“Il distanziometro rimane come elemento, se vogliamo come moloch, delle politiche di federalismo del gioco, ma viene dilazionato nel tempo e quindi non acquista una efficacia reale”. A dichiararlo in
“Il distanziometro rimane come elemento, se vogliamo come moloch, delle politiche di federalismo del gioco, ma viene dilazionato nel tempo e quindi non acquista una efficacia reale”.
A dichiararlo in Commissione di inchiesta sul gioco è stato lo scorso aprile Alberto Baldazzi in occasione dell’audizione tenuta dai rappresentanti dell’Eurispes e di cui oggi viene pubblicato il resoconto.
“Nel 2017, – ha spiegato Baldazzi – l’Eurispes ha creato l’Osservatorio sul gioco, legalità e dipendenze, presieduto dal magistrato Antonio De Donno. Attraverso l’Osservatorio sono state coordinate le produzioni di molti studi di carattere generale e areale che qui cito e che sono stati messi a disposizione della Commissione: quello sul gioco legale e contrasto delle dipendenze, uno studio generale, sotto l’egida del piano di comunicazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, del 2018; quello su gioco pubblico e dipendenze in Puglia, sempre del 2018; quello su gioco pubblico e dipendenze in Piemonte, del 2019; quello su gioco pubblico e dipendenze nel Lazio, del 2019; poi abbiamo il Bingo nella crisi del gioco legale, rischi e prospettive dell’offerta più social della galassia gioco, del 2020; e infine “Oltre il Covid 19: gioco pubblico e dipendenze in Sardegna”, del 2021.
Cosa hanno di particolare queste singole ricerche l’una rispetto all’altra?
Il filone dell’approfondimento della conoscenza è sempre lo stesso; ovviamente si coniuga con le specificità delle Regioni e delle aree che sono state prese in considerazione anche in relazione all’attività legislativa e normativa regionale e comunale, che a macchia di leopardo ha presentato comunque degli elementi di continuità che Eurispes ha preso molto in considerazione. L’impatto di queste ricerche nel pubblico dibattito e sull’attività concreta dei legislatori regionali è stato notevole e ha portato l’istituto ad essere audito, oltre che dalle Commissioni parlamentari, da numerosi consigli regionali – Piemonte, Puglia, Sardegna, Basilicata – e a ricevere richieste di materiali e di valutazioni da altri Consigli regionali: vado a memoria, la Campania e le Marche.
L’istituto fin dal settembre 2017 ha valutato positivamente la firma dell’intesa Stato-Regioni e autonomie locali come una potenziale base di partenza per il riordino del settore, dovendo però subito dopo constatare la sua mancata applicazione. Mentre infatti ciò su cui si era impegnato il Governo – riduzione del numero di apparecchi di gioco, diminuzione dei punti di offerta – è stato in parte effettivamente realizzato e applicato, l’impegno delle Regioni e delle autonomie locali ad uniformarsi ai contenuti dell’intesa è rimasto a lungo disatteso, dando vita a quello che è stato definito il “federalismo del gioco” che ha minato la tenuta stessa complessiva dell’offerta e creato disparità territoriali in un settore in cui dovrebbe operare la riserva dello Stato. Sono stati infatti mantenuti avanzati strumenti ipoteticamente finalizzati alla riduzione del rischio di azzardopatie che però non hanno manifestato efficacia, rischiando al contrario di contribuire involontariamente all’ampliamento – qui ne abbiamo già parlato – dell’area del gioco illegale.
Entro ora brevemente, per flash, sui temi che sono stati più di pubblico dibattito.
Per ciò che attiene il cosiddetto distanziometro, le ricerche dell’Osservatorio hanno riscontrato la sua inefficacia e contraddittorietà, in quanto, come ha già detto il procuratore De Donno, la distanza dell’offerta di gioco dai luoghi di lavoro e di residenza del giocatore potenzialmente o realmente problematico – che è quello che ci preoccupa di più – più che ostativo risulta un fattore elettivo, perché si privilegia la riservatezza e l’anonimato quando si ha a che fare anche solo con la parziale consapevolezza del proprio problema psicologico. Questa posizione, che abbiamo espresso dopo lunghi studi nel 2018, è stata nello stesso periodo confermata dallo studio realizzato dall’Istituto superiore della sanità e noi più volte abbiamo messo a confronto le nostre valutazioni, perfettamente coincidenti con quanto espresso nella ricerca curata dall’Istituto superiore della sanità.
