alte.

A cosa giocano i giocatori problematici: analizziamo ora il confronto tra il giocatore sociale e il giocatore problematico; potete rendervi conto da questi dati che il giocatore problematico è quello che prevalentemente gioca con le slot machine, con le VLT e con le scommesse virtuali. Per quanto riguarda il rapporto tra luoghi di gioco e profilo di giocatore, vi rendete conto dati che passando dal giocatore sociale al giocatore problematico alcuni luoghi di gioco sono molto più rappresentati. Prendiamo per esempio le sale scommesse o le sale VLT: la sala VLT è praticata solo dallo 0,5 per cento dei giocatori sociali, ma arriviamo al 28 per cento dei giocatori problematici; e potrei proseguire con tutte le tipologie di gioco, ma è chiaramente esemplificativo.

Vediamo adesso alcune caratteristiche tipiche della problematicità, che sono la frequenza e l’intensità di gioco. Se parliamo della frequenza di gioco, quindi quante volte si gioca nell’arco dell’anno o della settimana, vedete come la frequenza di gioco sia assolutamente correlata con il profilo di problematicità: infatti, poche volte l’anno gioca soprattutto il giocatore sociale, mentre il giocatore problematico gioca cinque volte o più la settimana. Analogamente, a seguire, vediamo il tempo giornaliero dedicato al gioco, dove abbiamo differenziato il luogo fisico e il luogo online. In entrambi i casi potete osservare la netta correlazione tra tempo utilizzato per giocare e profilazione: più andiamo verso il profilo di problematicità e maggiore è il tempo dedicato giornalmente alla pratica del gioco.

Un altro indicatore importante è il numero di giochi praticati. Anche qui, si vede chiaramente come il numero di giochi praticati – da “fino a tre” arriviamo a “fino a oltre dieci giochi” – sia chiaramente correlato alla prolificazione di gioco. Infatti, solo l’1,5 per cento dei giocatori sociali pratica più di dieci giochi mentre arriviamo ad oltre il 25 per cento nei giocatori problematici.

L’altro dato importante che abbiamo rilevato è quello dell’indebitamento, che abbiamo indicato come richiesta di cessione del quinto dello stipendio, assunzione di uno o più prestiti da una società finanziaria, assunzione di prestiti da privati ovvero prestiti da amici e parenti. Potete vedere chiaramente come la richiesta di denaro attraverso prestiti sia significativamente maggiore nei giocatori che presentano il profilo problematico: stiamo parlando del 5,8 per cento del giocatore sociale rispetto al 28 per cento del giocatore problematico.

Anche gli stili di vita sono fortemente correlati al profilo del giocatore. Per esempio, il consumo di sostanze stupefacenti, l’abuso di bevande alcoliche, il consumo di prodotti del tabacco costituiscono tutti degli stili di vita, o vere e proprie dipendenze, che sono maggiormente presenti nei giocatori con profilo problematico.

Un altro dato che abbiamo voluto mettere in evidenza è il ruolo della pubblicità. Abbiamo chiesto ai giocatori quante volte hanno scelto di giocare in funzione di una pubblicità rilevata: ebbene, se il giocatore sociale dichiara di essere stato spinto a giocare nel 14,5 per cento dei casi, nel giocatore problematico arriviamo al 30 per cento.

MINORI

Passo ora ad illustrarvi la stessa tipologia di indagine, ma svolta sui minori, sugli studenti, su tutta la popolazione a cui, voglio ricordarlo, è vietato giocare d’azzardo: ciò nonostante, abbiamo il 29,2 per cento di giovani che dichiarano di aver giocato d’azzardo.

Anche in questo caso le differenze di genere sono molto importanti, perché abbiamo solo il 17 per cento di ragazze contro il 41 per cento di ragazzi, e chiaramente la prevalenza di chi gioca d’azzardo aumenta all’aumentare dell’età: dai 14 ai 17 anni si passa dal 24 al 35 per cento. Anche in questo caso la distribuzione per aree geografiche mostra delle differenze, soprattutto nel Sud. I canali di gioco: se ricordate negli adulti solo il 5 per cento dichiarava di giocare online, nei giovani saliamo al 21 per cento.

