15 Novembre 2024 - 07:49

‘Se questo è un gioco’. Cardia (Acadi): “Legge delega sui giochi risolva cortocircuito tra Stato e Regioni”

“Il nostro progetto ‘Se questo è un gioco’ mira ad individuare i giocatori che hanno problemi con l’attività di gioco d’azzardo e a supportarli” ha esordito Claudio Forleo, Responsabile dell’Osservatorio

26 Maggio 2022

“Il nostro progetto ‘Se questo è un gioco’ mira ad individuare i giocatori che hanno problemi con l’attività di gioco d’azzardo e a supportarli” ha esordito Claudio Forleo, Responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico in apertura del webinar dal titolo “Legge sul gioco d’azzardo: occasione o trappola?”.

Oggetto dell’evento è stata oggi proprio la legge delega sui giochi all’attenzione del Consiglio dei Ministri come anticipato dal sottosegretario con delega ai giochi Federico Freni.

Le legge delega annunciata dal Mef prevede di intervenire su: Uniformità delle regole del gioco sul territorio, Razionalizzazione dell’offerta, Invarianza del gettito fiscale, Misure per prevenire il Gap e rafforzamento del contrasto al gioco illegale.

Ma come si andrà ad attuare questi obiettivi?  Chiede Forleo.

“Il concetto di distanziometro – ricorda il senatore del M5S Giovanni Endrizzi – viene introdotto nel decreto Balduzzi nel 2012. Da allora il Parlamento non vi ha dato seguito. Intervennero dunque Regioni e comuni, dopo di che il Governo e il Parlamento cercarono di intervenire su questa normativa. Lo fecero con emendamenti repressivi, come la proposta del taglio dei trasferimenti da Stato ai Comuni che avessero limitato il gioco, etc. Questo sovverte l’ordine giuridico, secondo il mio avviso.

La legge delega non fa riferimento ad alcun ministero ma viene affidata esclusivamente al Mef. Abbiamo decine di sentenze che hanno stabilito che la tutela dei cittadini è sovraordinata a quella della libera impresa e agli interessi dello Stato.

Credo che dovremmo capire come si fa tutela prima di chiarire chi sia chiamato a farla tra Governo e Regioni. La dipendenza è una patologia che ha a che fare con l’offerta e la sua capillarità. Non si può fare prevenzione senza intervenire su questo fattore.  Come curare un dipendente che incontra l’offerta di gioco continuamente nel quotidiano? Sul Piemonte lo studio Ires stabilisce che la normativa ha ridotto del 30% i volumi delle giocate e le casistiche per la patologia correlata. Stessa cosa ha recentemente affermato la dr.ssa Pacifici dell’ISS che ha detto che questi strumenti normativi sono efficaci. Il distanziometro ha una diversa efficacia tra le varie regione del nord e del sud.

E’ sbagliato ritenere che queste persone, comunque vada, troverebbero il modo di consumare gioco. Dipende dall’offerta. L’accordo del 2017 tra Stato e Regioni prevedeva che andavano fatte salve le norme regionali e che dove fosse servito si sarebbe potuto adottare norme più stringenti.

Serve una normativa nazionale che istituisca livelli minimi di tutela, che sia però anche coerente con la messa a bando delle nuove concessioni” ha concluso Endrizzi.

 

“E’ dal 2000 che gli operatori del gioco sono soggetti incaricati di pubblico servizio e hanno numerose responsabilità rispetto allo stato” – ha affermato l’avv. Geronimo Cardia, pres. di Acadi, rispondendo alla proposta del Sen. Endrizzi di incaricare l’operatore di pubblico servizio.

“Nessuno può o vuole togliere il potere delle Regioni di legiferare in materia di giochi. Regioni e Stato hanno ognuna le proprie competenze ben identificate dalla Costituzione. Ma ci sono dei punti sui quali si deve legiferare e qui interviene la Conferenza Stato Regioni per mettere un accordo tra i due. Il Parlamento ha più volte chiesto a Stato e Regioni di risolvere questo tema delle limitazioni sul gioco. Il popolo degli operatori del gioco pubblico sono un popolo che rispetta le norme. Quando nel 2011 sono uscite le regole sul territorio gli operatori hanno cercato di capire come applicarle. Ma di fronte al diniego di aprire attività sul territorio, si è realizzato uno studio urbanistico che ha dimostrato come i distanziometri nel concreto vietassero la quasi sostanziale totalità del territorio (99,30%). L’1% sono le periferie…

Ma un divieto del 99% del territorio che comparta la sostanziale espulsione del gioco piace? Se così fosse allora il legislatore decida di vietare completamente l’offerta di gioco e lasci spazio alla criminalità organizzata. Nel rapporto tra Stato e Regioni c’è un cortocircuito che va risolto. Deve esserci un’intesa massima tra entrambe le realtà” ha concluso il legale.

Presente all’evento anche la dr.ssa Daniela Capitanucci, componente titolare osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave presso il ministero della Salute. “Il fenomeno è davvero molto complesso – ha detto Capitanucci -. Occupandomi dalla fine degli anni 90 di gioco d’azzardo ricordo che fino al 99 i giocatori patologici si contavano sulle dita di una mano. Oggi bisognerebbe decidersi se tutelare la salute individuale, tutelare la salute pubblica o la raccolta delle entrate. Credo che personalmente su questo aspetto ancora non siamo in chiaro. L’approccio di salute pubblica deve quantificare i danni e le esternalità negative di un’attività e mira a mitigare i rischi del danno gambling correlato. Danni legati non solo al giocatore ma anche al suo prossimo e alla collettività in generale. L’OMS si sta spostando da tempo verso approcci salutogenici piuttosto che su quelli basati sulla cura delle malattie.

Ci dobbiamo chiedere se la legge delega che sarà approvata generi salute. Non fare prevenzione della malattia ma promuovere azioni codificate salutari. E’ importante avere in mente quali sono i danni”.

 

“Sul tema delle infiltrazioni, – è tornato ad evidenziare l’avv. Cardia – questo problema riguarda tutti i settori. L’attenzione massima è dove c’è maggior guadagno. Nel settore del gioco pubblico è lunga la lista di tutti gli obblighi in capo agli operatori che mettono a disposizione delle autorità investigative innumerevoli informazioni relative a chi opera nel settore. Questa trasparenza permette alle autorità investigative di mettere in evidenza chi si infiltra. Chiedo quale altro comparto ha lo stesso sistema di trasparenza”.

Ad intervenire nuovamente in conclusione il senatore Endrizzi che ha ribadito il fato che “Abbiamo una infiltrazione mafiosa che non riguarda solo la base della filiera ma anche i concessionari stessi. De Raho (Procuratore della Repubblica) e Minenna (ADM) confermano quanto grande sia il problema della presenza dell’illegale nel legale. Abbiamo un problema da risolvere e dobbiamo risolverlo nel modo migliore per la tutela della salute. Su distanziometri e sull’espulsione dell’offerta, dobbiamo spiegare che serve per prevenire i comportamenti patologici e aiutare le persone che si curano ad evitare di dover affrontare un calvario con una continua stimolazione dell’offerta. Allontanare dai luoghi del quotidiano i giochi tutela il cittadino, è ovvio che se poi si eccede non va bene. Credo tuttavia che il distanziometro di 500 metri da luoghi sensibili come luoghi di culto e scuole sia ragionevole. Il punto non deve essere garantire libertà di stabilimento dell’offerta ma garantire la tutela della salute. Sul gioco non voglio essere etichettato come proibizionista. Ma dobbiamo porre un freno” ha concluso il senatore.

 

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