Per quello che riguarda la compressione degli orari dell’offerta, l’istituto ha segnalato il rischio che nelle fasce consentite – molto spesso solo quelle serali – ad una minore presenza del giocatore sociale si contrapponga l’aumento di quella del giocatore problematico: una sorta di area off limits, dunque, di ghetto. Si è parlato di ghetto relativamente al distanziometro, con l’espulsione del gioco dalle aree urbane delle periferie; a nostro giudizio è possibile parlare di ghetto, di riserva indiana se vogliamo usare un altro termine, anche per quello che riguarda le fasce orarie dell’offerta del gioco. Comunque, il combinato disposto dei due strumenti che è stato avanzato in fotocopia da molte legislazioni regionali a cavallo della prima metà del decennio 2010-2020, quando è divenuto operativo, ha prodotto o rischiato di produrre una forte compressione dell’offerta di gioco legale e una tendenziale sua espulsione.
L’Eurispes ha realizzato, per esempio, primo in Italia, la mappatura di alcune aree urbane – Lecce, Torino e Roma – sulla base di quello che le regolamentazioni regionali prevedevano al momento dell’entrata in vigore complessiva dei testi. Da queste mappature, che nessuno ha contestato, è risultata la pratica impossibilità di permanenza non di una quota rilevante, ma in assoluto dell’offerta del gioco legale in caso di applicazione dei distanziometri stabiliti dalle diverse Regioni. Faccio un esempio: nel Comune di Roma l’incastro tra il distanziometro regionale e quello comunale prevedeva, rispetto alla nostra mappatura, la possibilità di installare punti di offerta di gioco legale esclusivamente nella pineta di Castel Porziano. Può sembrare eccessiva questa affermazione: noi abbiamo segnalato alla Regione Lazio e al Comune di Roma gli esiti delle nostre ricerche e non abbiamo avuto risposte. La presenza di questa contraddizione tra quello che il legislatore in buona fede propone per andare incontro alle tematiche serie, serissime, della ludopatia e della azzardopatia, e la realtà che si riesce a ottenere è diventata consapevolezza da parte delle stesse amministrazioni regionali e all’avvicinarsi del momento in cui questi strumenti praticamente in tutta Italia sarebbero dovuti entrare in vigore il risultato è stato che queste scadenze sono state rinviate.
Notizia di oggi: l’orientamento della commissione competente del Consiglio regionale della Calabria, che relativamente al suo distanziometro ha posposto l’entrata in vigore di questa normativa alla fine del 2024. Ma questo è successo praticamente in tutte o quasi tutte le Regioni man mano che ci si avvicinava a queste scadenze.
Il distanziometro quindi rimane come elemento, se vogliamo come moloch, delle politiche di federalismo del gioco, ma viene dilazionato nel tempo e quindi non acquista una efficacia reale. Di queste dilazioni, di questi orientamenti, in alcuni casi Eurispes è stato in qualche misura corresponsabile, ha avuto un peso rilevante, che è stato da alcuni Consigli regionali, da alcune giunte, ufficialmente riconosciuto.