A cosa giocano gli studenti e le studentesse? Sono soprattutto i ragazzi che giocano alle scommesse sportive e la rappresentazione di questo schema nel genere femminile è molto ridotta. Le ragazze prevalentemente giocano lotterie istantanee o in tempo reale, mentre i ragazzi praticano le scommesse sportive; e poi, a seguire, abbiamo anche le scommesse virtuali e le slot machine, poco rappresentate invece nella sfera femminile.

Se andiamo a vedere le frequenze di gioco, ancora una volta osserviamo una differenza di genere molto importante, perché i minorenni maschi giocano occasionalmente nel 47 per cento dei casi, mentre nelle ragazze abbiamo l’82 per cento. Vorrei però portare la vostra attenzione sul fatto che giocano intensamente, praticamente tutti i giorni, il 10,3 per cento dei ragazzi contro il 3,2 per cento delle ragazze.

Dove giocano gli studenti italiani? Giocano, i ragazzi soprattutto, il 52,2 per cento, quindi più della metà, nelle sale scommesse, luoghi dove per accedere è necessaria una carta di identità che riconosca l’età. Quindi, a seguire, anche dal tabaccaio, che è il luogo dove giocano prevalentemente le ragazze; ma anche abbiamo rappresentate anche altre ricevitorie, casinò e sale VLT.

Anche per i giovani è stata fatta ovviamente una profilazione di rischio, con una metodologia, con un test adatto proprio per i giovani, che è il South Oak Gambling Screen. La prevalenza di studenti che sono giocatori problematici è del 3 per cento, con una stima quindi di 69.000 giovani che hanno un profilo già problematico per il gioco d’azzardo. Abbiamo poi un 3,5 per cento, quindi circa 80.000 giovani, che hanno un profilo di rischio, seppur moderato.

La differenza di genere in questo caso è importantissima, perché sostanzialmente sono giocatori problematici soprattutto i ragazzi, che sono il 5,3 per cento della popolazione di studenti, contro lo 0,6 per cento di ragazze.

La prevalenza di studenti giocatori problematici tende a salire con l’età, quindi passa dall’1,6 per cento dei quattordicenni al 3,7 per cento dei diciassettenni. Ancora una volta, come abbiamo visto per gli adulti, le differenze geografiche sono molto importanti e nel Sud abbiamo le prevalenze maggiori di giocatori problematici.

Un dato estremamente significativo e predittivo di problematicità è l’età di iniziazione al gioco. Infatti nel giocatore con profilo problematico l’età di iniziazione è molto più precoce, tra i 9 e i 12 anni.

A cosa giocano gli studenti giocatori problematici? Come per gli adulti, ci sono giochi che sono maggiormente correlati ai profili di problematicità, e sono le slot machine, le VLT, le scommesse sportive, le scommesse virtuali, dove ci sono significative differenze di pratica di gioco tra il giocatore sociale e il giocatore problematico. Anche la pratica di gioco profilata a seconda del luogo, fisico o online, si mostra correlata alla problematicità, e infatti il giocatore sociale solo al 15,4 per cento pratica il gioco con le slot machine mentre arriviamo al 42 per cento nel caso del giocatore problematico. Questo lo vedete anche per le scommesse sportive, dove si arriva all’80 per cento nel caso del profilo di problematicità.

Se andiamo a vedere il rapporto tra luogo di gioco e profilo di giocatore, ci rendiamo conto che, mentre non ci sono grandi differenze per quanto riguarda il tabaccaio, dove la prevalenza è quella del giocatore sociale, le differenze maggiori sono proprio nelle sale scommesse, dove si va dal 34 per cento del giocatore sociale al 59 per cento del giocatore problematico; nel casinò e nelle VLT, che sono l’1,3 per cento, arriviamo al 6 e al 4 per cento.

