“Il gioco in Italia è legale e lo Stato esercita il monopolio in materia di giochi e scommesse. Una politica seria deve dunque gestire il fenomeno, e non tentare di
“Il gioco in Italia è legale e lo Stato esercita il monopolio in materia di giochi e scommesse. Una politica seria deve dunque gestire il fenomeno, e non tentare di negarlo, perché negandolo si accresceranno le esternalità negative che dal gioco, e dalla sua degenerazione, cioè la ludopatia, derivano”.
Ad affermarlo è il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia in Provincia di Trento Claudio Cia commentando la decisione presa dal Consiglio la scorsa settimana di non prorogare l’entrata in vigore del distanziometro per le sale giochi che scatterà il prossimo 12 agosto.
“Non ha un fondamento razionale, se non quello di favorire ancora una volta il web rispetto agli esercizi fisici, la condanna a prescindere del gioco nelle attività preposte in un contesto in cui il gioco online ha avuto un incremento esponenziale negli ultimi 3 anni ( dal 33% del 2019 al 61% del 2021, ovviamente anche per lo scoppio della pandemia).
Perché accanirsi dunque sugli esercizi fisici quando con un semplice click da casa è possibile giocare sul web in maniera legale ed anche, purtroppo, illegale?
Pensiamo forse che il problema della ludopatia sarà risolto una volta che tutto il gioco si sarà spostato sulla rete online? Certo che no.
La demagogia in questo ambito è quantomai nociva. Una politica seria deve interrogarsi su quale sia la maniera più adeguata di gestire il gioco, partendo dall’essere adeguatamente regolato.
Certo lo Stato deve gestire il fenomeno e non, per certi versi, propagandarlo con discutibili strategie di marketing.
Nonostante il fine della lotta all’evasione sia certamente nobile, dal punto di vista etico ( e anche valutando l’efficacia del provvedimento) la ‘lotteria degli scontrini’ è quantomeno discutibile.
Paradossale il fatto che, con una mano, lo Stato promuova la propria lotteria, e con l’altra, vieti qualsiasi forma di pubblicità anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro in qualsiasi modo effettuata e con qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali e artistiche, le trasmissioni televisive radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e internet.
A prescindere da queste degenerazioni in cui lo Stato sembra avere un ruolo più da croupier che da regolatore del fenomeno, è doveroso lavorare al fine di gestire la situazione, anche nella nostra provincia.
Il settore del gioco in Trentino vale oltre 40 milioni di euro di gettito erariale per la Provincia, e genera centinaia di posti di lavoro. Certamente bisogna considerare le conseguenze sociali che la dipendenza da gioco d’azzardo patologico implica per molti individui, ma politiche proibizioniste nei confronti del gioco legale favoriranno inevitabilmente la crescita del gioco online e del gioco irregolare o illegale, in molti casi gestito dalla criminalità organizzata. Ciò renderebbe ancora più complesso intervenire nei confronti dei giocatori affetti da questa dipendenza, nonché quasi impossibile il controllo dell’accesso al gioco da parte dei minori. In sostanza la provincia avrebbe solo da gestire le problematiche date dalla ludopatia, dal punto di vista della spesa sanitaria, senza avere gli introiti fiscali dal gioco.
La rimozione delle slot machine collocate nei pressi dei luoghi sensibili in seguito alla legge provinciale del 2015, avrà anche avuto un effetto positivo nel togliere schiere di slot machine obsolete da bar e tabaccherie vicino a chiese o scuole, ma ciò non può essere automaticamente trasposto anche alle sale giochi.
Serve un approccio laico al gioco e soprattutto serve una legislazione uniforme a livello nazionale. Senza la proroga ora si chiudono le sale giochi lasciando decine di persone senza lavoro, mentre vi è un testo unico in discussione a livello nazionale che potrebbe ribaltare la situazione. Questa incertezza e frammentazione nella legislazione è un macigno enorme sulla possibilità di dispiegare una serie di interventi nella direzione di una riduzione dell’offerta dal punto di vista quantitativo e un miglioramento dal punto di vista qualitativo. Investendo dunque su un numero inferiore ma di qualità superiore; quando parlo di qualità superiore intendo apparecchi che possano essere collegati direttamente al monitoraggio statale, che permettano per esempio in modo più semplice, di escludere le categorie deboli dal gioco, apparecchi più moderni da questo punto di vista. Fa sorridere il moralismo ‘a giorni alterni’ di certi signori. Gli stessi che quanto si parla di liberalizzazione delle droghe leggere sono a favore mentre per il gioco chiedono che siano chiuse le sale giochi che esercitano legalmente la propria attività grazie a legittima concessione dello stato. L’obiettivo pare essere quello di ghettizzare i giocatori, creando case da gioco nelle periferie senza controlli, dove magari si può consumare alcol fino a tarda notte e dove magari girano senza problemi strozzini pronti a prestare soldi a chi gioca”.
PressGiochi
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