Oltre ad affrontare in chiave tecnica gli aspetti delle normative vigenti in ambito europeo, nazionale, regionale e comunale, come è stato dimostrato anche dalle relazioni precedenti del procuratore De Donno e dell’avvocato Sambaldi, oltre che dall’avvocato Strata che fa parte della direzione dell’Osservatorio, l’Eurispes attraverso le sue ricerche ha effettuato diverse valutazioni dell’offerta sociosanitaria nei confronti delle ludopatie, del giocatore problematico e delle azzardopatie. Anche su questo il Paese mostra una situazione a macchia di leopardo: se si escludono alcune aree, come ad esempio la Sardegna, dove i dipartimenti delle dipendenze hanno una funzionalità effettiva che noi abbiamo potuto constatare, in generale l’offerta sociosanitaria dei dipartimenti, dei SERT e dei SERD, è tendenzialmente solo simbolica e non c’è nessun impatto concreto sia per quello che riguarda i numeri, sia per quello che riguarda le tecnologie, i modelli, i protocolli utilizzati. Questo probabilmente anche per l’assenza di risorse, che è un tema abbastanza diffuso per quello che riguarda le politiche del sociale, anzi, è sempre più diffuso nel nostro Paese. L’assenza di risorse è lamentata, insieme all’assenza del personale, da molti SERT e SERD in molte Regioni. Da questo punto di vista Eurispes ha segnalato un’opzione che non vuole apparire provocatoria, e che poi è stata anche in qualche misura ripresa non so se in chiave egemone dal dibattito sul riordino: ha segnalato l’opportunità di lasciare al territorio una quota del PREU, riservata oggi integralmente allo Stato centrale, proprio con la vocazione di interventi sulle fragilità sociali e quindi non solo su quelle legate al gioco patologico, ma anche a tante altre che esistono nelle nostre città e nelle nostre periferie.
Negli ultimi anni, anche in relazione alla chiusura determinata dal Covid, l’istituto ha segnalato anche i rischi che l’ampliamento dell’area del gioco illegale prenda tanto più spazio quanto più si comprime l’offerta legale. Quando l’offerta legale non è stata possibile, per le chiusure del Covid, c’è stato comunque uno sviluppo ulteriore dell’illegalità. Oltretutto si avverte sempre di più uno shift tra il gioco legale e fisico e l’online, un settore quest’ultimo in cui lo Stato è poco attrezzato in termini di prevenzione, controllo e conseguentemente repressione. Considerando che l’online rappresenta la prima scelta per le generazioni più giovani, è quindi necessario attrezzarsi adeguatamente al contrasto dell’illegalità nel gioco online. In questo senso l’Istituto ha messo in rilievo e ha utilizzato l’esperienza – lo ha già citato l’avvocato Sambaldi – di quei settori della magistratura che hanno già manifestato adeguate skills in quest’ambito, in particolare l’esperienza della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. È comunque sempre più diffusa e condivisa l’esigenza di un organico riordino del settore, anche per determinare cornici stabili per l’attività degli operatori che hanno difficoltà a programmare gli investimenti in una situazione caratterizzata da successive brevi proroghe delle concessioni. Poi è intervenuta, dicevo, la crisi del Covid e noi sappiamo che, qualunque sia il giudizio che se ne voglia dare, l’intera offerta del gioco riscontra ad oggi una diminuzione media complessiva del 20 per cento. Questo incide soprattutto sulle aziende di offerta del gioco più fragili e si stanno già notando parecchie chiusure.
Tra l’altro, tornando un attimo indietro al progetto dell’intesa del 2017, gli obiettivi quantitativi e qualitativi dell’intesa, in parte soprattutto quelli quantitativi, sono stati in pratica raggiunti per il combinato disposto dell’attività delle politiche attive in questo senso, ma anche della crisi. Giorni fa valutavo, sulla base del registro RIES presso ADM, i vari numeri attuali dei luoghi dei punti di offerta di gioco: siamo già arrivati di fatto, senza volerlo o volendolo, ai numeri che l’intesa prospettava per il 2019. A mio giudizio, a nostro giudizio, a giudizio dell’Eurispes, purtroppo, se questo vale per la quantità non vale per la qualità, perché comunque nell’intesa era molto presente un’istanza politica anche culturale che tendeva alla riqualificazione dei punti di offerta del gioco legale, e su questo bisogna ancora fortemente intervenire. Tra l’altro, in ambito regionale e comunale si manifesta l’esigenza di un’attività di formazione degli addetti delle aziende di offerta di gioco legale che è stata in parte avanzata sulla base di alcuni contributi anche nazionali, ma a nostro giudizio senza produrre un protocollo che sia di reale utilità e di possibile condivisione in tutto il territorio nazionale. Oltretutto,
Sono in imbarazzo in quanto come istituto Eurispes noi apprezziamo molto quando ci accorgiamo di aver sbagliato qualcosa e quando qualcuno ce lo segnala. Apprezziamo molto un atteggiamento di corretta umiltà nel proporre le nostre analisi e apprezziamo molto il contraddittorio. Non apprezziamo – ma questo non significa che non possa avvenire, spesso avviene – che quello che noi produciamo in termini di ricerca sia potenzialmente contestato ex ante. Noi chiediamo, e poi citerò il caso specifico del Piemonte, di essere non apprezzati, neanche valutati, ma conosciuti, per i risultati delle nostre analisi.