Anche in questo caso la frequenza – poi vedremo anche l’intensità di gioco – sono strettamente legate ai profili di problematicità e quindi di rischio. Per quanto riguarda la frequenza, vedete benissimo come dal giocatore sociale al giocatore problematico si passa dal 4,4 per cento a oltre il 29 per cento di chi gioca più tutti i giorni. Rispetto al tempo impiegato giornalmente, anche qui giocano in maniera intensa durante la giornata oltre il 30 per cento dei giocatori problematici rispetto al 3 per cento dei giocatori sociali.

Anche il numero di giochi praticati, lo abbiamo detto, è un fattore di rischio predittivo di problematicità: un numero di giochi oltre i dieci è sicuramente più rappresentato nella popolazione di giocatori problematici: abbiamo l’1,6 per cento per il giocatore sociale, l’8,7 per cento per il giocatore a rischio, il 21 per cento nel giocatore problematico.

Anche per gli stili di vita si possono osservare delle correlazioni importanti tra giocatore problematico e consumo di cannabis, di alcol, di smart drugs, di spice, di tutti i consumi e le abitudini e i comportamenti a rischio per la salute che sono sempre più rappresentati proprio nel profilo di giocatore problematico.

Anche in questo caso abbiamo testato il ruolo della pubblicità nel richiamare il ricordo e quindi la necessità di giocare: come vedete, la scelta di giocare in base a una pubblicità è stata dichiarata dal 6,4 dei giocatori sociali e dal 34 per cento dei giocatori problematici. Quelli che vi ho illustrato sono naturalmente una parte dei risultati di questa ricerca, che è stata molto più ampia e più dettagliata; ho ritenuto comunque che questi fossero gli elementi più indicativi per potervi suggerire delle importanti azioni di protezione verso questa tipologia di popolazione.

Un altro dato che ho voluto portare alla vostra attenzione è l’attività che noi abbiamo intrapreso con il Telefono verde nazionale per le problematiche legate al gioco d’azzardo. Nel 2017, infatti, abbiamo attivato il Telefono verde, al quale rispondono psicologi che sono specializzati nel counseling telefonico. È un servizio anonimo, naturalmente gratuito, e nel 2018, con un decreto del Ministero della salute, questo numero è stato introdotto su tutti i “gratta e vinci”, sia cartacei che online. Mi preme in questo illustre contesto suggerire che questo sia un numero inserito in tutti i giochi d’azzardo, per un momento di riflessione molto importante per il giocatore.

Vi illustro brevemente cosa abbiamo ricevuto tramite l’utenza a questo Telefono verde: abbiamo gestito circa 13.000 telefonate, il 68 per cento di uomini e il 32 per cento di donne, con tutte le fasce di età rappresentate ma chiaramente con delle frequenze molto diverse. Le prevalenze maggiori di telefonate arrivavano da uomini di età compresa tra i 26 e i 55 anni. Nell’immagine che vi mostro potete vedere, a lato, la distribuzione delle chiamate come provenienza dalle varie Regioni.

Nel grafico successivo abbiamo diviso l’utenza anche in funzione della richiesta: i motivi di contatto erano principalmente relativi allo smettere di giocare, ma anche a richieste di risorse territoriali: dove andare, a chi rivolgersi per essere aiutato. Come pure richieste di informazioni relative all’indebitamento che molte famiglie si trovano a dover gestire; la richiesta principalmente femminile era proprio quella di aiuto al familiare che avevano scoperto essere un giocatore d’azzardo, quindi una richiesta di sostegno e anche di aiuto, di consulenza finanziaria. Invece quelle degli uomini erano principalmente relative alla ricerca di aiuto per essere incamerati verso un percorso di disintossicazione da questa dipendenza.

Vedete ora illustrate anche le offerte, quello che noi offriamo in questo servizio, perché abbiamo un collegamento con una rete importante di servizi che possono prendersene carico; e poi, per finire il mio intervento oggi qui da voi, le risorse territoriali che noi abbiamo censito e seguitiamo a censire. Che cosa sono queste risorse: sono naturalmente risorse del Servizio sanitario nazionale che prendono in carico le persone, fanno una diagnosi, le introducono in un percorso di trattamento. Ad oggi abbiamo circa 600 servizi sul territorio: qui vedete la distribuzione per le varie Regioni e ancora, negli ultimi dati, il numero di professionisti che ci lavorano e il loro profilo professionale.

Un’ultima immagine: noi oggi abbiamo aperto una piattaforma online dove è possibile per i cittadini collegarsi e trovare in tempo reale, tramite una mappa geolocalizzata, il luogo a cui rivolgersi e tutte le specifiche: i contatti, la tipologia di professioni che possono trovare, il tipo di trattamenti a cui possono accedere. E questo è un servizio che noi riteniamo estremamente importante per i cittadini. Il Telefono verde e la mappatura dei centri sul territorio penso siano due azioni concrete per aiutare chi è entrato in una trappola molto problematica della propria vita.

 

Chiaramente i test che sono stati utilizzati per rilevare la profilazione di questi giocatori sono dei test di attitudine, di profilo del giocatore; la diagnosi è una cosa diversa, ma devo dire che oggi esistono gli strumenti diagnostici per poter determinare la dipendenza, ovvero per fare una diagnosi di dipendenza da gioco d’azzardo. Il DSM – 5 (Manuale diagnostico per i disturbi mentali – 5a edizione) ci definisce che cos’è la dipendenza da gioco d’azzardo. Certamente la dipendenza da gioco d’azzardo può essere paragonata alla dipendenza da sostanze stupefacenti: sono attivate, infatti, le stesse aree del cervello e i meccanismi di ricompensa e di gratificazione sono gli stessi. Chiaramente ci sono giochi che, come tipologia di gioco, sono maggiormente correlabili alla dipendenza e sono quelli che utilizzano suoni, colori, luci, che sono studiati appositamente per trattenere il giocatore e per isolarlo dall’ambiente.

Non a caso noi abbiamo più volte chiesto che ci fosse un’interruzione non volontaria ma definita di tempo nel gioco delle VLT per esempio, che sono le slot machine e sono tra quelle maggiormente presenti nei profili di problematicità. Questo perché i meccanismi di trattenimento, di ritenzione al gioco, sono proprio degli strumenti di legame con il gioco che rendono il soggetto più vulnerabile. Quindi certamente sì, è una patologia, è una dipendenza, la possiamo confrontare per esempio con quella da sostanze stupefacenti. Ci sono anche degli studi che mettono in evidenza come l’attivazione di alcune zone del cervello siano confrontabili, per esempio, con il consumo di cocaina e come non sia la vincita lo scopo del giocatore che ha una dipendenza dal gioco d’azzardo ma il giocare, la gratificazione, l’attesa, il legame con il gioco. Si confonde spesso il tentativo di risolvere le proprie problematiche economiche con il gioco e con l’instaurarsi di una dipendenza: non è questo; chi ha una dipendenza dal gioco d’azzardo non trova la gratificazione generale e quello che la compensa nella vincita. Altra questione, relativa a questa, è che certamente in molti ci sono delle co-morbilità, perché è evidente che stiamo parlando di persone più fragili. Noi non diciamo che tutti coloro che praticano il gioco d’azzardo o le slot machine diventano dipendenti dal gioco d’azzardo; diciamo però che si tratta di strumenti che per le loro caratteristiche sono molto induttivi e che nelle mani di una persona fragile sono facilmente trasformati in uno strumento di gratificazione come lo è, per esempio, la cocaina. Questo per rispondere brevemente su una questione che invece è molto complessa.