Al senatore Endrizzi volevo segnalare che sul Piemonte noi non ci siamo inventati nulla; se non, per quello che riguarda il rapporto tra compressione e illegalità, quello che ci è stato detto dalla Guardia di finanza che, nel periodo successivo all’emanazione della legge regionale allora in vigore, ci ha segnalato un aumento spropositato dei cosiddetti totem. Io non penso che la Guardia di finanza abbia detto cose errate. Comunque, noi non facciamo ricerche per attaccare qualcuno o qualcosa o per difendere qualcuno o qualcosa o qualche settore. Noi riportiamo attraverso le nostre analisi e le nostre ricerche quello che in questo caso i territori, anche contraddittoriamente, esprimono. In altri casi no. Quando diciamo (sulla base di ricerche fatte in cinque Regioni, di mappature di città in diverse regioni d’Italia) che il distanziometro – ottima misura dal punto di vista ideale – non può funzionare, vorremmo essere contraddetti sulla base di fatti reali. Abbiamo fatto delle mappature con dei periti, rivolgendoci ai geometri, non a fini intellettuali o personaggi ideologizzati in un senso o nell’altro. Se queste mappature sono sbagliate, chiediamo scusa. Ma se queste mappature ci dicono che a Torino, a Chieti, a Roma, o a Lecce, le regolamentazioni regionali poi non entrate in vigore impediscono, azzerano l’offerta legale, noi lo diciamo.
C’è un po’ di retorica quando io dico di essere in imbarazzo. In realtà non siamo imbarazzati, perché siamo sicuri della nostra correttezza e siamo assolutamente sicuri che alcune affermazioni che discendono dalle nostre ricerche sono al momento inappuntabili. Su altre, entriamo in un clima che è anche di contestazione reciproca tra aree culturali, politiche e ideali del tutto legittime, a cui non prendiamo assolutamente parte, perché un istituto di ricerca o è o non è; io mi permetto di pensare che Eurispes sia un istituto di ricerca che è, che c’è. E quindi noi vorremmo essere valutati e contestati e se ci fosse, ripeto, una contestazione che ci fa cambiare idea saremmo felicissimi di aver sbagliato e di essercene accorti. Però nell’area del gioco, per rispondere sempre al senatore Endrizzi, no: c’è stato un braccio di ferro che non è legato soltanto alla mancata emissione della regolamentazione e del decreto che doveva seguire all’intesa del 7 settembre 2017. Noi sappiamo, l’abbiamo segnalato in tutte le ricerche, che il Governo è stato inadempiente da quel punto di vista. Però non mi si dica, non ci si dica, che all’atteggiamento compromissorio delle strutture regionali manifestato intorno alla chiusura difficoltosa dell’intesa del 7 settembre 2017 ci sia stato un atteggiamento consequenziale da parte delle Regioni. Noi abbiamo riportato le interviste di rappresentanti regionali che quel giorno dicevano: che bella questa intesa, abbiamo finalmente raggiunto questa intesa; e che il giorno dopo nei giornali locali dicevano, del tutto legittimamente – fino a un certo punto per quello che riguarda il rapporto tra riserva dello Stato e riserva regionale – siamo per una politica di forte chiusura al gioco legale. Quindi queste contraddizioni sono nelle parole di alcuni soggetti e di alcune aree che sono entrate in contraddizione. E noi non segnaliamo questa cosa qui perché parteggiamo per una parte o per l’altra: la segnaliamo come oggettiva contraddizione. Il federalismo del gioco, tra l’altro, si è nutrito, e lo dico da cittadino italiano con un certo dispiacere, anche di una certa pigrizia da parte delle Regioni e questa non è un’accusa populistica, lo dico proprio da cittadino