LOCKDOWN

L’altro aspetto importante che avete sollevato è quella dell’aggiornamento dei dati e soprattutto dell’evoluzione del fenomeno in seguito al periodo di lockdown che abbiamo avuto e quindi della iperconnessione a cui tutti noi siamo stati sottoposti. Noi abbiamo realizzato uno studio durante il lockdown in cui abbiamo indicato le modifiche di comportamento del gioco d’azzardo, tenendo in considerazione che era possibile praticare soltanto i “gratta e vinci”, perché gli altri giochi non erano praticabili, quelli legali ovviamente. Non ho portato questi dati perché non stiamo parlando di uno studio rappresentativo della popolazione italiana: è uno studio che abbiamo realizzato solo online e soltanto su una popolazione che era in grado di rispondere perché era in grado di collegarsi.

Questi dati cosa ci hanno detto sostanzialmente?

Che certamente c’è stato un aumento del gioco online, ma non c’è stato uno spostamento massiccio; non si poteva giocare e la maggior parte della gente non ha giocato. Per finire questo discorso sulle risultanze durante il lockdown, è evidente che i nostri dati ci dicono che se aumenta l’offerta – e l’offerta è aumentata negli anni in maniera vertiginosa – aumenta la proporzione di persone che presenteranno problematiche: il riferimento è alla popolazione che è fragile, come abbiamo detto, ma anche a quella popolazione di mezzo, diciamo così, che abbiamo definito come popolazione a rischio moderato, che è una sorta di serbatoio che può traslocare verso il profilo di problematicità. Quindi, parliamo veramente di numeri importanti che il Sistema sanitario nazionale non intercetta. Le persone poi si rivolgono al Numero verde che, certo, è poco pubblicizzato, ed è per questo che vi chiediamo di intervenire perché diventi visibile in tutti i giochi d’azzardo, che ci sia cioè un momento che il giocatore riconosca che ha la possibilità di avere un interlocutore che può aiutarlo a comprendere quanto meno il suo problema.

Ritornando un attimo al lockdown, una cosa che vi voglio dire è che durante il lockdown il nostro Telefono verde ha lavorato molto di più. E che cosa è emerso: le nostre telefonate in numero assoluto sono diminuite, ma non perché chiamava meno gente, ma perché ogni telefonata è durata molto di più. Siamo passati da una media di 15 minuti a telefonata a oltre 40 minuti. E questo perché le persone, trovandosi in una situazione di impossibilità di andare a giocare oppure trovandosi a condividere nella famiglia degli spazi ristretti, hanno preso coscienza di una problematica che nascondevano magari anche a loro stessi. Oppure, la famiglia ha scoperto di avere un familiare con una problematica, e qui torniamo al problema dei luoghi di gioco, vicini o lontani. Quello che voglio dire è che il problema è molto complesso, anche perché non tutti i giocatori si comportano nella stessa maniera. Mi spiego meglio: per esempio, il profilo del giocatore del Nord Italia è un tipo di giocatore anche imprenditore, ha una figura professionale, un lavoro, magari importante, e quindi tende a nascondere questa tipologia di problema e cercherà certamente luoghi distanti dalla casa o dal posto di lavoro. Cosa completamente diversa avviene nel Sud Italia, dove la condivisione della problematica con la famiglia è molto più comune, è molto più trasparente, ovvero c’è anche meno esigenza di coprire una figura, un ruolo, che si vuole tutelare. Quindi io direi che la distanza veramente non sposta nulla da questo punto di vista. Quello che sposta l’asse è l’offerta: minore sarà l’offerta, minori le problematiche che noi avremo. Perciò tutte le iniziative che riducono l’offerta e la riducono in termini di quantità, di frequenza, di ore, sono sicuramente auspicabili per proteggere la popolazione che è già problematica o che ha dei profili che sono fortemente a rischio di esserlo.

Un’altra importantissima questione è quella del gaming. Lei ha toccato un argomento di estrema importanza, signor Presidente, perché la popolazione a cui faremo riferimento, parlando di questo, è soprattutto quella sotto i 18 e sotto i 15 anni.