critico, perché se noi vediamo la successione delle regolamentazioni regionali, è stato un copia e incolla. E quando a me è capitato in alcuni contesti di Consigli regionali di chiedere, per dare un’informazione, non per provocare, da dove venissero gli elementi quantitativi che si congiungono, più o meno uguali dappertutto, al discorso del distanziometro, nessuno me lo sapeva dire. Gliel’ho detto io che il distanziometro è dal punto di vista dei metri, dei 300 o dei 500 metri, l’elaborazione di una legge provinciale di Bolzano che però riguardava l’inquinamento elettroacustico. Come spesso capita, un’amministrazione locale o nazionale deve avere un punto di partenza; bene. Io mi chiedo se l’inquinamento elettroacustico, che è una cosa molto seria, e il problema del gioco patologico, che è altrettanto serio, possano essere accumunati da uno stesso strumento, o da uno strumento analogo. Io penso che ce ne possano essere altri. Ma penso soprattutto che, quale che sia lo strumento che si applica, esso debba essere realistico. Io aspetto ancora che la Regione Lazio e il Comune di Roma, dove tra l’altro ad agosto c’è un’ulteriore scadenza dopo le dilazioni, mi dicano che non è vero che la mappatura del Comune di Roma che noi abbiamo fatto è sbagliata.
Il mio obiettivo prioritario ma non tattico, sostanziale, è che Eurispes non sia un elemento di polemica, non rappresenti un soggetto che si inserisce in una diatriba con posizioni che vengono considerate preconcette. Il mio obiettivo, e io credo che questo venga abbastanza fuori dalle nostre ricerche, è quello di dimostrare che, facendo decentemente il lavoro di un istituto di ricerca, suggeriamo alla nostra società, che indaghiamo da tanti punti di vista, alcuni strumenti di valutazione critica, di analisi, magari con l’orgoglio, un orgoglio ferito però da certi punti di vista, che alcune cose avrebbero potuto essere anche studiate direttamente dal settore politico, dalle amministrazioni. Per esempio, le mappature non le ha fatte mai nessuno. Mi chiedo: se tu legislazione regionale proponi uno strumento non vedi preventivamente come possa funzionare? Noi diamo dei contributi, solo questo, e non abbiamo nessun altro obiettivo che quello che può derivare positivamente dalla lettura, a sua volta critica, delle ricerche che avanziamo anche in questo settore. Voi sapete che Eurispes è impegnato in generale sul tema della legalità, sul tema della sanità, sul tema delle produzioni e del rinnovo tecnologico; la nostra attività è abbastanza distribuita sul territorio dell’analisi sociale. In questo settore noi abbiamo dato i nostri contributi; sappiamo di averne dati tanti, speriamo siano utili.
Eurispes ha studiato in tutte le Regioni, attraverso l’analisi dei registri RIES, l’impatto occupazionale che questa industria comincia o comunque continua ad avere malgrado la crisi degli ultimi anni: è un impatto occupazionale interessante, importante, che è uno degli elementi da tenere in considerazione nel momento in cui auspicabilmente si passasse ad un riordino. Un riordino che deve essere legato ad una visione reale della situazione e che quindi deve rispondere più che altro ad una logica di riforma, a compendio per la costituzione di un sistema più apprezzabile o meno. L’attività dei centri dei dipartimenti nell’area delle azzardopatie è sostanzialmente inesistente. Su questo riteniamo che si debba intervenire”.
PressGiochi
L | M | M | G | V | S | D |
---|---|---|---|---|---|---|
28
|
1
|
2
|
3
|
|||
4
|
7
|
8
|
9
|
10
|
||
15
|
16
|
17
|
||||
18
|
19
|
20
|
21
|
22
|
23
|
|
30
|
1
|