Il gaming è una pratica di gioco che non ha una vincita in denaro ma ha delle vincite che sono, per esempio in alcuni giochi, le vite e che richiedono di investire del denaro per seguitare a giocare. Noi sappiamo che ci sono i bambini che giocano con questi giochi e che utilizzano i denari della mamma, la paghetta, per pagarsi le vite per seguitare a giocare e questo è un fenomeno importantissimo da tenere sotto controllo perché lo schema di gioco e le motivazioni al gioco sono identiche al gioco d’azzardo. Quindi, con queste modalità e con queste tipologie di gioco, stiamo preparando una generazione a giocare d’azzardo, a diventare dei consumatori di gioco d’azzardo, perché i meccanismi sono gli stessi. Io penso che siano veramente questioni di estrema importanza e da tenere sotto vigilanza.

Prima, signor Presidente, lei ha parlato della schedina, a cui tutti noi abbiamo giocato, ci facevano giocare i nostri genitori perché la mano del bambino portava fortuna; oggi non è così, purtroppo. Oggi di scommesse sportive ce ne sono centinaia: si scommette sull’ora in cui viene fatto il gol, sul primo gol della giornata, su chi lo fa, su chi segna, quando segna, sul numero di rigori; si scommette su tutto, ed è diverso l’atteggiamento. Intanto, c’è l’attesa del risultato: il tempo di latenza tra lo scommettere e il ricevere il risultato della scommessa è qualcosa che ha cambiato il rapporto del giocatore con il gioco. Noi aspettavamo giornate per vedere i risultati del Totocalcio, ora le risposte sono istantanee, si scommette all’istante, i ragazzi scommettono su tutto e scommettono fra di loro su chi riuscirà “a”. È veramente un mondo che è fortemente cambiato e che io non vedo proprio possibile paragonare a quello di tanti anni fa.

Io ritengo che i dati che abbiamo raccolto durante il lockdown siano molto importanti. Però ripeto, non sono rappresentativi della popolazione italiana, perché sono viziati da un bias importante: le domande sono state veicolate via internet e quindi le persone che hanno risposto potevano essere solo persone interessate a rispondere, quindi in qualche maniera coinvolte nella problematica, e che erano in grado di collegarsi, e questo vizia, a differenza dell’indagine che ho illustrato che invece posso confermare essere assolutamente rappresentativa di tutta la popolazione italiana. Però quei dati, sì, sono estremamente importanti, lo ritengo anch’io, perché dimostrano che se non c’è gioco non ci sono giocatori e lo spostamento che abbiamo avuto sull’online è stato uno spostamento minimo. Non c’è stato che tutti i giocatori si sono spostati sul gioco online: si è spostata una piccola quota, verosimilmente una quota di persone che erano quelle maggiormente collegate.

 

La prevalenza maggiore che giocava prima del lockdown durante il lockdown non ha giocato, semplicemente non ha giocato. Rispetto alla prevenzione certo, sono d’accordo, una prevenzione vera deve agire su tutti i fattori che abbiamo visto essere correlati alla problematica. Che sono: il numero di giochi disponibili; l’offerta; l’intensità dell’offerta; la pubblicità dell’offerta; e le caratteristiche del prodotto. Ripeto: ci sono delle caratteristiche del prodotto – la latenza tra giocata e vincita, il tempo di connessione richiesto, suoni, colori e metodologia del gioco stesso – che sono creati per creare un legame. È chiaro che andrebbero studiati dei giochi che rallentino queste caratteristiche e vigilino su queste caratteristiche. Non ultimo, appunto, i collegamenti devono essere interrotti dopo un certo intervallo di tempo, obbligatoriamente. E poi, altro fattore importante: la rete sanitaria che deve prendersi carico delle persone che hanno sviluppato questa dipendenza va sostenuta, va sostenuta dal Servizio sanitario nazionale, come pure quella rete che aiuta le persone nell’indebitamento a non cadere nell’usura, che è un fenomeno estremamente grave” ha concluso la dr.ssa Pacifici.

PressGiochi

 

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